Nella Lega c’è malumore. Maretta. Aria pesante e tanta delusione. Quest’ultima in alcuni casi ha raggiunto la rabbia. Forse, con la prima pagina di Repubblica di oggi e con i tre quarti del Giornale di Vicenza, che ha intervistato il militante storico Stefano Stefani, tutto il veleno che si respira in questi giorni tra fedeli del Carroccio, qualcuno accetterà la realtà. Quella verità di cui si parla a livello nazionale, dopo la presentazione delle liste dei nomi in corsa alle politiche del 4 marzo. Fuori i Zaya Boys e nomi ‘anomali’ per età, esperienza e ‘particolari gesta’, quelli in cui scommette la Lega in Veneto, che ha scioccato tutti quando sono stati ufficializzati i nomi di Silvia Covolo ed Erik Pretto. Giusto per menzionare la polemica in atto nell’Alto Vicentino.
Molti militanti si dicono delusi e non capiscono come mai la scelta sia ricaduta sui due personaggi , che sono riusciti a sbaragliare decine e decine di candidati, che ora si chiedono e vorrebbero risposte: ‘Perchè loro si e noi no? A Pretto, qualche militante locale contesta la mancanza di trasparenza. Quell’aver fatto finta di non sapere nemmeno di essere tra i prescelti. ‘Fino alla fine ha negato di essere tra i favoriti e questo ci è dispiaciuto perchè probabilmente, se ci avesse reso partecipi del suo percorso, lo avremmo anche sostenuto. Il suo modo di fare non è stato molto limpido. Volevamo solo questo. Sarò felice di chiamarlo onorevole se si saprà fare valere in Parlamento. Lo vorrò vedere mentre farà valere i nostri progetti in mezzo ad autentici ‘animali da politica’.
A Silvia Covolo invece, i militanti rimproverano l’assenza da gazebo, campagne elettorali, trasferte a Pontida, riunioni e tutti quei comportamenti che fanno di un militante un ‘rispettoso di un partito’. Invece, dopo aver perso le elezioni a Breganze, Silvia Covolo aveva come spento l’interruttore della politica. Non è ‘brillata’ nemmeno in seno al consiglio comunale, dove avrebbe potuto fare un’opposizione di qualità. Niente di niente. ‘Mai vista in questi anni e ora ci chiedono di votarla, ma ci reputano degli stupidi? Chi c’è dietro di lei? Non riusciamo a spiegarci come questo nome sia saltato fuori all’improvviso dal cilindro.’
Polemiche anche sull’assenza del nome dell’assessore regionale Roberto Marcato, di cui tutti all’unanimità riconoscono impegno, gavetta e preparazione. Un amministratore che anche come personalità avrebbe potuto dare un contributo non indifferente in quelle sedi romane, dove occorrono ‘teste di serie’ e dove non c’è posto per l’improvvisazione.
I malumori sono a livello regionale e sono esplosi in questi giorni tra i militanti che non sono forti nella comunicazione, ma nei pettegolezzi vincono il primo premio. Gruppi whatapp, mail al vetriolo e scambi tra colleghi di partito che chiedono chiarezza sui modi con cui sono avvenute le selezioni nelle varie segreterie provinciali, che vogliono capire cosa stia succedendo.
Anche l’alleanza con Flavio Tosi sta disorientando parecchio: ‘Prima la caccia agli amici di Tosi, ora è nostro alleato e vediamo strette di mano. Mi spiegate dove stiamo andando? Abbiamo una tessera di partito da molti anni, meritiamo chiarimenti?’
Sa.Sa.