“In Veneto, e in particolar modo qui da noi, nell’Alto Vicentino, non c’è solo razzismo. Quello è solo uno stereotipo, lo slogan che purtroppo passa più facilmente. In realtà c’è un tessuto sociale ricco e accogliente nelle istituzioni, nel volontariato.

E stiamo raccogliendo frutti bellissimi”. Quando parla d’integrazione Maurizio Fanton s’illumina. Come assessore al Comune di Thiene per i servizi alla Persona e alla Famiglia, ai Rapporti con le Associazioni del Volontariato Sociale e, appunto, all’Integrazione, ha cominciato una serie di incontri con le più numerose comunità di stranieri presenti sul territorio. Lui che, tra l’altro, è nel gruppo promotore della Festa dei Popoli. “I primi a essere ricevuti sono stati i cittadini provenienti dal Nordafrica, dal Marocco, più in generale dal Maghreb – spiega Fanton -. Poi quelli dalla ex Jugoslavia. Infine gli immigrati dal Centrafrica. Altri incontri sono previsti con la comunità rumena e ucraina, più avanti vorrei vedere anche albanesi e kosovari. E l’impressione è bellissima, una straordinaria ricchezza di culture a portata di mano. L’obiettivo sarebbe quello di eleggere una Consulta per l’Integrazione, o come la vorremo chiamare, comunque un luogo dove discutere e decidere atti concreti per un vivere comune”.

E in questi incontri di cosa si parla?

“Di tutto, soprattutto cose pratiche: il lavoro, il pediatra, la scuola. Noi ascoltiamo, poi diamo indicazioni, consigli, sul sistema sanitario, lo sportello scuola in Comune, i patronati per il lavoro, tutti servizi utili per i cittadini, ma soprattutto per le famiglie appena arrivate che non sanno ancora come muoversi, che sono spaesate. Poi, appunto, nel 2015 vorremmo arrivare a costituire una Consulta, per la quale già esiste un regolamento. E c’è un clima di reciproca collaborazione, di reciproco rispetto. Il razzismo? No, negli incontri gli stranieri non portano particolari lamentele, quanto disattenzione alla soluzione di alcuni problemi pratici. Perché di questo hanno bisogno: soluzioni a problemi pratici”.

Nessun problema neanche per i loro figli, a scuola?

“Ecco, a una cosa queste famiglie tengono enormemente: all’istruzione per i propri figli. Hanno capito che il loro avvenire passa da lì. La frequenza dei ragazzi a scuola è per loro di primaria importanza, forse più importante del mangiare”.

Assessore Fanton, lei disegna un quadro assolutamente positivo. Davvero non c’è nulla che in tema d’integrazione non sia migliorabile a Thiene?

“Come no, certo. Agli incontri, ad esempio, non ci sono folle oceaniche, ma chi interviene sente che si respira un nuovo clima. Che verso gli stranieri, a partire dalle istituzioni, non c’è ostilità, anzi. Del resto, se vogliamo camminare insieme dobbiamo parlarci, incontrarci. E reciprocamente impegnarci a rispettare a vicenda le nostre culture. Cosa che gli stranieri, a volte, non sono abituati a fare”.

Appunto, a volte gli stranieri sembrano molto chiusi al loro interno, quasi a difesa delle loro tradizioni. Qual è la situazione a Thiene?

“La chiusura al loro interno è direttamente proporzionale alla nostra apertura, alla nostra accoglienza. Più apriamo, più siamo disponibili, più loro si aprono. E’ un discorso di reciprocità. E dirò di più: ritengo che sia nostro dovere fare il primo passo. Poi, vedrete, potranno arrivare risultati incredibili”.

La comunità cinese, per antonomasia, è di tutte la più chiusa…

“In effetti con loro non c’è alcun tipo di rapporto. Non posso dire di più perché davvero non li ho ancora conosciuti”.

E in merito ai reati commessi? Avete dati specifici su quelli commessi dagli stranieri?

“La percentuale di reati a loro carico la definirei fisiologica. Bisogna tenere conto del periodo difficile che stiamo vivendo. Nel quale sempre più spesso la difficoltà concreta spinge a commettere il reato. Ma questo è un discorso che vale per gli stranieri come per gli italiani”.

di Redazione Thiene on line

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