Qualche esperto si sforza da anni di far comprendere quel nesso che c’è tra chi è crudele con gli animali e chi è violento con le donne. A primo impatto si potrebbe pensare che si tratti di due fenomeni distanti. Eppure, non è così. L’Enpa insieme all’associazione LINK-ITALIA e Volunteers Vs Violence APS, torna a chiedere a gran voce che la violenza verso gli animali venga riconosciuta come indicatore di pericolosità sociale. Prevenire questi maltrattamenti, infatti, potrebbe aiutarci a salvare molte vite. Sono diventati numerosi i casi di cronaca che vedono protagonisti uomini che uccidono, maltrattano o seviziano gli animali domestici di moglie e compagne. Negli ultimi tempi l’Enpa ha denunciato vari episodi, riuscendo ad ottenere delle condanne. È il caso dell’uomo che quando la compagna era assente ha esercito violenza sul cagnolino della compagna a Verbania e che è stato condannato a 1 anno di reclusione. – ricorda l’associazione che si occupa di tutela di animali – O ancora il caso dell’uomo a Pescara, proprietario di due cani, che puntualmente seviziava solo il cagnolino della compagna con i suoi animali presenti. Il Tribunale di Pescara lo ha condannato a pagare 7 mila euro. E ancora il noto caso dell’uomo che ha accoltellato nel sonno, ferendoli a morte, la moglie e la sua cagnolina, Luna. Il Tribunale di Imperia lo ha condannato a 16 anni e 4 mesi di reclusione. Ma questa non l’unica connessione tra le donne che subiscono violenza e gli animali.
Il maltrattamento animale è un campanello d’allarme per i casi di violenza sulle donne e non solo
Ma perché tutta questa brutalità nei confronti di cani, gatti e altri esseri viventi? Il motivo è abbasta semplice da intuire: gli animali domestici sono percepiti come una sorta di estensione della persona che si ha accanto e che si vuole colpire. Per tanti uomini fare del male a un gatto significa fare male indirettamente alla propria partner e quindi vederla soffrire per un essere alla quale è molto affezionata. Una sorta di vendetta subdola.
Il caso dei fratelli Bianchi
I fratelli Gabriele e Marco Bianchi, condannati all’ergastolo per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte, sono finiti a processo con l’accusa di maltrattamento e uccisione di animali. Una coincidenza o c’è da davvero questo nesso che lega la violenza sugli animali a quella sulle persone?
A sostenere questa teoria è Francesca Sorcinelli, una delle voci più autorevoli nel capo della zooantropologia della devianza, fondatrice e presidente di Link-Italia, che con la sua associazione si batte anche per vedere riconosciuti i diritti degli animali a livello sociale e giuridico. Sorcinelli ha firmato numerose ricerche e studi che analizzano la correlazione tra violenza sugli animali e sulle persone, identificando il maltrattamento e l’uccisione degli animali come ‘sintomo di una situazione esistenziale patogena ed efficiente indicatore di pericolosità sociale‘.Una spia che andrebbe tenuta altamente in considerazione sia dalle forze dell’ordine sia dall’autorità giudiziaria nel corso delle indagini, approfondendo episodi che riguardano torture, sevizie, maltrattamenti e uccisioni di animali: “La mancanza per lungo tempo dello studio scientifico del link nel nostro paese ha portato ad una diffusa non conoscenza e/o estrema sottovalutazione della pericolosità sociale del maltrattatore e/o uccisore di animali – ha spiegato Sorcinelli – In alcuni casi l’orizzonte di senso comune è addirittura gravemente dissociato dalla realtà tanto che gli addetti ai lavori paradossalmente rassicurano le donne che denunciano aggressioni agli animali domestici da parte dei partner violenti. Nei contesti familiari dove il partner agisce minacce o atti violenti nei confronti degli animali i dati scientifici rilevano che le donne e i minori sono anch’essi esposti a tali atti 7,6 volte in più dei contesti in cui gli animali non vengono né aggrediti né minacciati “.
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