“Tengo a sottolineare che in questa vicenda ci sono delle parti lese: la Regione, i Comuni, le aziende acquedottistiche, i cittadini residenti nelle aree interessate da un inquinamento le cui responsabilità non sta a me ma alla magistratura indicare. Per parte mia dico che stiamo approfondendo l’intera questione sul piano giuridico per verificare ogni possibilità di ottenere il risarcimento che ritengo dovuto a tutti coloro, istituzioni, enti, singoli cittadini, sui quali pesano già ingenti costi, che non sono ancora finiti”.

Ha esordito così, oggi, l’Assessore alla Sanità della Regione del Veneto Luca Coletto, aprendo la conferenza stampa nel corso della quale sono stati presentati i primi dati del biomonitoraggio attivato in collaborazione tra Istituto Superiore di Sanità e Regione rispetto all’inquinamento da sostanze perfluoro alchiliche (PFAS) in alcune aree del Veneto.

“Sin dal 2013 quando la questione è emersa – ha aggiunto – non abbiamo lesinato impegno e risorse, che continueremo a impiegare, a maggior ragione da oggi, a fronte degli importanti punti fermi emersi dal prezioso lavoro dell’Iss, dall’affiancamento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dall’impegno e dalle responsabilità che hanno avuto il coraggio di assumersi i tecnici regionali della sanità e dell’ambiente in un quadro molto poco chiaro dal punto di vista normativo, dal lavoro quotidiano sul territorio delle Ullss coinvolte. A tutti va il mio sincero ringraziamento, per quanto fatto e per quanto si farà in futuro”.

“Da oggi sappiamo molte cose in più e abbiamo di fronte un cammino chiaro, anche se lungo, ancora difficile e, temo, costoso – ha proseguito l’Assessore. Sappiamo che il vettore principale del bioaccumulo nelle persone sono le acque, e che abbiamo fatto bene quindi a intervenire immediatamente per rendere potabili quelle utilizzate per il consumo umano; sappiamo che dovremo proseguire a lungo i monitoraggi, non solo sulle circa 60 mila persone residenti nei Comuni a maggior impatto, ma su tutte le circa 250 mila coinvolte anche solo marginalmente; sappiamo, ed è una buona notizia, che le verifiche epidemiologiche, ad oggi, non hanno fatto rilevare dati anomali rispetto alle medie generali, su tutti i tipi di tumore oggetto di screening, ma anche su quello al testicolo, indicato dai sanitari come quello più correlabile al bioaccumulo di

Pfas nell’organismo; sappiamo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità, lo ha detto oggi Marco Martuzzi del Centro Ambiente e Salute per l’Europa, considera un bel caso di risposta rapida ad un’emergenza le azioni messe in atto e ne tiene conto come ‘caso di scuola’ nelle sue attività; sappiamo che ISS e OMS continueranno ad affiancarci in futuro”.

“Abbiamo lavorato e lavoreremo fianco a fianco con le due più prestigiose organizzazioni istituzionali scientifiche e sanitarie d’Italia e del Mondo – ha concluso Coletto – e questa è garanzia totale di attendibilità, chiarezza e trasparenza in tutta la vicenda. Chi tenta di specularci sopra ne tenga conto, perché nulla, nemmeno il peggio, sarà nascosto o trascurato, ma non tollereremo strumentalizzazioni di alcun genere”.

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