“Sono gravissime le affermazioni dell’assessore all’Agricoltura e caccia Giuseppe Pan così come quelle del presidente del Consiglio Roberto Ciambetti e di altri esponenti della maggioranza sul lupo ucciso in Lessinia dai bracconieri. Anziché straparlare, la Regione affronti in maniera scientifica e tecnicamente il problema delle predazioni, dando risposte all’esasperazione dei malgari, dovuta proprio alla totale assenza di interventi da parte della Giunta. Sono state fatte molte promesse e vendute false soluzioni…”. Andrea Zanoni, consigliere regionale del Partito Democratico e la collega della Lista AMP Cristina Guarda, entrambi dell’Intergruppo per il benessere e la conservazione degli animali e della natura, tornano sul caso di bracconaggio denunciato ieri e in particolare sulle reazioni che ha suscitato. 

“Si tratta di parole che giustificano una condotta sanzionata penalmente dalle leggi italiane, ovvero l’uccisione di una specie considerata particolarmente protetta, addirittura messa al primo posto in uno speciale elenco previsto all’articolo 2 della legge nazionale sulla tutela della fauna selvatica, la 157 del 1992.  Certe dichiarazioni suonano come un via libera agli abbattimenti del lupo. Ci aspettavamo una condanna, invece abbiamo scoperto che i bracconieri hanno trovato una spalla nelle massime istituzioni del Veneto. Una Regione amministrata da individui che giustificano una condotta penale è destinata al fallimento”, rincarano Zanoni e Guarda.

“L’Unione Europea con il progetto UE WolfAlps sulla tutela del lupo ha destinato al Veneto nel 2012 la bellezza di 430.000 euro che dovevano servire a mettere in atto ben 22 diverse azioni per tutelare questa specie e in particolare le attività di alpeggio dei malgari con i loro animali al pascolo, con reti elettrificate, cani addestrati appositamente, innumerevoli misure preventive – ricordano i due consiglieri – Ma si è perso tempo e i risultati li vediamo. Un’altra soluzione, questa a costo zero,  è quella di vietare nelle zone del lupo la caccia alle sue prede naturali, in particolare gli ungulati. Giustificare invece il bracconaggio è mascherare l’incapacità in sei anni di gestire i fondi dell’Unione Europea messi a disposizione proprio per evitare l’attuale situazione da Far West. La Giunta Zaia ha perciò sprecato o usato inefficacemente i fondi, dimostrando la totale incapacità di gestire la presenza del lupo: ci chiediamo come faccia una Regione che non sa gestire la presenza di 43 lupi a pretendere di gestire 23 diverse materie che sta chiedendo a Roma per l’Autonomia”.

“Tutti parlano, mentre Zaia tace. Perché il governatore non condanna questo vile atto e le vergognose posizioni dell’assessore Pan e del Presidente del Consiglio regionale Ciambetti? Perché non chiede il ritiro della legge sulla caccia al lupo che vede come primi firmatari i capigruppo di Lega Nord e Lista Zaia, i colleghi Finco e Rizzotto? O forse anche lui sta dalla parte dei bracconieri? Il lupo si può gestire, ci sono leggi europee e nazionali in proposito. Bisogna però pensare a tutelare gli allevatori con un approccio tecnico e scientifico e non con progetti di legge regionali incostituzionali o con assemblee pubbliche a senso unico fatte solo per uso e consumo elettorale di qualcuno”.

 

La condanna di Federcaccia

 

 Si tratterebbe del primo caso in assoluto per quel che riguarda questa zona del Veneto. Ecco il testo integrale della nota: “Nessuna giustificazione per il gesto ignobile di chi ha ucciso il lupo. Il lupo è una specie particolarmente protetta e come tale tutelata a livello italiano ed europeo.

Federcaccia condanna con forza qualsiasi azione illegale rivolta a questa come ad altre specie animali non sottoposte a prelievo. In attesa di conoscere gli esiti degli esami in corso, come sempre la federazione offre agli inquirenti la piena disponibilità della propria struttura a qualsiasi livello per aiutare le indagini sperando possa condurre all’individuazione del responsabile.

Purtroppo non ci possiamo esimere però dal sottolineare come la mancanza di una seria volontà da parte del legislatore nazionale di affrontare anche alla luce delle esperienze di altri Stati il problema della convivenza fra le attività umane e i grandi carnivori finisca per creare situazioni di grave tensione che, come già in altri casi, sfociano in gesti gravissimi come questo”. La vicenda ha avuto ampio risalto sulle cronache locali e nazionali.

Ciambetti: ‘Esasperazione vissuta dagli allevatori’

«Quanto accaduto a Roveré Veronese, il lupo trovato ammazzato a fucilate,  è il risultato dell’esasperazione vissuta da molti, soprattutto, ma non solo , tra gli allevatori, in ambito montano a seguito alla espansione e proliferazione dei grandi predatori in zone fortemente antropizzate o vocate all’allevamento, pastorizia e pascolo classici dell’economia della montagna dove si era stabilizzato ormai da decenni un equilibrio oggi decisamente alterato dall’arrivo appunto di predatori come il lupo». Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale del Veneto, commenta così l’uccisione di un lupo a fucilate nella montagna veronese.

«Purtroppo quest’anno gli allevatori sono stati vittime di ripetuti attacchi di branchi di lupi – ha continuato Ciambetti – ed è necessario comprendere la difficoltà della convivenza con specie protette che arrecano danni che vanno ben oltre le perdite economiche. La mia impressione è che non siamo davanti ad un caso di bracconaggio, anzi: la tensione in molte zone non solo della Lessinia ma anche dell’Altipiano dei Sette Comuni è tangibile e va compresa, come va compresa la paura di chi vede le proprie bestie messe a rischio. Se vogliamo che la montagna sia viva abbiamo bisogno di mantenere attività economiche compatibili con l’ambiente: l’allevamento, il pascolo, la pastorizia rappresentano una forma di economia da tutelare e incoraggiare, non certo da mettere in pericolo. Gridare al bracconaggio o auspicare pene severissime per chi ha sparato al lupo di Roveré non fa altro che aumentare la tensione esasperando sempre più gli animi di chi, sotto pressione nell’azione di contrasto ai grandi predatori, deve invece ritrovare serenità e soprattutto non sentirsi abbandonato o, peggio, messo alla berlina da chi non deve convivere con la paura. Un conto è difendere un pascolo, una stalla, un altro starsene in salotto e magari pontificare. Bisogna rivedere le norme, questo mi sembra chiaro, perché una specie protetta non può mettere a rischio attività umane consolidate».

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