Calano i richiedenti asilo ospiti a Schio e aumentano quelli che hanno ottenuto la residenza anagrafica.

“Una presenza destinata a crescere – ha spiegato Alex Cioni, consigliere comunale di SchioCittà Capoluogo, che ha chiesto i dati al Comune.

Al 31 gennaio di due anni fa i richiedenti asilo ospitati in città erano circa 200 mentre al mese di marzo dell’anno scorso sono scesi a 135, mentre sono 115 quelli distribuiti negli appartamenti loro destinati in città e 89 quelli che hanno ottenuto la residenza anagrafica essendo stabilmente a Schio da più di tre mesi.

“Proprio in questi ultimi giorni sono stati segnalati delle aggressioni a scopo di furto commessi presumibilmente da persone che su biciclette spesso rubate stazionano in giro per la città gravando sulle tasche dei contribuenti italiani. Dal 2015 – spiega ancora Cioni – quelli arrivati in città sono costati qualche milione di euro”.

Fino al decreto Salvini i richiedenti asilo costavano 35 euro circa al giorno per persona, dal 2108 i soldi erogati alle cooperative hanno subito un taglio di circa 10 euro. In sostanza la media giornaliera pro capite che viene spesa varia dai 19 euro per i centri di accoglienza più grossi, fino a 26 per gli appartamenti con accoglienza ‘individuale’.

“Stiamo parlando di una valanga di soldi che se li avessimo bruciati nell’inceneritore avrebbero avuto una funzione più utile – ha sottolineato l’esponente di Fratelli d’Italia, che si chiede come possano essere integrate nella società queste persone – C’è chi chiede più immigrati come gli attivisti del centro sociale Arcadia celandosi dietro il nobile paravento della solidarietà. In realtà questa non è solidarietà ma la conseguenza di una visione ideologica di chi odia la propria nazione, la sua storia e la sua identità nel nome di un mondo nel quale le differenze non sono più una ricchezza ma qualcosa da cancellare. Va ricordato che proprio sul tema delle residenza anagrafica ai migranti, il Comune di Schio era stato trascinato in tribunale da un richiedente asilo che si era visto bocciare l’iscrizione – ha concluso il consigliere – Il ministero dell’Interno e il tribunale di Venezia diedero ragione al Comune ma sulla questione è evidente che le valutazioni di tipo giuridico rimangono ancora oggetto di confronto non solo politico ma tra gli stessi costituzionalisti”.

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