Luciano De Zen ha il dono della misura. Lui, ex presidente del  consiglio comunale, ex assessore, 35 anni trascorsi a fare il preside, ha deciso di concorrere con la sua lista civica per Schio alle primarie del centrosinistra del prossimo 16 febbraio. Ma senza per questo voler salire in cattedra. Nelle sue parole non c’è traccia

di arroganza, di superbia, mai. Nessuna lezione da dare ai più giovani. Al massimo una garbata sfida. Nonostante la sua carta d’identità: 70 anni compiuti, non proprio un ragazzino.

De Zen, dica la verità: ma chi gliel’ha fatto fare di candidarsi?

“Per la mia età vuol dire (e sorride)? In realtà i motivi sono diversi. Le spiego: in primo luogo perché non volevo che le primarie fossero soltanto del Partito Democratico, che pure è riuscito a indicare non uno, ma quattro candidati, non proprio un esempio di coesione. Ecco, volevo che ci fosse un contributo anche da parte di altre forze di centrosinistra, in nome del pluralismo. Poi perché ritengo che le idee non abbiano età. E’ vero, non sono più un ragazzo, ma sento dentro di me ancora energia, entusiasmo, passione. Insomma, tutti gli ingredienti che servono per affrontare una sfida del genere. Poi certo, lascio agli elettori la decisione su chi ritengono sia il candidato migliore. E c’è anche un terzo motivo: perché voglio dare un esempio. La politica è dei cittadini. E io voglio mettermi in gioco, con la mia storia, con la mia faccia. Continuo a dirlo in questi giorni: il 17 febbraio io, comunque vada, festeggerò”.

Cosa vorrebbe rispondere a chi continua a parlare di “rottamazione”?

“Credo si tratti di miti, di mode passeggere, slogan che vanno bene per questo periodo d’insoddisfazione. Io ritengo invece che le persone debbano essere valutate per le capacità, le competenze e soprattutto per il buon senso. Non certo per la carta d’identità. Conosco ottimi giovani ma anche e loro coetanei assolutamente vuoti, al pari delle persone più adulte”.

Secondo lei, tra i suoi elettori ci saranno anche suoi ex studenti?

“Me lo auguro! Magari non quelli che hanno preso un 4 in matematica, magari a loro non ho lasciato un eccellente ricordo. A parte gli scherzi, credo che nei 35 anni in cui ho fatto il preside (dal 1979 al 2004, scuola media prima, istituto comprensivo poi, per finire al classico di Schio) i ragazzi e i loro genitori abbiano imparato a conoscermi”.

Torniamo alla politica. Di cosa ha bisogno Schio a suo avviso?

“Ha bisogno di un sindaco che amministri con la città, e non solo per la città. Mi spiego meglio. L’attuale amministrazione ha molti meriti, ha fatto molte cose utili, ma spesso ha dato l’impressione di restare troppo chiusa nel palazzo, troppo poco a contatto con le persone. Ecco, se io fossi sindaco, parlo in via ipotetica sia chiaro, per me sarebbe davvero un sogno, comunque io vorrei essere un sindaco in mezzo alla gente. Garantirei la mia presenza, il mio ascolto, senza delegare altri. Vorrei essere un sindaco senza filtro”.

De Zen, secondo lei chi vincerà le primarie del centrosinistra?

“Eh, bella domanda. Guardi, se il Pd avesse avuto la forza di presentare un unico candidato probabilmente non ci sarebbe stata nemmeno la necessità di fare le primarie. Invece i candidati sono addirittura quattro, e meno male che alla fine un paio si sono tirati indietro. A mio avviso questo è stato un errore, ma non voglio dare giudizi in casa d’altri, si tratta solo di una mia valutazione politica”.

Quindi se ci fosse stato un solo candidato del Pd lei non si sarebbe presentato?

“Dipende da quale sarebbe stato il candidato. Guardi, io sono stato incerto fino all’ultimo. Alla fine ho deciso di presentarmi per i motivi che le ho spiegato prima, soprattutto la necessità di pluralismo, quasi in un impeto d’incoscienza giovanile. Non le dico la reazione di mia moglie quando gliel’ho detto… ha messo su un muso… E a dire il vero non posso darle torto, per lei la famiglia è sopra ogni cosa. I miei figli invece sono stati contenti e complici”.

Non mi ha ancora detto chi vincerà.

“Ha ragione, tergiversavo perché non è facile rispondere. E sa perché? Perché alcuni candidati hanno consensi settorializzati. Per esempio, Tomasi attinge voti al bacino dei cosiddetti cuperliani. Come Potente a quello dei renziani. A livello nazionale abbiamo visto com’è andata, ma qui, a Schio, quale dei due prevarrà alla prova dei fatti, alla conta dei voti? E’ difficile valutare”.

Insomma, lei prevede un testa a testa Tomasi-Potente?

“Potrebbe essere un esito probabile, ma spero di esserci anch’io a fare il terzo incomodo”.  

di Giuliano Orsato

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