“Le barriere trasparenti della Pedemontana senza nessun adesivo di segnalazione devono essere sequestrate secondo quanto previsto dall’articolo 321 del Codice di procedura penale, perché sono delle trappole mortali per gli uccelli che ignari volando vanno a sbattervi contro violentemente, perdendo la vita nel tremendo impatto,”. È quanto ha chiesto oggi il consigliere regionale del Partito Democratico, vice presidente della commissione ambiente, nell’esposto che ha consegnato di persona al procuratore capo del Tribunale di Vicenza, dottor Antonino Cappelleri denunciando Regione e Sis.

“Ho presentato un nutrito esposto, con sei allegati; tre dossier su fotografie di specie di uccelli rinvenuti da cittadini, dalla Lipu e da un veterinario del Vicentino, la mia interrogazione del maggio 2018, la deludente risposta dell’assessore De Berti del 20 marzo 2019 e la mozione del nostro gruppo consiliare dello scorso 24 aprile. Ho fatto presente al procuratore che in ogni momento della giornata lungo la Pedemontana decine di uccelli, migratori e non, continuano a morire per il menefreghismo e l’incapacità delle autorità responsabili di questa opera e che pertanto è indispensabile che la magistratura provveda al più presto al sequestro delle barriere. È inammissibile che a distanza di un anno, ma le prime richieste della Lipu risalgono al 2016, siano stati apposti degli adesivi soltanto nelle poche decine di metri delle aree della Rete Natura 2000, quando la Superstrada è lunga ben 94 chilometri. Soprattutto se pensiamo ai costi per i cittadini veneti della Pedemontana, circa 12 miliardi in 39 anni. Basterebbero davvero pochi euro, è quindi una questione di mancanza di volontà e menefreghismo che ora va sanzionata penalmente. È la dimostrazione della cialtroneria con cui alcuni soloni della nostra amministrazione regionale riescano a farsi menare per il naso da un privato che non è nemmeno in grado di garantire un minimo di decenza. La Regione di sua maestà Luca Zaia finisce ancora una volta, con grande sprezzo del ridicolo, becca e bastonata.”


“Tra gli uccelli morti ci sono specie superprotette oltre che dalla legge italiana anche dalla normativa europea e da convenzioni internazionali, alcune rarissime e in via di estinzione, come Falco lodolaio, Cuculo, Picchio rosso maggiore, Strillozzo, Succiacapre e poi altre sempre protette come Rondini, Capinere, Codirossi, Verzellini, Pigliamosche, Pettirossi sino a Merli, Tordi bottacci, Quaglie, Passeri e molte altre. L’articolo 30 della legge statale 157/92 sulla tutela della fauna selvatica elenca le sanzioni penali in caso di uccisione di questi uccelli e si può arrivare anche all’arresto da due a otto mesi. Ma non solo, secondo l’articolo 40 del Codice penale, ‘non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo’ mentre il 554 bis punisce con la reclusione da quattro mesi a due anni chiunque ‘per crudeltà o senza necessità’ cagiona la morte di un animale”.

“Il procuratore capo – aggiunge Zanoni – ha assicurato che verrà aperto un fascicolo apposito, mi appello alle associazioni ambientaliste e di tutela degli animali come Lipu, Wwf, Enpa, Lav e Oipa affinché tengano alta l’attenzione su questo problema e si costituiscano parte civile nell’augurabile ed eventuale processo. Siamo in una situazione così ridicola e grottesca che alla fine le barriere trasparenti potrebbero essere rese visibili prima dai sigilli della polizia giudiziaria che dagli adesivi della Sis”.

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