Il Consiglio regionale del Veneto ha dato il via libera, con 29 voti favorevoli, 12 contrari, 1 astenuto, al Progetto di legge n. 99, di modifica e integrazione della legge regionale n. 2/2000 ‘Addestramento e allenamento dei falchi per l’esercizio venatorio’.

Il progetto di legge, illustrato in area dal relatore Gianpiero Possamai (Lega Nord) e approvato nella seduta odierna dall’Assemblea legislativa regionale, era stato licenziato a maggioranza dalla Terza commissione consiliare dopo aver consultato le organizzazioni professionali agricole e le associazioni ambientaliste e venatorie, ed è destinato a incidere sulla disciplina regionale della falconeria, ovvero l’attività di addestramento di rapaci con lo scopo di far loro praticare in habitat le attitudini venatorie.

La riforma, in estrema sintesi, mira a consentire l’addestramento e il volo del falco senza limiti temporali e in tutto il Veneto, previa iscrizione nell’apposito registro, con la presentazione di un piano dì addestramento, comunicando alla Regione le località ove esercitare al volo i falchi. È prevista anche la possibilità di avvalersi dei falconieri e della loro esperienza per attività di controllo di cui all’articolo 17 comma 2 della legge regionale 9 dicembre 1993 n. 50, per altri piani dì controllo o di dissuasione dì specie invasive, così come per interventi dì riabilitazione dei rapaci in difficoltà.

La Consigliera correlatrice, Cristina Guarda (AMP) ha evidenziato, nel corso del suo intervento, le principali criticità del provvedimento di riforma della legge regionale attualmente in vigore, con particolare riferimento anche ai pronunciamenti della Corte costituzionale che, in materia di falconeria, con le sentenze n. 468/1999 e n. 165/2009, aveva stabilito una serie di principi che non erano stati infranti dall’impianto legislativo originario e che invece la riforma all’esame dell’Aula potrebbe superare; la Consigliera Guarda ha sottolineato in particolare la possibilità di abbattimento della fauna selvatica, già censurata dalla Consulta, nonché la mancata limitazione geografica delle aree di addestramento, aspetto sul quale si è soffermato anche il Consigliere Andrea Zanoni (Partito Democratico) che ha evidenziato come l’addestramento effettuato su tutto il territorio regionale, in luogo del comune di residenza, possa innescare un fenomeno di ‘nomadismo venatorio’ che potrebbe discriminare le altre categorie di cacciatori, e come il falco, che non ha collegamento diretto con il falconiere, non distingua tra fauna di allevamento e fauna selvatica, potendo peraltro frequentare tutto l’anno anche aree vietate, e potrebbe così costituire un pericolo per la fauna selvatica.

A favore del provvedimento si sono pronunciati i Consiglieri Giovanna Negro (Veneto Cuore Autonomo), che ha sottolineato l’importanza del ruolo della falconeria nell’ambito dei piani di controllo delle specie invasive che coinvolgono gli enti locali, Stefano Valdegamberi (Gruppo Misto), che ha evidenziato la valenza culturale della falconeria, e Stefano Casali (Centro Destra Veneto), che ha rimarcato il valore della riforma che mira soprattutto a tutelare il benessere degli animali. Quest’ultimo aspetto è stato particolarmente sviluppato anche dal Consigliere Sergio Berlato (Fratelli d’Italia) che ha ricordato come la riforma miri a consentire al falco di continuare ad esercitarsi nel volo con costanza, un’attività, quella dell’allenamento, che in sé non comporta abbattimento di fauna, attività che in aree ben delimitate e in periodi limitati dalla regione, può essere effettuata anche per abbattimento di animali di allevamento, in analogia con quanto accade per i cani. Poco prima era intervenuto anche il Consigliere regionale Piero Ruzzante (Liberi e Uguali) che aveva posto l’accento sulla ‘deregulation’ territoriale alla quale sarebbe sottoposta la falconeria alla luce della riforma.

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