“Il 69,5% dei Comuni dichiara di avere uno sportello (un ufficio o un servizio) dedicato ai diritti degli animali in citta’. Teoricamente, dunque, oltre due terzi dei Comuni dovrebbero essere in condizioni di dare buone risposte alle esigenze dei cittadini e dei loro amici pelosi, piumosi o squamati. In realta’, solo uno su sette (15,7%) raggiunge una performance sufficiente e solo Prato, Modena e Bergamo superano il punteggio necessario a raggiungere l’ottimo”. Questi i dati che emergono dalla nona edizione del rapporto ‘Animali in citta”, presentato questa mattina da Legambiente sui canali social associativi. L’indagine si sofferma sui servizi offerti dalle amministrazioni comunali e dalle aziende sanitarie per la gestione degli animali d’affezione. “Approvare al piu’ presto l’anagrafe nazionale per tutti gli animali d’affezione per fare uscire dalla clandestinita’ presenze e bisogni diffusi, fare rete tra enti pubblici e privati emulando le esperienze positive, porsi l’obiettivo di 1.000 strutture veterinarie pubbliche ben funzionanti, tra canili e gattili sanitari e ospedali veterinari (una ogni 50-100 mila cittadini a seconda delle esigenze territoriali)”. Queste le proposte avanzate dall’associazione ambientalista. Alla presentazione sono intervenuti, coordinati da Antonino Morabito, responsabile nazionale Fauna e Benessere animale di Legambiente, il ministro della Salute Roberto Speranza, il direttore generale di Legambiente Giorgio Zampetti, la vicepresidente Commissione Ambiente della Camera dei Deputati Rossella Muroni, il presidente dell’Anmvi Marco Melosi e il presidente dell’Enci Dino Muto.

“Ci prepariamo ad affrontare una crisi economica e sociale post pandemia- dichiara Giorgio Zampetti di Legambiente- che rischia di ripercuotersi anche sui milioni di animali da compagnia che abitano nelle nostre case e riempiono spazi relazionali importantissimi. Senza aiuti concreti si rischiano scelte dolorose e l’aumento di abbandoni. Prevenire e accompagnare queste difficolta’, con iniziative diffuse, pubbliche e private, sara’ essenziale per garantire il benessere a persone e animali. A dare concretezza a questa preoccupazione basta il dato fornito dalle Aziende sanitarie, che dichiarano 226 canili rifugio in attivita’ per 36.766 posti disponibili, ma al 31 dicembre 2019 erano ospitati in queste strutture 92.371 cani (2,5 volte i posti disponibili)”, aggiunge il direttore generale. Questa edizione analizza dati del 2019, si riferisce dunque a un contesto pre-pandemico. “I numeri- sottolinea il report- continuano a restituirci un quadro parziale e frammentario, a causa del funzionamento a volte inesistente dell’anagrafe canina, ad oggi ancora l’unica anagrafe animale obbligatoria per i milioni di animali da compagnia presenti nelle case degli italiani. Secondo le amministrazioni comunali che hanno risposto, la media e’ di un cane ogni 7,5 cittadini residenti ma solo il 36,1% dei Comuni rispondenti conosce il numero dei cani iscritti all’anagrafe nel proprio territorio, per un totale di 1.060.205 cani su 7.913.890 residenti. E il 32% dei Comuni conosce il numero delle nuove iscrizioni, avvenute nel 2019, pari a 85.432 cani. Se a Capo di Ponte (BS) si registra un cane ogni 1,4 residenti, nelle vicine Cisano Bergamasco (BG) e Capriate San Gervasio (BG) troviamo, rispettivamente, un cane ogni 6.261 residenti e ogni 4.059 residenti. Se pero’ consideriamo le informazioni ricevute dalle Aziende sanitarie locali ‘virtuose’ come Ats Insubria (Varese e Como) abbiamo un cane per ogni cittadino, o per Ats Brianza (Monza e Lecco) un cane ogni 3 cittadini. Sulla base delle anagrafi territoriali piu’ complete, la stima del numero di cani presenti in Italia, che oscillano tra 3 e 2 cani per cittadino residente, va dai 19.800.000 ai 29.800.000. Sono 490 i Comuni che dichiarano di aver dato lettori di microchip in uso al personale, per un totale di 784 lettori: in media 1,6 per amministrazione”.

“Secondo i Comuni- conclude l’indagine- in media su 5 cani vaganti catturati e portati in canile rifugio per 4 e’ stata trovata una felice soluzione (tra restituzioni ai proprietari, adozioni o re-immissioni come cani liberi controllati), secondo le Asl il rapporto e’ di uno a uno. Ma, come per il numero di presenze registrate, i dati di dettaglio restituiscono situazioni estremamente diverse. Se, per esempio, nel 2019 a San Lazzaro di Savena (BO), Rapolla (PZ) e Acquedolci (ME) per un cane preso in carico e’ stata trovata soluzione per 10 altri, a Parete (CE) e’ stato ricollocato un solo cane su 39 presi in carico, a San Nicola la Strada (CE) uno su 34, a Mirabella Imbaccari (CT) uno su 20 e a Montalbano Jonico (MT) uno su 11. La Asl di Taranto non ha trovato soluzione per nessuno dei 795 cani presi in carico, mentre l’Area Vasta 2 per un cane preso in carico ha trovato soluzione per 5”.

Agenzia Dire

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