Il Presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, commenta i dati diffusi da Frontex relativi all’immigrazione in Europa. “Frontex parla di record per l’Italia: immigrati cresciuti del 20 per cento con 181 mila arrivi – spiega Ciambetti – Ricordate cosa disse Matteo Renzi il 19 maggio scorso? Ve lo cito integralmente: ‘La verità è che per il momento il numero dei migranti finalmente ha cominciato a ridursi: ieri erano 32mila i migranti arrivati in Italia soprattutto dal mare, circa il 20 per cento in meno dello stesso giorno dell’anno scorso. Se, come speriamo, continua la discesa, non serviranno nuovi hotspot’. Non so se l’allora premier cercasse di celere la verità o se avesse preso un abbaglio dimostrando di non aver compreso la gravità del problema: sta di fatto che già dopo pochi giorni fu smentito dall’Istat e oggi quelle dichiarazioni, davanti ai dati Frontex, suonano come un atto di resa davanti a un fenomeno che il governo italiano non è riuscito a gestire”
Ciambetti insiste: “Nel 2016 sono stati 503.700 i migranti che hanno attraversato illegalmente le frontiere dell’Unione europea, di cui 364.000 via mare. Gli arrivi in Grecia sono crollati del 79% a quota 182.500, grazie all’accordo con la Turchia in vigore da marzo, ma anche in Spagna il numero di immigrati è crollato, vuoi per gli accordi con Mauritania e Marocco, vuoi per il SIVE, Sistema Integrado de Vigilancia Exterior che monitora le coste e i transiti via mare. Crollati anche i dati relativi alla rotta Balcanica e, anche in questo caso, grazie a controlli sempre più rigidi anche perché lungo i Balcani si muovono professionisti del terrore, formatisi in anni e anni di guerra guerreggiata. Perché l’Italia sia la meta preferita dalle organizzazioni criminali che gestiscono le rotte dell’immigrazione, a questo punto, è ben facile da capirsi. Stando all’ Institute for Economics and Peace (lep) e al suo studio ‘Global Terrorism Index 2016’ in Italia sono circa 195 mila gli stranieri residenti provenienti da Iraq, Afghanistan, Pakistan, Nigeria e Siria, le prime cinque aree a rischio per formazione e organizzazione del terrorismo. Il Veneto ha la più grande comunità nigeriana in Italia e ci posizioniamo, stando all’Italian Terrorism Infiltration Index 2016 ideato dall’Istituto Demoskopika in una fascia a rischio intermedio-alto, dopo Lombardia, Lazio, Emilia e Piemonte. Tuttavia questi studi – spiega Ciambetti – non tengono conto del pericolo di infiltrazione di jihadisti attraverso l’asse balcanico, provenienti in specialmodo dall’area kossovara e albanese, con veri e propri specialisti che si sono formati in anni di guerriglia e che usano il Nordest per muoversi nel resto d’Europa. Insomma, oltre agli elementi di cui ha parlato il ministro Gentiloni, indottrinati nelle prigioni come nel web, dai Balcani arrivano veri e propri combattenti che conoscono le regole e tecniche della guerriglia, gente che sa muoversi e mimetizzarsi nel vasto mondo dell’immigrazione clandestina: in Italia e anche in Veneto è cresciuto un sottobosco pericolosissimo, alimentato da politiche irresponsabili.
Non è un caso – prosegue Ciambetti – se all’estero, dalla Spagna alla Grecia, il pattugliamento delle frontiere ha dato dei frutti mentre sono stati moltiplicati i respingimenti e le espulsioni: da noi non solo non pattugliamo la frontiera marina, ma andiamo a recuperare anche nelle acque extraterritoriali natanti e gommoni che gli scafisti abbandonano a poche miglia dalla costa africana. Non parliamo poi di respingimenti ed espulsioni: Polizia e Forze dell’Orine, ma anche l’intelligence, fanno un lavoro straordinario che viene spesso vanificato da una legislazione farraginosa, ipergarantista per cui chi si dichiara profugo, anche quando profugo non è, gode di protezione e asilo, nonché da un malinteso buonismo, dal mito della solidarietà e dell’accoglienza e dal continuo perdono e giustificazione di quanto fatto da parte degli extracomunitari: alla resa dei conti molti immigrati si sentono impuniti, ad iniziare da comportamenti provocatori e da intimidazioni ogni giorno sempre più segnalate da molti cittadini ad esempio nei treni dei pendolari e nelle aree più degradate delle città, fino ai reati sempre più fitti, dal mercato della droga a quello della prostituzione e via via lungo una casistica in crescita, dalle molestie anche a sfondo sessuale fino a furti e aggressioni. E’ in questa giungla che il terrorismo può mimetizzarsi e prosperare: le politiche di questi anni hanno messo nelle nostre città delle bombe non solo sociali che sono pronte ad esplodere”