Non ha un account su Facebook, usa Whatsapp solo per la famiglia ed è stato ‘scaricato’ dalla politica perché troppo leader.

Marco Minniti, ex ministro dell’Interno del governo Gentiloni, meglio noto come ‘Il risolutore di guai’ ha galvanizzato gli oltre cento presenti lunedì sera a San Vito di Leguzzano, inclusi molti esponenti del Pd locale e provinciale ed il candidato alle elezioni europee Achille Variati dove presentando il suo libro ‘Sicurezza e Libertà’ ha affrontato i principali temi della politica italiana.

L’uomo più odiato dalla sinistra e più temuto dalla destra, definito con rabbia da Massimo d’Alema ‘tecnico della sicurezza’, è cresciuto in mezzo alle divise militari, “per questo non ho mai sentito l’esigenza di indossarne una” e quando parla di sicurezza, di guerra e di politica, senza usare slogan raccattavoti, lo fa con carisma ed una passione travolgente. E con il buon senso tipico di chi mette il senso del dovere al di sopra dell’ideologia di partito. Piaccia o meno, è stato lui a fermare gli sbarchi di profughi in Italia. Lui, che ha riunito i capi libici per trattare e ora pensa che “se la guerra in Libia non si ferma, sarà un disastro”.

Sicurezza e strategia della tensione “La sicurezza non ha colore politico e se i cittadini hanno la percezione che ci sia un problema di mancanza di sicurezza, quel problema c’è. Se una persona ha paura, vuole che i suoi politici le siano vicini, non che mostrino loro che i reati sono in calo, come ha fatto la sinistra per anni. Il nuovo governo ha illuso di saper dare risposta a coloro che avevano paura. Manca la sicurezza quando alcune minoranze vogliono prevalere sulla aggioranza. La criminalità non va mai sminuita: non esiste microminialità, esiste la criminalità diffusa.

Una persona che fa i suoi bisogno in pubblico evidenzia mancanza di sicurezza urbana. La politica deve garantire la sicurezza. Il governo in carica alimenta la tensione e la gente, che vive sempre con i nervi a fior di pelle ed in preda alla paura, è vittima delle sue ossessioni. Una democrazia non può andare avanti così, è chiaro che prima o poi scoppia. Viene alimentato l’odio e l’odio crea contrasto, una società basata sull’odio genererà un disastro. La soluzione per dare sicurezza è illuminare strade e piazze, socializzare, favorire il contatto umano, interagire con il prossimo e favorire l’integrazione. Se io conosco il mio ‘nemico’, non lo temo. Ovvio, che tutto questo è molto più complicato di scrivere un tweet”.

Profughi e blocco degli sbarchi

Oggi, per alimentare la tensione nel pubblico, trasformano ogni sbarco in un evento, così la gente cade nella tensione e rimane prigioniera delle sue paure. In Libia c’è la guerra ed il nostro governo sta qui a discutere se dividere o no 64 migranti, è ridicolo. Non è questa la strategia politica, si deve aprire uno stato di crisi.

Quando ero ministro, in 24 ore mi sono arrivate 26 navi, non sapevo nemmeno in che porto farli attraccare e nessuno è rimasto in mare. Quando una nave diventa un simbolo e non viene fatta sbarcare, non è una soluzione ma una strumentalizzazione”. Secondo Minniti però, i governi devono agire in modo diretto di fronte al problema migranti di guerra: “Quando mamme e bambini muoiono sotto le bombe, sono i governi stessi che devono andare a prendere le persone per portarle in paesi sicuri, facendoli viaggiare in aereo.

Non è accettabile lasciare che queste persone finiscano nelle mani dei trafficanti di guerra e prendano il mare per arrivare in Europa, non è umano.  Le politiche per l’immigrazione non prevedono la carità, ma riguardano investimenti da fare nei paesi da dove la gente fugge, istruire le loro classi dirigenti. L’Africa è ricchissima, dobbiamo investirci per aiutare i migranti a vivere bene a casa loro. Investire in Africa significa creare sicurezza in Europa.

Europa e sovranismo

Secondo Minniti l’unità dell’Europa è  rischio e le prossime elezioni del Vecchio Continente saranno le più importanti  di  sempre.  “Qui   si  decidono  la  storia  dell’Italia  e  dell’Europa. L’Italia  non  può  pensare   di competere al di fuori dell’Unione Europea, perché da sola non avrà mai la forza di contrastare le egemonie economiche di Stati Uniti, Russia, Cina, India e prossimamente Indonesia. Solo una moneta unica e strategie di gruppo potranno competere con questi ‘colossi’ e l’Europa deve rimanere unita. Certo, deve cambiare, deve unirsi davvero. Non ci possono più essere decisioni comuni in cui ‘gli stati decidono ognuno per conto suo’. In questo momento l’occidente tutto ha un grosso problema: conosce bene il concetto di guerra, ma non ha nessuna idea per un progetto di pace”.

Politica e democrazia

“La politica deve fare accadere le cose, non serve a costruire carriere”. L’ex ministro dell’interno, laureato in filosofia ed in filologia classica, ha le idee molto chiare su quello che deve essere il ruolo di chi governa.

“Al momento stiamo assistendo a proclami di politica del cambiamento, in realtà non sta ambiando proprio nulla.   Il   cambiamento   produce   sempre   dolore, il  cambiamento   non   è   una    marcia   trionfale.   Stiamo assistendo alla nascita di democrazie illiberali. Non c’è un rischio di ritorno al fascismo, nel senso di ‘camicie nere’ o ideali dell’epoca, ma piano piano stanno emergendo idee di democrazie che non hanno nulla di democratico.   Le   democrazie   illiberali   sono   quelle   che,  con  la   scusa   di   non   turbare   il   popolo,   prima manipolano la stampa, poi censurano le televisioni, fino ad arrivare ad avere il controllo su tutto. A questo punto, quando si arriva a questi estremi, la democrazia è morta dandoci l’illusione di rimanere viva”.

Anna Bianchini

 

 

 

 

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