‘Caro Matteo, tu che sei stato amministratore, mi spieghi perché da agosto a ottobre hai deciso di tagliare al bilancio comunale di Sarcedo circa 62 mila euro?’ A lamentarsi con Renzi stavolta, non è né il solito leghista, né un berlusconiano della prima ora, ma un pidiessino doc come il sindaco di Sarcedo Luca Cortese, che pochi giorni fa ha pubblicato l’amaro sfogo sulla sua bacheca in facebook. ‘Io capisco, caro Matteo – continua Cortese  – che ci sono enti con le mani bucate. Ma Sarcedo è un paese di gente seria ed ha bilanci stabili! Matteo, basta! Basta! Non è che siamo arrivati al fondo del barile nel limitare le spese: il fondo lo abbiamo già tolto (lo abbiamo venduto) e stiamo scavando!’

 

Cortese, il suo sfogo contro i tagli di Renzi è accorato. Colpisce il fatto che a farlo è un sindaco del Partito democratico. Come vive questa situazione come primo cittadino di un comune virtuoso, in lotta tutti i giorni con la paura di dover alzare le tasse?

‘Io assieme alla giunta e agli uffici viviamo questi tagli con molta frustrazione. Dobbiamo quotidianamente rivedere il bilancio, fatto dalla precedente amministrazione senza che ci possa essere un minimo di programmazione, viste le continue richieste statali. Ci dobbiamo giornalmente ingegnare per trovare soluzioni pratiche ai problemi seri dei cittadini, avendo risorse limitatissime. A Sarcedo non ci sono  sprechi. Ormai non abbiamo grandi margini per ridurre la spesa corrente senza tagliare servizi.  Appena adesso ho risposto ad un cittadino che non ho 2.500 euro a disposizione per sistemare un lampione a pannelli solari. Questo perché c’è un bilancio che non permette spese e perché prima di fare altri investimenti dobbiamo coprire i debiti già assunti dalla precedente amministrazione. Chiederei a Matteo Renzi di venire a Sarcedo e visionare il nostro bilancio e lo sfiderei a tagliare 62.000 euro senza ridurre i servizi. Poi se ti ingegni trovi le soluzioni: la precedente amministrazione ci ha lasciato in eredità il costo non in bilancio per omologare un campo da calcio. In accordo con una società sportiva siamo riusciti a ridurre del 50% il costo dell’omologazione e abbiamo risparmiato più di 7 mila euro’.

 

Come riuscite a spiegare ai cittadini le vostre difficoltà? Riescono a capirle?

 

‘Ogni giorno sono in paese. I cittadini quando mi incontrano spesso mi chiedono di questi continui tagli e del famigerato patto di stabilità. Capiscono e restano allibiti nel pensare che avendo soldi in cassa (il comune di Sarcedo ha circa 600 mila euro) non si possono spendere per investimenti anche quando ci sono situazioni precarie. Per esempio io non posso spendere i soldi per sistemare Via Colombara che ha la strada che sta smottando oppure riasfaltare Via Veneto che ormai, è piena di buche. E ancora, non posso sistemare la pavimentazione della piazzetta al Cavallino. Tutto questo è assurdo ed ingiusto’.

 

Come vede la situazione dei comuni come Sarcedo tra qualche anno?

 

‘Sinceramente non lo so. Io sono fondamentalmente un ottimista ma in questo caso non ho la sensazione di cosa possa accadere. Se continua così le cose si faranno durissime. Il tutto dipende da quelle che saranno le scelte dello Stato. Ma soprattutto dipende da quello che noi amministratori sapremo chiedere allo stato per uscire da questa spirale. Noi amministratori dobbiamo fare squadra, ci dobbiamo far sentire, senza ideologie e proporre una linea allo Stato che possa permetterci di investire i soldi che enti virtuosi hanno in cassa. I metodi ci sono’.

 

Lei è sindaco da poco, ma già si è reso conto della ‘gatta da pelare’. Se lo avesse saputo prima…?

 

‘Fare il sindaco resta l’incarico più bello del mondo. Non ho dubbi riguardo a questo. I problemi sono tanti, alcuni quasi insormontabili. Però, giornalmente, riusciamo a progettare e trovare soluzioni. Il bilancio è sicuramente una parte preponderante del nostro amministrare. Ma tante sono le soluzioni che si possono trovare a costo zero. Serve un po’ di ingegno e tanta buona volontà. Non mi pento di quello che ho scelto, anzi. Queste limitazioni devono diventare opportunità. Loro fanno i tagli e noi dobbiamo da un lato farci sentire, in modo importante. Dall’altro ci dobbiamo ingegnare. Sfruttare occasioni e porre nuove politiche in campo. L’unione di servizi tra comuni può ridurre le spese e aumentare la qualità dei servizi ai cittadini’.

 

Che armi hanno ancora i comuni per sopravvivere, quindi? Sarà possibile accedere ancora a finanziamenti regionali o i soldi sono proprio finiti?

 

‘Come ho già detto, aggregare i servizi tra comuni sarà la soluzione a tanti problemi. Poi ci si deve inventare e diventare dinamici nelle scelte e nelle politiche. Dobbiamo sfruttare quello che abbiamo, vedi Ca’ Dotta. Arriveremo ad un punto dove chiederemo ai cittadini di aiutarci attivamente nelle manutenzioni e alla vita amministrativa dei comuni. Purtroppo non basterà più pagare le tasse ma ci si dovrà rendere disponibili ad essere protagonisti e volontari di alcuni servizi, tipo il taglio del verde. Noi abbiamo tracciato il cammino col progetto Vie in Comune, ma la strada da percorrere è ancora lunga. La Regione dal suo canto tenta di aiutare i comuni. Spesso ci sono bandi per progetti comunali. Anche in questo caso ci stiamo organizzando con Zugliano per avere un unico ufficio che segua queste pratiche. Sfruttiamo insomma tutte le occasioni possibili. Siamo appena andati in consiglio per approvare una convenzione tra comuni per accedere un bando per il rifacimento di tutta l’illuminazione pubblica comunale. Così avremo maggiore efficienza e minor costo’.

Marta Boriero

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