Una lettera al Ministro. Il sindaco di Thiene non ha preso bene la sanzione del garante della privacy, che ha condannato il ‘suo’ comune al pagamento di 3mila euro, per aver reso riconoscibile una dipendente, che per anni ha rubato i soldi pubblici. L’avrebbe resa riconoscibile, secondo il garante, pubblicando il numero di matricola della dipendente, che nel frattempo l’impiegata ha risarcito il danno, ha patteggiato la pena a 18 mesi e 26 giorni di reclusione con la pena sospesa. Quindi ha ammesso il reato.
La multa al Comune, che il primo cittadino non ha proprio digerito al punto da scrivere al Ministro alla Giustizia Carlo Nordio, per aver pubblicato sull’albo pretorio la determina codice matricolare che riguardava l’impiegata infedele. Avrebbe dovuto utilizzare degli omissis. Si tratta della dipendente del municipio di Thiene che avrebbe sottratto la somma di 15.200 euro dalle casse comunali. Una vicenda che ebbe gli onori della cronaca durante il mandato del sindaco Giovanni Battista Casarotto, che una mattina, convocò la stampa dopo averlo fatto con la giunta, i consiglieri di maggioranza e minoranza . Secondo l’accusa, la donna avrebbe eseguito piccoli furti mentre sbrigava atti anagrafici, di cui avrebbe intascato i soldi per poi, annullare le pratiche. Questo lo avrebbe iniziato a fare nel 2015. La dipendente comunale venne licenziata senza preavviso.
Ecco il testo integrale della lettera inviata dal primo cittadino al Ministro:
All’On. Signor Ministro
Carlo Nordio
Le scrivo in qualità di Sindaco, ma ancor prima come cittadino per condividere con Lei alcune riflessioni su una piccola quanto amara vicenda che ha coinvolto recentemente l’Ente che con orgoglio rappresento.
Nel mese di ottobre l’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali ha irrogato all’Amministrazione una sanzione pecuniaria di € 3.000,00 per il trattamento illecito di dati personali; segnatamente il Comune avrebbe leso la riservatezza di una dipendente destinataria di un licenziamento senza preavviso, inserendo nel provvedimento di presa d’atto di tale sanzione disciplinare, pubblicato per 15 giorni all’Albo on line, il numero di matricola della dipendente.
Orbene, secondo la nostra ricostruzione, l’utilizzo del numero di matricola, conosciuto dai soli dipendenti dell’Ufficio personale che, ratione materiae, erano già a conoscenza del fatto, costituisce una tecnica di pseudonimizzazione in linea con quanto previsto dal Regolamento generale sulla protezione dei dati, anche noto come GDPR (General Data Protection Regulation) approvato con Regolamento UE 2016/679 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 27 aprile 2016.
Nel merito, però, a nulla sono valse tali argomentazioni (ancorché giudicate “pregevoli” dallo stesso Garante) che gli uffici hanno tempestivamente prodotto alla stessa Autorità Garante: secondo quest’ultima infatti “Il numero di matricola è, dunque, da considerarsi un numero di identificazione certamente idoneo a consentire di risalire all’identità dell’interessato, non solo da parte del personale autorizzato del Comune, ma anche di eventuali terzi, con i quali l’interessato ha potuto, nel tempo, condividere tale numero (si pensi, ad esempio, a colleghi e familiari)” (sic!).
Il rammarico per l’esito dell’attività istruttoria dell’Autorità Garante, conclusasi appunto con l’ordinanza–ingiunzione, si aggiunge all’amarezza della vicenda culminata con il provvedimento di licenziamento senza preavviso, che ha costituito il presupposto dell’atto oggetto della sanzione, provvedimento disciplinare resosi necessario a seguito di ammanchi di denaro dei quali la dipendente si è resa responsabile. Insomma, oltre il danno, la beffa!
In via generale, mi chiedo quale sia l’utilità della sanzione pecuniaria comminata ad un Ente pubblico; infatti, fatta salva ovviamente la colpa grave e il dolo del singolo, non posso non riflettere su come il gravame economico meramente pesi sul bilancio comunale e di conseguenza, in ultima analisi, su ogni cittadino.
Con rammarico devo anche notare come il Garante nazionale utilizzi frequentemente il sistema sanzionatorio; in uno studio dell’Osservatorio AIDR relativo all’applicazione della normativa della protezione dei dati nella Pubblica Amministrazione, di cui si dà notizia in articoli pubblicati sul web, si è evidenziato che sulla base dell’indagine fatta da Finbold (principale sito di notizie tecnologiche in Irlanda), sui dati provenienti dal database GDPR Enforcement Tracker, l’Italia, per le sanzioni comminate nel 2020, era al primo posto avendo, da sola, la quota maggiore per valore delle sanzioni comminate pari a ben 45 milioni di Euro sul totale dei 60 milioni complessivi comminati in tutti e 27 Paesi dell’Unione Europea.
Signor Ministro, in un momento storico in cui Amministratori e Dirigenti sono quotidianamente impegnati a porre in essere ogni strategia per garantire l’elevato standard di qualità a cui i cittadini hanno diritto nell’erogazione dei servizi comunali, anche a fronte di costi generali e in particolare energetici in continuo aumento, è stata distratta dalle casse comunali la somma di € 1.500,00 per il pagamento della sanzione in forma ridotta, per aver commesso un illecito il cui presupposto ha generato in me dapprima incredulità financo lo sdegno: quale grado di verosimiglianza e ragionevolezza ha in sé sostenere che nella vita quotidiana un lavoratore ha abitualmente motivo di comunicare la propria matricola a terzi che la annoterebbero o la memorizzerebbero, tanto da poterla ricondurre in ogni momento all’interessata?
La decisione di rinunciare a far valere in giudizio le ragioni di un Ente sempre attento e puntuale nell’ossequiare la norma e la dignità di ogni cittadino è dunque intendimento tutt’altro che significativo di un’ammissione di colpevolezza, ma manifestazione della massima responsabilità nei confronti dei cittadini ai cui bisogni destinare tutte le risorse possibili; nel provvedimento con il quale abbiamo deciso di rinunciare ad impugnare il provvedimento sanzionatorio, infatti, ha avuto un rilevante peso il dettato dell’art. 166, comma 8, del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, nella parte in cui consente di definire la controversia mediante il pagamento di un importo pari alla metà della sanzione irrogata. I costi per la costituzione in giudizio, l’alea connaturata ad ogni contenzioso e gli incerti tempi di conclusione dello stesso hanno, inoltre, fatto da corollario alla definitiva decisione.
Signor Ministro, La ringrazio per il tempo che avrà voluto dedicare alla lettura di queste poche righe e mi congedo con l’auspicio, da Sindaco e da cittadino, che possano essere previste, per far valere le proprie legittime ragioni avverso simili provvedimenti sanzionatori, forme alternative a quella giudiziaria oppure semplificazioni della possibilità di ricorso meno onerose delle attuali.
La prego di voler gradire le espressioni del mio rispetto.
Gianantonio Michelusi
All’On. Signor Ministro
Carlo Nordio
Via Arenula, 70
00186 Roma