“La Sanità veneta, così com’è, è condannata alla privatizzazione”.

Il messaggio di Giorgio De Zen, candidato sindaco a Schio con Coalizione Civica, è molto chiaro.

Nessuna critica a medici, infermieri e a tutto il personale sanitario, ma un forte ‘j’accuse’ nei confronti della Regione e degli amministratori che secondo De Zen non sono stati in grado di prevedere le conseguenze e prevenire i problemi.

“Quando senti che mancano dei medici per far funzionare un ospedale, ci possono essere due tipi di reazioni. La prima è fare come i politici che non affrontano i problemi pur avendo un ruolo che glielo imporrebbe per legge, la seconda reazione possibile è quella arrabbiata o preoccupata. Io in questo momento propendo per la seconda. Non possiamo infatti non ascoltare l’urlo di dolore del primario del pronto soccorso che sostiene che manchino 12 medici su 20 e che nel mese di marzo ci siano 40 turni scoperti. Di notte ci sono solo due medici. Come dire, se proprio devi avere un infarto cerca di fartelo venire di giorno. Poi mancano 6 medici su 13 in ortopedia e 8 su 20 in radiologia. C’è poi una carenza di personale infermieristico, di operatori socio sanitari, terapisti della riabilitazione nonostante in Veneto ci siano queste professionalità. La ragione della carenza di medici nel pubblico è che il privato e l’estero pagano di più e le specializzazioni sono troppo limitate rispetto alle esigenze del territorio. Ne consegue che la Sanità si sta destrutturando e si sposta verso la privatizzazione. Il che – continua De Zen – significa perdere il diritto universale alla salute, ciò che rende una comunità realmente civile”.

Il candidato a primo cittadino sottolinea poi che la Sanità veneta, già autonoma e non di competenza del governo, è un pessimo esempio di come gestione indipendente delle risorse.

“Io voglio una regione con più servizi e non con meno servizi, dove i più deboli non rinunciano a curarsi – rincara De Zen – Il ministro Erika Stefani ha spiegato che non avremo più denaro, ma maggiori competenze. Solo con una migliore efficienza avremo più disponibilità. Tuttavia la parola efficienza ormai mi fa paura, perché è spesso diventata un sinonimo di razionalizzazione, ovvero un taglio di spesa mascherato. Io voglio più risorse: non più risparmi e più tagli. Non voglio andare al pronto soccorso di Bassano o a farmi curare lì solo perché è più comodo a qualche politico del bassanese. Voglio che ci siano scelte dettate da ragioni concrete e scientifiche, non ‘Usl sperimentali’. Purtroppo stiamo pagando due macroscopici errori del passato. La scelta della Lega di costruire un ospedale con il project financing, che fa pesare come un macigno un enorme debito nella nostra struttura e l’inadeguatezza del sindaco Orsi, la sua incapacità di capire le dinamiche della fusione per incorporazione con Bassano, i cui esiti drammatici per la sanità del nostro territorio sono ormai sotto gli occhi di tutti. Se il risultato non è all’altezza, un buon politico deve saper cambiare idea”.

A.B.

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