“Non è all’anagrafe che guardo, ma alle idee, alle competenze, al metodo, alla disciplina. L’onestà, mi dispiace, non basta più. Quello è solo un pre-requisito. Un politico oggi deve avere il coraggio di osare. Deve saper innovare. Deve saper rivoltare la macchina amministrativa e renderla in grado di competere, senza più guardare alle logiche spartitorie. Quella politica è il passato, ora basta.

Il sindaco di domani dovrà fare di tutto per migliorare la qualità della vita dei cittadini che amministra, portare non solo Schio ma tutto il territorio dell’Alto Vicentino ai massimi livelli dell’eccellenza italiana. L’obiettivo è raggiungere Trento e Bolzano, in termini di qualità. Questo propongo agli scledensi. Per questo, spero, verranno a votarmi alle primarie del Pd, il prossimo 16 febbraio”.

Vanni Potente ha idee chiare e parole giuste per spiegarle. E’ un novellino della politica, folgorato nel 2012 sulla via di Matteo Renzi, ma è tutt’altro che sprovveduto. Sarà per la sua carta d’identità (classe ’50, non proprio un ragazzino), sarà per i suoi trascorsi d’insegnante prima (scuola media, educazione tecnica), di imprenditore poi (settore informatica), infine di manager (“sono specializzato in start-up e in sviluppo del business”). Ma i passi che sta muovendo, a poco meno di un mese dall’appuntamento delle primarie di Schio, sono quelli di chi non ha paura di salire sul ring della politica. Di uno che è pronto a prenderle, ma soprattutto a darle. Di uno che è convinto di potercela fare.

Potente, al Comune di Schio serve una start-up per ripartire?

“Il Comune ha assoluto bisogno di una grande riorganizzazione, di ottime idee e di qualcuno alla guida che sappia fare. Qualcuno che sappia garantire competitività alla macchina amministrativa. Competitività vuol dire lavorare su metodi e tempi certi. Come un’azienda”.

Come mai una persona con il suo curriculum ha deciso di avvicinarsi alla politica?

“La nostra generazione ha grandi responsabilità per la situazione a livello nazionale che abbiamo davanti ai nostri occhi. Abbiamo delegato troppo. E la corruzione ha dilagato, scandali ovunque, inchieste ovunque. Quindi dobbiamo recuperare il concetto di responsabilità sociale. Non deleghiamo più, partecipiamo di più. Per questo oggi sono qui”.

In alcuni suoi interventi pubblici, lei ha più volte parlato di creatività politica. E’ solo una frase a effetto o crede veramente che nella politica possano esistere spazi di creatività?

“Certo che possono esistere. La creatività è collegata al concetto di innovazione. Una delle condizioni per essere competitivi è innovare, e questo vale per il piccolo bar come per la grande azienda. Gli anglosassoni la definiscono competitive intelligence. Ebbene, il Comune dovrà trovare il modo di garantire agli scledensi la migliore qualità di vita possibile. E per far questo servono idee e coraggio, partendo dai caposaldi di modelli culturali della nostra società: istruzione, cultura, sanità, mobilità. Quindi ci dovremo attrezzare”.

Tradotto in pratica?

“Cinque obiettivi principali da perseguire: lavoro, qualità della vita, sicurezza, cultura e ambiente. E una struttura molto snella per l’amministrazione. Sindaco, vicesindaco e 3 assessori per gestire l’ordinario, tenendo sempre a mente il concetto delle 3 P: People (gente), Planet (ambiente), Profit (produttività). E badi bene, non sto parlando solo di Schio, ma del nostro territorio, dell’unione dei Comuni dell’Alto Vicentino che deve diventare un’unica, grande realtà. Abbiamo la fortuna di vivere in una zona meravigliosa, a cento chilometri da Venezia, a un passo dalle più belle montagne del mondo. E noi siamo qui, con la nostra storia, la nostra cultura, che aspetta solo di essere valorizzata a dovere. Quindi le dicevo, solo 3 assessori per l’ordinario. E poi progetti specifici e a termine”.

D’accordo, ma questi buoni propositi si scontrano con una realtà oggettiva: le risorse a disposizione dei Comuni italiani continuano ogni anno a diminuire, mentre aumenta la pressione fiscale sui cittadini. Secondo lei un amministratore pubblico può riuscire a inventarsi qualcosa di diverso della difesa dei servizi base, come istruzione, sicurezza, trasporti?

“Il cambiamento consisterà proprio in questo. Io sono un grande estimatore di Matteo Renzi. Mi convince il suo modo di proporsi, di fare politica. E molti di quelli che lo seguono hanno alle spalle esperienze di amministrazione di Comuni. Sanno perfettamente cosa significa la quotidianità dell’amministrare. Vuole un esempio concreto? Eccolo: il Comune di Schio ha partecipato non molto tempo fa a un bando per accedere ai finanziamenti della Regione Veneto per la sistemazione dei centri storici. E’ arrivato al 32° posto. I fondi poi sono arrivati, siamo stati ripescati, per usare un termine sportivo. Ma quel risultato è una vergogna. Non dovrà più accadere. Dovremo fare in modo di arrivare tra i primissimi. L’eccellenza si misura così. E poi ci sono i fondi europei. Quanti soldi diamo all’Europa? E poi non riusciamo a presentare progetti all’altezza di essere finanziati. Ecco da dove verranno le risorse per il futuro. Mettendo in piedi una task force che avrà il compito di battere a tappeto ogni possibile strada per ottenere l’accesso a questi fondi”.

E risparmi sulla spesa pubblica?

“Certo, anche spending review è tra le nostre parole chiave. Penso all’informatizzazione e alla digitalizzazione della pubblica amministrazione. Penso alla chiusura delle sedi decentrate. Penso che tutto quel che sarà risparmiato potrà essere reinvestito in progetti che riguarderanno Schio”.

Nel suo modo di proporsi, nel suo mettere l’accento sul cambiamento, su un nuovo modo di fare politica, c’è un’implicita critica che riguarda anche l’attuale giunta…

“Il sindaco Dalla Via ha gestito l’ordinario in un periodo di grande crisi, e questo gli va riconosciuto. Ma ora è arrivato il tempo di osare, di voltare pagina. E, a dirla tutta, si poteva fare anche prima. Quindi sì, la critica c’è, ma riguarda l’intera classe politica, non certo la persona. Credo sia arrivato il momento di alzare l’asticella, di pretendere qualcosa di più. E questo non si può ottenere con le stesse figure che hanno governato finora. Serve altro”.

Anche lei vuole rottamare?

“Tutt’altro, non sono così sciagurato, né presuntuoso, da credere che sia utile buttare via tutto. Chiederò invece all’attuale classe politica di mettersi a disposizione, in virtù di quel principio di disciplina di cui le parlavo prima. Vorrei creare una consulta di ex amministratori che ci aiuti in alcuni passaggi. Sceglieremo le migliori figure. E non ci faremo trascinare in logiche di spartizione. Ecco, questo è uno dei punti che mi sta più a cuore, vorrei essere assolutamente chiaro. Pensiamo alle società partecipate, l’assegnazione degli incarichi è sempre avvenuta in base alle maggioranze, tanto a noi, tanto all’opposizione. Ebbene, non succederà più. Non possiamo più permettercelo. Le garantisco che non saranno più utilizzate logiche spartitorie”.

Potente, ritiene che questa promessa basterà a farle ottenere il pass alle primarie del 16 febbraio?

“Da quando ho cominciato la mia attività politica, vale a dire da 18 mesi, vivo in strada. Ascolto i cittadini. E credo davvero che ci sia una grande richiesta di cambiamento. Io spero di recuperare le generazioni che la politica ha lasciato per strada. Vorrei rimotivarli e ridare loro fiducia. Vorrei che venissero in molti a votare alle primarie del Pd”.

Sette candidati: teme qualcuno in particolare?

“Anzitutto mi lasci dire che forse 7 sono un po’ troppi. Comunque sia, la democrazia farà il suo corso. E io ho sensazioni assolutamente positive. Chi temo? Forse Dario Tomasi, ma sono sicuro che se facesse a lui la stessa domanda le risponderebbe che teme me”.

Sarà allora una partita a due?

“Forse, ma non dimentichiamo figure come Benvenuti o Cunegato, quest’ultimo un giovane, un’incognita. Comunque sia, tutte risorse assolutamente da non disperdere, che di certo faranno parte della squadra che governerà la Schio del futuro”.

 

di Giuliano Orsato

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