Che oggi, più che mai, le persone abbiano sviluppato una maggiore consapevolezza del legame con gli animali domestici, trattandoli come veri e propri membri della famiglia. Ed è vero: in molti casi questa nuova sensibilità è reale e tangibile. Tuttavia, la realtà restituita dai dati diffusi dall’Enpa – l’Ente nazionale per la protezione degli animali – racconta anche un’altra faccia dell’Italia. Una parte del Paese ancora ancorata a una cultura arretrata, dove l’abbandono di un animale continua a essere un atto compiuto con fredda disinvoltura.

Nel solo mese di giugno, l’Enpa ha salvato ben 6.300 animali: cani e gatti abbandonati sulle strade, in campagna, chiusi in scatoloni o legati a pali e alberi sotto il sole. Come Milo, un pitbull diventato simbolo della campagna di quest’anno, sopravvissuto solo grazie all’intervento tempestivo di un passante. Era stato legato a una cisterna, in piena campagna, sotto il sole cocente.

I numeri, impressionanti, riguardano solo gli interventi delle sezioni Enpa su tutto il territorio nazionale. Si contano 2.550 cani recuperati, vaganti o ceduti direttamente ai rifugi – tra questi 753 erano privi di microchip, nonostante sia obbligatorio per legge. A questi si aggiungono 175 cani sequestrati per maltrattamenti o incuria, e ben 3.750 gatti soccorsi, molti dei quali feriti o incidentati. Quasi la metà erano cuccioli.

La situazione risulta particolarmente critica nel Sud Italia. In Puglia, si registra in media il recupero di un cane al giorno, mentre in Calabria la media sale a tre al giorno. Il dato più drammatico arriva da Manfredonia, dove in una sola giornata sono state salvate due cucciolate, per un totale di 14 cagnolini.

Oltre ai cani, continua a preoccupare la gestione delle colonie feline, spesso fuori controllo, in assenza di campagne di sterilizzazione. Il peso della cura e della gestione ricade quasi sempre sulle spalle dei volontari.

Carla Rocchi, presidente nazionale dell’Enpa, lancia un appello chiaro: “Chi gestisce una colonia felina deve assumersi l’impegno di sterilizzare. Chi nutre gatti per strada deve sapere che quel gesto, da solo, non basta. L’amore non può diventare irresponsabilità. L’abbandono, anche quando mascherato da rilascio in campagna o in colonia, resta un atto vile, un reato. Serve un cambio culturale profondo, che parta proprio da chi si considera amico degli animali ma ne ignora le conseguenze. Non possiamo più permettercelo”.

La strada verso una società davvero civile e rispettosa degli animali è ancora lunga. Serve consapevolezza, ma anche responsabilità concreta. Perché un gesto d’amore, se non accompagnato da attenzione e cura, può trasformarsi in una forma subdola di abbandono.

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