La possibilità di realizzare un politecnico per la formazione tecnica post diploma e la realtà di un importante investimento da parte di una grossa azienda tedesca hanno dato il via agli incontri-scontri pubblici tra i 4 candidati a sindaco di Schio che ieri, davanti ai rappresentanti delle associazioni di categoria hanno partecipato alla serata organizzata da Schio Polis, lista a supporto del candidato di centro sinistra.

Un solo tema, poca chiarezza per il momento, ma netta l’intenzione di sfruttare al massimo il Faber Box mettendolo al centro della vita scolastica e professionale di Schio.

Il primo dibattito che ha visto schierati in pole position Valter Orsi, sindaco uscente che si ricandida, Leonardo Dalla Vecchia (centro sinistra), la leghista Ilenia Tisato e Marco Vantin (Movimento 5 Stelle) verteva su un argomento specifico: la realizzazione di un politecnico superiore a Schio nelle stanze del Faber Box, per dare risposta al mondo industriale e artigianale locale che da anni lamenta la mancanza di tecnici specializzati a cui affidare il suo know how ed il futuro produttivo delle aziende.

Un biennio post diploma ma estraneo al mondo universitario, che dia risposta immediata al mondo del lavoro. “Corsi aperti a tutte le specializzazioni”, ha spiegato  Gigi Copiello di Schio Polis, che ha definito il progetto in puro stile tedesco. Non a caso, il finanziamento partirebbe proprio dalla Germania, da Stoccarda per la precisione, con i tedeschi a fare da sponsor nella formazione scledense.

“Un biennio che si fa al posto dell’università  ha spiegato Alessandro mele, presidente delle Rete Fondazioni Its Italia – Al termine del corso l’80% degli studenti trova l’impiego dando anche risposta alle aziende che non trovano personale tecnico qualificato”.

Nulla in contrario, forse solo un po’ di scetticismo per quel “corso aperto a tutte le specializzazioni” da parte dei presidenti Pietro Sottoriva (Confindustria), Nerio Dalla Vecchia (Confartigianato) e Cinzia Fabris (Cna) e dai sindacalisti Lorenzo Bedin (Cgil) e Riccardo Camporese (Cisl). “Se lavorassimo solo con l’Italia avremmo già chiuso – ha commentato Sottoriva – L’estero insegna ad essere innovativi, a non copiare”.

“Il Faber Box dovrebbe essere impiegato anche per progetti che riguardano chi ha perso il lavoro”, ha sottolineato Bedin mentre Cinzia Fabris ha sottolineato la necessità di non puntare tutto sulle macchine poiché “serve la tecnologia della mano”.

Più scettici i candidati sindaco, che però hanno tenuto a precisare l’importanza del Faber Box ed il suo uso studiato apposta per il mondo dei giovani e del lavoro.

“Collegare la scuola con l’impresa è l’essenza stessa del Faber – ha spiegato Valter Orsi, che ha voluto sottolineare la lungimiranza della sua amministrazione nel trovare i soldi necessari a completare l’opera – Ogni azienda ha tecnologie diverse, dobbiamo lavorare sull’orientamento dei giovani. Ci stiamo studiando in tanti sui vari utilizzi del centro, tenendo presente che le buone idee non sono né di destra né di sinistra”.

“Auspico un rapporto diverso tra imprenditori e giovani che si approcciano al lavoro – ha sottolineato Marco Vantin, facendo eco a quanto sostenuto da Cinzia Fabris – A volte sono proprio i titolari delle aziende, o i direttori, che fanno allontanare i giovani dal mondo del lavoro, perché non li sanno valorizzare. A mio avviso, il campus serve per indirizzare i ragazzi”.

Ilenia Tisato ha spiegato il suo punto di vista: “Sposo la visione lungimirante del progetto, ma la struttura del Faber deve rimanere nelle mani dell’amministrazione comunale, che è in prima persona nella formazione dei ragazzi. I giovani devono avere una guida, il Faber non è un luogo dove fare impresa, ma per i nostri ragazzi”.

Secondo Leonardo Dalla Vecchia “le scelte importanti vanno fatte insieme alla città e non si deve aver paura di sognare in grande”.

In tempi in cui molti giovani studenti o ragazzi che hanno concluso il percorso di studi, si trasferiscono all’estero dove trovano opportunità di lavoro più remunerate e la possibilità di intraprendere carriere brillanti, il principale problema che è emerso è la difficoltà di trattenere i giovani a Schio.

Un problema a cui non si è potuto dare una risposta concreta, ma solo slogan indefinibili quali “attrattività”, “concretezza”, “sfida”. E sarà probabilmente questa la vera sfida del prossimo sindaco di Schio, che nei prossimi 5 anni di amministrazione, oltre ad offrire scuole di alto livello (Schio è una delle poche città italiane ad avere un polo scolastico unico con campus e servizi, in stile americano), dovrà far comprendere alla sua classe imprenditoriale che i giovani sono l’unica risorsa spendibile e che il mondo del lavoro deve esercitare le giuste pressioni sulla politica in modo da ‘internazionalizzarsi’ ed essere in grado di offrire fuori dalla porta di casa quello che i giovani ora vanno a cercare lontano. “La dignità è nel lavoro, non nell’assistenzialismo”, ha concluso Camporese, riscuotendo l’applauso degli oltre duecento presenti.

Anna Bianchini

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