Veneto Stato non ci sta a passare il proprio programma come una semplice ed ingenua ‘utopia’ e per questo invia una lettera a Thiene on line, che volentieri pubblichiamo in ampi suoi passaggi, per ribadire i fondamenti del progetto politico.

Perché di politica si tratta, anche se coniugata con linguaggio e temi ‘diversi’ dal solito e dagli altri candidati, dai quali con orgoglio amano non essere confusi e di “non essere scambiati per “politici” di professione”, ammettendo di essere dei “dilettanti” della politica.  “Siamo gente per bene, che ha scelto e propone un percorso legale e pacifico per la costruzione di una società più equa e rispettosa della dignità del nostro popolo (anche questo riconosciuto come tale!), descritto da troppo tempo come becero ed ignorante dai media nazionali, rappresentato dalla servetta ignorante e libertina nel cinema, sfruttato e spremuto fino al suicidio da un paese, al quale molti di noi sentono di non volere più appartenere”.

 

“La prima osservazione è relativa alla definizione di dialetto relativamente all’idioma veneto. Il veneto è riconosciuto come vera e propria lingua dalla quasi totalità dei linguisti moderni, dall’Unesco ed è di molto precedente alla lingua italiana (http://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_veneta ). La lingua veneta è stata notoriamente per molti secoli la lingua internazionale del commercio (l’odierno inglese) […]L’ottantacinque per cento dei Veneti oggi usa questa lingua ogni giorno in casa e l’ottantasette per cento quotidianamente in ambito lavorativo, prova del fatto che la nostra lingua non è stata soppiantata affatto dall’italiano e continua ad essere la più diffusa e la più “comfortable” per la maggioranza delle persone. Il fatto che oramai siamo un popolo bilingue è un’evidenza, ma indignarsi perché qualcuno voglia comunicare nella lingua più utilizzata e più diffusa del nostro territorio è paradossalmente “discriminatorio della maggioranza”.

Una seconda osservazione viene fatta sul fatto di “non essere scambiati per “politici” di professione, visto che, dicono: ‘ Nessuno di noi in Veneto Stato lo è, e verso i quali mi sembra che i toni siano meno ironici, quando invece noi troviamo comica la loro retorica anacronistica e paradossale in mezzo alle macerie di un mondo che sta cadendo a pezzi sotto i nostri occhi’.

In Veneto Stato siamo volontari, per lo più lavoratori che spesso, stentano ad arrivare a fine mese. Facciamo ciò che riteniamo giusto, sacrificando il poco e prezioso tempo libero da dedicare ai nostri affetti, per costruire un domani migliore per noi stessi, ma soprattutto per i nostri figli.

Altre dovute precisazioni vengono fatte su alcuni punti di programma.

“In primo luog, Veneto Stato non sostiene nel modo più assoluto il federalismo, il nostro programma dice una cosa completamente diversa ed in assoluta antitesi con la proposta federalista condivisa invece oramai, almeno a parole, da qualsiasi forza politica italiana. Veneto Stato è principalmente un movimento popolare spontaneo referendario che, sulla scia dell’esperienza scozzese e non solo, propone un referendum per la completa indipendenza dello Stato Veneto. Noi non chiediamo a Roma l’autonomia o il federalismo, noi pretendiamo in quanto nazione, con una propria lingua e storia millenaria, il riconoscimento in sede internazionale del nostro diritto pre-costituzionale di autodeterminazione sancito dai trattati internazionali e sottoscritti dalla stessa Italia. Veneto Stato non ha nulla a che fare con il federalismo. Veneto Stato non manderà mai deputati o senatori a Roma. Veneto Stato vuole solo il consenso dei Veneti per indire un referendum sotto egida dell’ONU, in Veneto. Questa è un’altra enorme differenza tra noi e tutto ciò che esiste ed è esistito in Italia. Veneto Stato non va a Roma. A noi non interessa il potere, ma di dare alla nostra gente la possibilità di scegliere e votare per la propria autodeterminazione.

L’ultima osservazione riguarda qualcosa che  ci ha turbati: è la “vibrazione” razzista che qualcuno sembra aver colto nel nostro messaggio. Nulla di più errato.  Venezia è sempre stata pronta ad accogliere rifugiati e perseguitati d’ogni dove, e per questo era parimenti odiata ed amata, come lo sono oggi gli Stati Uniti. La differenza con il “buonismo” retorico che abbiamo udito da ogni altro candidato sindaco, sta nel fatto che Veneto Stato propone, unitamente all’accoglienza storica della nostra cultura, il dovere assoluto di rispetto e completa accettazione delle regole di convivenza civile. Venezia accoglieva lo straniero, ma era assolutamente intransigente contro ogni violazione della legalità.

Nel salutarVi e rinnovarVi tutta la nostra stima e simpatia ribadiamo che  il nostro è un rivoluzionario messaggio pacifico e legale di speranza e libertà. I Veneti hanno subito un vero e proprio genocidio culturale di portata immane, talmente ben congeniato e perpetrato che ci costa un’immensa fatica raccontare ai Veneti la loro vera storia, le vicende dell’annessione fraudolenta all’Italia, la cancellazione della loro storia millenaria e lo sfruttamento economico a cui sono sottoposti da generazioni.

Ciò che facciamo lo viviamo come una sorta di volontariato, di alzata di scudi a difesa dei nostri “veci” e i per i nostri “boce”.

Veneto Stato

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