48 anni, ma con il volto fresco di chi ama la vita e gli occhi che brillano con l’entusiasmo di un’adolescente.

Una laurea in lettere con specializzazione in geografia, da 15 anni residente a Schio, dove si impegna convivendo con il suo essere moglie e madre e la sua passione per la politica. Collabora con il centro studi Erikson ed è un’educatrice che crede nella didattica inclusiva e innovativa.

Giulia Andrian è la scommessa che il Pd fa nell’Alto Vicentino per farla correre schierandola tra i candidati alle elezioni regionali previste per il 20 e il 21 settembre. Su di lei crede tutto il Pd di Schio, ma soprattutto i suoi mentori, Luigi Dalla Via e Pietro Menegozzo, ex sindaci di Schio e Santorso.

Due personaggi che sono usciti dalla scena amministrativa ma che nel loro stile silenzioso hanno continuato ad occuparsi di politica e di tutti quei ‘giovani’ che come Giulia sono cresciuti nell’Alto Vicentino con la gavetta di un partito che crede fortemente nelle competenze. Si entusiasma, Giulia Andrian, quando parla della sua candidatura, lei che è già consigliere comunale all’opposizione di Valter Orsi e che ha già sfoderato diversi interventi che hanno messo in luce la sua spiccata e onesta attenzione per il Sociale, per i più fragili, per gli ultimi della società, per coloro che sono nati sotto la stella della diversità e per i quali lei ha sempre lottato affinchè fossero messi loro a disposizione gli strumenti dell’uguaglianza.

A tu per tu con Giulia Andrian si scopre la sua storia, fatta di scintilla per la politica che la porta ad iscriversi, nel 2009, al Partito Democratico. Lei però lo frequentava da simpatizzante già da 2 anni. Del suo fervore viene colpito Pietro Menegozzo, che crede in lei, la sostiene, la forma e le dà dei piccoli incarichi per farla crescere.

Giulia Andrian, lei si ricorda del suo primo vero impegno all’interno del Pd di Schio?

Certo, ricordo quando in un momento storico in cui si tentava di integrare i vari gruppi di immigrati residenti a Schio, tentai di dare una sterzata ai soliti progetti che riguardavano il Sociale, pensando che invece la Cultura potesse essere un mezzo più stimolante per coinvolgere gli stranieri. Ricordo inoltre il mio primo programma di formazione politica, stilato assieme a Menegozzo, per creare un piccolo corso di formazione politica: ebbe un successo straordinario, con 130 iscritti, tra cui anche militanti leghisti che ne presero parte.

La parola formazione è ricorrente nei suoi racconti, cos’altro deve avere chi si occupa di politica in questo preciso momento storico?

Creatività, intesa come la ricerca della soluzione di un problema. Oggigiorno ascoltiamo politici e anche amministratori sbraitare, denunciando questo e quel problema, m chi ha un ruolo istituzionale dovrebbe andare ben oltre, creando la soluzione di quella problematica.

Mi dica il primo aggettivo che le viene in mente per descriversi…

Senza dubbio tenace: quando mi prefiggo un obiettivo, procedo come un carro armato. I miei colleghi lo sanno che se credo in qualcosa e c’è da andare contro qualcuno, lo faccio anche nei confronti del partito stesso.

Di cosa ha bisogno il Veneto e perché ha deciso di candidarsi?

La nostra Regione ha bisogno di percorsi culturali soprattutto in tema ambientale. Occorre un’educazione al paesaggio, bisogna far capire alla gente quanto è bello il mondo che ci circonda, quanto bisogno ci sia di difenderlo, preservando la qualità dell’aria. Il valore salute va messo al centro, anche del business.

Si riferisce ai problemi della Sanità dell’Alto Vicentino?

Quello è un altro problema, che merita un capitolo a parte, perché dobbiamo smettere di definire ‘eccellenza’ quello che non è più eccellente. Risorse drenate in favore dei privati, servizi falciati negli anni e posti letto ridotti, voglio rendermi utile anche per questo. Per troppi anni il territorio dell’Alto Vicentino è stato in silenzio, ha bisogno di voci, ha bisogno di una politica che intenda il suo ruolo come un’autentica missione per mettersi a disposizione della comunità. Ho tanti progetti che riguardano il tema salute, non solo in campo sanitario, ma anche come salvaguardia dell’ambiente, con una riflessione sul consumo del suolo e la cementificazione selvaggia di un territorio descritte bene dalle statistiche. Veneto e Lombardia sono le maglie nere di un’Italia a cui va posto un freno se si tratta di mettere a repentaglio la salute dei cittadini con l’inquinamento.

Giulia, cosa la indigna di più nella vita?

Mi indigna chi ricopre ruoli e poltrone senza averne le competenze. Mi indigna l’indifferenza di chi si lamenta e non fa niente. In questi anni ho notato una grande voglia di mettersi in gioco da parte di quei giovani spesso descritti come non sono. Ragazzi che ci sono, ma che vanno attirati con dei progetti capaci di stimolarli veramente. Dobbiamo scommettere su di loro, ma attraverso una crescita, una formazione ed una preparazione che sono imprescindibili se poi vuoi andare a ricoprire un ruolo istituzionale.

Cosa pensa di Luca Zaia?

E’ indubbiamente un leader che attrae con una grande capacità di comunicare.

E dello sfidante Arturo Lorenzoni che lei sostiene?

Lorenzoni è una persona che unisce, che è riuscito a mettere insieme tutte quelle parti del centro sinistra che solitamente non vanno d’accordo. E’ riuscito a creare un grande gruppo. Lo stimo perché è competente e preparato su dei temi che servono al Veneto.

La vediamo spesso collegata su facebook in video conferenze che hanno come tema l’Europa.

Certo, la mia è una posizione europeista. Da anni sono io che scrivo per la mi scuola i progetti che vengono finanziati poi dall’Unione Europea. Quando sui giornali si leggono i titoli che riguardano i finanziamenti, ad esempio per opere pubbliche, dietro quello stanziamento approvato c’è tutto un lavoro di studio di un bando e di stesura di un progetto che deve piacere e deve risultare utile per la comunità interessata. Ad esempio, al Tessitore sono arrivati 120mila euro grazie a questo tipo di progetti. Si tratta di un cospicuo contributo che serve ad arginare il fenomeno della dispersione scolastica. Ma non è l’unico, a volte passano anni, ma la soddisfazione è grande quando vedi che il risultato arriva, come un laboratorio di economia, che servirà ad introdurre questa materia, che deve essere alla portata dei giovani, perché i ragazzi, sin dall’età scolare, devono avere almeno un minimo di cultura economica.

Una passione extra politica e l’oggetto di cui può fare a meno.

Sono un’appassionata di bicicletta da corsa e le rivelo volentieri che non guardo la televisione. Mi informo attraverso i giornali e la rete.

Natalia Bandiera

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