A Thiene e a Schio non ci saranno aumenti nelle tasse destinate alle imprese ma rischiano di doverle incrementare i Comuni più piccoli che potrebbero essere costretti a farlo per salvare i servizi ai cittadini.

Lo hanno confermato Valter Orsi e Giovanni Casarotto, sindaci rispettivamente di Schio e Thiene. Che a Thiene non ci sarebbero stati aumenti per il 2019, Casarotto lo aveva annunciato già lo scorso dicembre e Orsi lo ha confermato ieri, sottolineando però il rischio “che siano i comuni più piccoli a trovarsi nello stato di necessità di incrementare alcune imposte per garantire i servizi”.

A Thiene e Schio, nonostante l’Imu sia alta vista la vastità delle zone industriali, l’importo che finisce nelle casse comunali non è comunque proporzionato rispetto a quanto finisce a Roma. E i primi cittadini, accompagnati dagli assessori al bilancio, mettendo una mano sulla coscienza hanno deciso di ‘andarci piano’ con chi dà lavoro alle tante famiglie del territorio.

A portare l’attenzione sul problema di crescita delle tasse per le aziende era stato Luciano Vescovi, presidente di Confindustria Vicenza, che 2 giorni fa ha inviato una lettera ai Sindaci del vicentino chiedendo loro di avere un occhio di riguardo nei confronti del mondo dell’impresa.

Alla base della paura, un decreto governativo che permette l’aumento delle imposte comunali.

Sul tema è intervenuto anche Stefano Fracasso, capogruppo nel consiglio regionale del Pd, che ha detto: “Nessun cittadino e nessuna impresa è mai felice di sentir parlare di aumenti delle tasse e non lo sono nemmeno i sindaci che si trovano a dover fare questi aumenti. Capisco le preoccupazioni di

 

Vescovi, ma questo Governo sta mettendo i sindaci con le spalle al muro. Il Governo ha scelto di mettere miliardi di euro per misure improduttive anziché investire per far costare meno il lavoro e il fare impresa. I sindaci invece sono sulla frontiera del disagio e delle domande di assistenza. Sono loro a dover garantire i servizi. Se riterranno di mettere a disposizione dei loro cittadini migliori risposte, anche a prezzo di qualche ritocco delle tasse locali, non possono essere indicati come i nemici delle imprese. Siamo di fronte a un Governo che fa un bilancio a deficit di oltre 20 miliardi per misure di assistenzialismo, e non per mettere risorse per il lavoro, l’impresa e gli enti locali, i servizi per i cittadini. Per questo non mi sento di biasimare i sindaci se, rispetto alle necessità di servizi di base per i loro cittadini, decidessero di attivare la leva fiscale. Penso a scuole dell’infanzia, asili nido, assistenza agli anziani, trasporto pubblico. Servizi imprescindibili per le famiglie e che hanno bisogno di fondi”.

A.B.

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