Tutti a puntare il dito contro Roma e poi basta andare ad una commissione consiliare al comune di Thiene, per trovarsi spiazzati da tanta ignoranza.

Le dimissioni di Alessia Gamba, consigliere comunale capogruppo del Movimento 5 Stelle, sono solo la ciliegina sulla torta, di un’ora e mezza che sarebbe rispettoso (verso i cittadini) dimenticare. 

Alla base della questione, il ‘codice etico’, un documento che impegna gli amministratori a sottostare ad alcune regole, scritte nero su bianco, per evitare conflitti di interesse ed eventuali favoritismi verso la propria famiglia, amici o associazioni di cui si fa parte. Qualcosa che esiste in alcuni comuni civili d’Italia, ma che proprio non va giù a quello di Thiene, dove l’argomento ha indotto la consigliera comunale grillina ad abbandonare il proprio impegno politico.

E’ un documento che, vista la situazione politica italiana, un amministratore dovrebbe essere orgoglioso di firmare per dare conferma della propria onestà – spiega Alessia Gamba, che è stata persino accusata di aver dato dei delinquenti ai colleghi consiglieri – è qualcosa che vuole impedire conflitti d’interesse, qualcosa su cui il Ministero si è pronunciato parecchi anni fa, e che non vuole assolutamente mettere in dubbio le persone, anzi, è un attestato con il quale un amministratore dichiara ai propri cittadini la propria lealtà d’operato, avendo a che fare con la res-pubblica’

E invece no. Dalla maggioranza thienese, rappresentata in commissione principalmente dai neoconsiglieri eletti all’ultima tornata elettorale, un moto di ribellione. Qualcosa di esagerato se si pensa all’argomento, che non dovrebbe trovare dissenso in chi è con la coscienza pulita e che, chi ha un ruolo istituzionale, dovrebbe portare avanti, alla luce delle schifezze che ogni giorno leggiamo sui giornali. Viviamo in un momento di insicurezza costante nei confronti di istituzioni che ci deludono tutti i giorni, sapere che dei consiglieri, degli amministratori locali vogliono dire a gran voce che di loro possono fidarsi con tanto di carta approvata, sarebbe stato confortante.

La storia del codice etico

Quattro anni fa, su richiesta dei pentastellati, era stato elaborato un codice con una lista di prescrizioni.

Troppe, secondo i nuovi consiglieri, che cadendo dalle nuvole (non esistono termini più rispettosi per descriverli, altrimenti li avremmo usati), hanno fatto capire che loro l’etica ce l’hanno nel sangue e non hanno bisogno di ‘paletti’ e ‘gabbie’, all’interno delle quali rinchiudere la loro strabordante  condotta impeccabile.Commissione

Non solo. Un arrabbiato Maurizio Fanton, offeso e risentito dalla proposta di Alessia Gamba di voler sottoscrivere il codice, tra le varie esternazioni contro la richiesta, che ha sottolineato come non tutti abbiano gli stessi valori e la stessa etica (verità oggettiva e insindacabile) ha risposto: “Se uno è un ladro non va ad amministrare”.

Nessuna piega da parte dei colleghi consiglieri, che evidentemente non leggono i giornali come del resto, è chiaro che non faccia nemmeno Fanton. In Italia amministratori senza scrupoli? Magari ladri e farabutti? E quando mai. Stinchi di santo ovunque. Da Venezia (Galan docet) a Roma (una sfilza troppo lunga per fare i nomi), passando per Milano, Napoli, Torino e senza dimenticare nessuno dei comuni minori. E probabilmente nemmeno frazioni e contrade sono immuni dalla mala gestione italiana della cosa pubblica. Tranne ovviamente la maggioranza di Thiene, dove i consiglieri svettano per innato senso civico ed etica, talmente conclamati da non rendere necessario nessun codice etico.

La bagarre era partita da Filippo Carollo, esponente del Pd, che alla richiesta di Alessia Gamba di sottoscrivere il codice etico elaborato gratuitamente durante i 4 anni di precedente amministrazione targata Giovanni Casarotto, ha detto: “Non vogliamo annullare il lavoro fatto finora, ma andare più a fondo. Le restrizioni sono eccessive e si rischia di creare problemi con il lavoro dei consiglieri”.

Sulla stessa lunghezza d’onda, ma intrise di etica da fare quasi luce, le consigliere Maria Angela Barone e Ludovica Sartore, che hanno spiegato, in pieno stile ’68, come un codice serva a dare linee guida, non a dettare regole. Regole che, evidentemente secondo loro, obbligano i consiglieri a sentirsi frustrati e incastonati in un ruolo che, dovendo rispettare questo ‘benedetto’ codice, tarperebbe loro le ali impedendo di fluttuare libere verso nuovi lidi, intrisi ovviamente di etica e buon senso. “Non firmiamo una cosa che non sentiamo nostra”. Ha spiegato Anna Maria Savio, mentre Ilario Barbieri ha rilanciato con un “Un codice etico non interpretabile è un’utopia”.

Poi la proposta di Domenico Simonato, consigliere di maggioranza che ha gestito la commissione, di cancellare il percorso fatto finora e stilare un codice etico nuovo di zecca.

Da qui, quasi inevitabili, le dimissioni di Alessia Gamba, che oltre alla scelta fatta in merito al codice etico, ha sottolineato le sue insofferenze verso l’amministrazione.

La lettera di dimissioni di Alessia Gamba

La presente per comunicare il mio crescente disagio e la mia insofferenza verso questo modo di lavorare in Consiglio Comunale. Prepotenza, maschilismo e atteggiamenti di prevaricazione che non dovrebbero essere il linguaggio di uno scambio democratico vengono purtroppo ormai letti come la ‘normale dialettica politica tra amministratori’. Non per me. Ho creduto possibile un cambio di rotta verso vere commissioni condivise e costruttive, ma mi sono scontrata contro la realtà di una maggioranza autoreferenziale, irrispettosa anche del lavoro dello scorso Consiglio. Ho dovuto chiedere che i miei diritti di parola venissero garantiti nelle sedute di consiglio e per tutta risposta colui che già doveva esserne garante mi ha risposto con fare minaccioso che la richieste di rispetto del Regolamento del Consiglio Comunale ‘Le si può ritorcere contro’.

Tutto ciò mi ha ferita e delusa. E’ questo un sentimento che si è alimentato dello scherno e della supponenza che pervadono molti della maggioranza di questo Consiglio e di questa Giunta. Purtroppo non posso certo dire che sia stato un onore lavorare con alcuni di voi. Queste sono quindi le mie dimissioni dal Consiglio Comunale che avranno decorrenza a partire dal termine di questa seduta di prima Commissione.   

 

Anna Bianchini

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