Sono già al lavoro i 25 profughi africani arrivati da pochi giorni a Casotto di Pedemonte, impiegati dal comune per piccoli lavoretti di sfalcio erba e pulizia delle strade, in attesa dell’arrivo degli altri 15, previsto a giorni.

 

In paese non si parla d’altro che dei nuovi arrivati, tutti maschi di età tra i 20 e i 30 anni. Sistemati in una struttura a 3 piani in buone condizioni di proprietà delle suore francescane elisabettine di Padova, a Casotto gli abitanti si sono già divisi in due ‘fazioni’, quelli disposti all’accoglienza e a far volontariato, e quelli decisamente ostili, dato che il gran numero di africani di cui nessuno conosce l’identità ha incrementato in un sol botto del 25% la piccola popolazione di 160 abitanti.

 

In una frazione come quella di Casotto, in cui spesso non si sente nemmeno volare una mosca, dove gli abitanti, tra i quali 30 ultrasettantenni, difendono a denti stretti la loro tranquillità, per dirne una opponendosi strenuamente al progettato calcificio Fassa di cava Marogne, l’arrivo di 40 profughi è decisamente l’argomento che sta facendo tremare le sedie di tutti gli abitanti, che si sentono totalmente esclusi da qualsiasi tipo di coinvolgimento, sia nel bene che nel male.

casotto pedemonte casa profughi luglio 2016

Tra i pareri di chi si dimostra ostile e chi fa dell’accoglienza un principio intoccabile, non poco astio viene riservato al sindaco Roberto Carotta, accusato di ‘troppa rassegnazione’ per aver alzato le mani e affermato, in soldoni: ‘se i privati li accolgono, io posso fare ben poco’. A tenere infatti ogni contatto con le suore è la ditta Dimensione impresa Srl di Thiene che al momento, sembrerebbe, sta gestendo il soggiorno dei richiedenti asilo con alacrità. ‘Ma sarebbe questa la promozione turistica del paese – si chiedono ironicamente alcuni casottani sul web – e la valorizzazione dei luoghi promessa in campagna elettorale?’

 

Non manca una certa animosità anche nei confronti della comunità religiosa delle suore che ha affittato l’edificio per 3mila euro al mese, edificio accatastato come convento e che di conseguenza non paga Imu e Tasi, trasformando ‘il luogo di culto in un mezzo di lucro’.

casotto pedemonte profughi al lavoro 13 luglio 2016

‘Qui da noi sono stati migranti un po’ tutti – protestano alcuni altri – e anche questi giovani hanno diritto ad un futuro migliore, ma a chi giova concentrarli in un’area di emarginazione territoriale e sociale come la nostra? Il vero problema è il lavoro – continuano altri casottani – che già manca per noi. Fino a quando potranno mangiare e bere in tranquillità questi giovani, che saranno presto abbandonati a sé stessi nell’ozio più assoluto?’

 

L’amministrazione di Pedemonte intanto tenta di salvare il salvabile e di procedere tenendo tutto nei binari della legalità, in primis verificando la regolarità documentale dei profughi. In particolare in questi giorni, oltre ad occupare da subito i giovani africani in attività lavorative, si sono attivati i controlli per verificare l’idoneità igienico sanitaria del sito in cui risiedono.

 

Marta Boriero

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