Si dice soddisfatto dei suoi mandati, non si è mai pentito di aver messo insieme quel tanto criticato “minestrone”, che lui per primo ha lanciato a livello comunale e, dopo qualche anno, testato a livello nazionale con le famose ‘larghe intese’. Un gruppo di partiti e civiche variegate in cui Giovanni Casarotto ha creduto, per la ‘sostanza umana’ di una Giunta che ha dimostrato di mettere al primo posto il servizio alla Città e il suo bene, prima delle ideologie politiche di provenienza dei singoli amministratori.

È tempo di bilancio per il sindaco, che tra qualche mese, allo scadere dei 10 anni, dovrà lasciare lo scettro della città più elegante dell’Altovicentino, dove il tenore di vita balza nelle classifiche del Sole 24 Ore per benessere e imprenditorialità.

Cosa Le mancherà e a cosa si dedicherà dopo questi anni intensi trascorsi in Comune?

Inizierò a fare il nonno con più disponibilità di tempo, così pure per quanto riguarda la famiglia, ma mi dedicherò anche al volontariato in Parrocchia. Mi mancherà per prima cosa il rapporto umano con la gente e con lo staff della mia segreteria. Mi mancherà il sorriso, che mi dà il buongiorno,  della mia collaboratrice Rosella Guglielmi, che mi ha sempre sostenuto con professionalità e amicizia consolidata negli anni. Mi mancheranno gli Assessori, i Consiglieri Comunali e la mia squadra tecnica di lavoro, con quelle sintonie nate in particolare con la dirigenza urbanistica, e soprattutto con il dottor Luigi Alfidi, che è stato un ottimo partner di lavoro. Lui e il nostro affiatamento sono la dimostrazione che per amministrare è fondamentale la sintonia tra chi decide la programmazione e le scelte e chi poi deve attuarle.

Si sa che non è mai semplice mettere d’accordo amministratori e dirigenti: qual è stato il suo segreto per farlo e quali sono i ‘nervi scoperti’ del municipio di Thiene?

Guardi, sia io che la mia Giunta abbiamo sempre saputo scindere i ruoli, distinguendo la parte programmatica da quella esecutivo-gestionale per la realizzazione del programma. Non ho mai interferito con le competenze dei dirigenti, se non per spronarli e per verificare che tutto procedesse nei tempi previsti dalla programmazione. Questo non vuol dire che tutto sia stato e che sia, anche al momento, idilliaco. Certo che soprattutto quando personale con competenze in settori nevralgici è andato in pensione, e penso per esempio per i Lavori Pubblici all’ingegnere Antonio Thiella, la perdita di una grande professionalità e di una ricca esperienza acquisita in tanti anni di lavoro si è fatta sentire.

Qual è stato il momento più bello di questi anni al timone di Thiene?

Senza ombra di dubbio la vittoria al primo mandato nel 2012. Non dimenticherò mai quell’emozione fortissima. È stato un risultato non scontato, molto travagliato anche per i miei problemi di salute. Per quanto riguarda la vittoria del secondo mandato, la sorpresa più piacevole è stata quella di avercela fatta al primo turno. Mi aspettavo una riconferma dei cittadini, ma non pensavo di dribblare il ballottaggio. È stato un grande risultato che ha premiato il lavoro di squadra e quanto realizzato nel primo quinquennio.

Qual è stato invece, il momento più brutto?

Parlando del primo mandato, senza dubbio, ho vissuto con dolore e frustrazione l’attacco mediatico e quello da parte delle opposizioni ricevuti per aver, secondo chi mi accusava, voluto nascondere o mettere sotto traccia l’arrivo dei primi immigrati a Thiene nella crisi internazionale che c’è stata nel 2015. C’è stato un accanimento e ho vissuto un momento di solitudine perché mi sarei aspettato maggiore appoggio e solidarietà. Mentre, per il secondo mandato, senz’altro la pandemia è stata una prova impegnativa, dolorosa e per tanti aspetti tragica, che mi ha provato sia come uomo che come amministratore.

Qual è, secondo Lei, il nemico peggiore di un sindaco?

La burocrazia, che non ti fa procedere spedito come vorresti. Ci sono procedure che i cittadini ignorano; la gente ti critica senza conoscere quello che c’è dietro ogni singola azione amministrativa, che comporta un’enormità di carte e scritture formali, da perderci giornate e nottate. Per fare solo due esempi, abbiamo perso circa tre anni per preparare le carte e espletare la gara per il completamento del nuovo liceo, poi realizzato in meno di due anni e mezzo. Per non parlare del progetto importante del prolungamento della Nuova Gasparona con il casello dell’Autostrada, per il quale è da dieci anni che continuiamo a girare tra burocrazia romana, e poi regionale e provinciale, e non siamo ancora arrivati alla gara d’appalto!

Che rapporto ha avuto con l’opposizione?

I rapporti sono stati quasi sempre civili e rispettosi, anche se su posizioni contrapposte. In alcune situazioni, soprattutto in questo secondo mandato, in alcuni momenti c’è stata vera e propria battaglia dialettica, con toni accesi che hanno rasentato, da parte di qualche consigliere, la maleducazione e l’arroganza. In alcune circostanze mi sono dovuto adattare e adeguare anche alle urla, anche se non l’avrei mai voluto.

Ma il ruolo dell’oppositore è questo…

Forse sarò un po’ romantico, ma credo che dinanzi a problemi concreti da risolvere e a scelte da compiere per il bene comune della nostra città, opposizione e maggioranza potrebbero benissimo convergere su molti temi. A questo proposito mi riferisco alla politica in generale, a tutti i livelli istituzionali, si dovrebbe saper alzare l’asticella, superando così le contrapposizioni di bandiera. Se un’idea è buona, se un progetto realizza oggettivamente il bene collettivo, se risolve un problema, è giusto votarlo tutti assieme, lasciando da parte ideologia e posizioni politiche. Le confesso che, a volte, sono rimasto male quando a qualche evento pubblico o inaugurazione importante, sono stati ben pochi i consiglieri dell’opposizione ad aver accettato l’invito a partecipare e festeggiare tutti assieme per il nuovo obiettivo raggiunto.

 

Natalia Bandiera

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