Ha colpito sul web il video della poiana tenuta in braccio come un bambino ed imboccata dal veterinario Massimo Nicolussi, che con una pinza le infilava in bocca pezzetti di carne succulenta. Bocconcini di piccione, quaglia e coniglio, quello che piace ai rapaci. alimentazione forzata, con il rapace bloccato tra le braccia dell’essere umano, ma ne è valsa la pena.

“Sono carnivori e quando arrivano da noi sono in forte stato di denutrizione e disidratazione – ha spiegato il professionista – Di solito quando vengono trovati vagano da qualche giorno, dopo essere stati impallinati o avere sbattuto contro qualche ostacolo”.

Appena arrivano in ambulatorio scatta la procedura di cura del rapace, a cui vengono somministrati antibiotico e antiparassitario.

“Il rapace percepisce l’umano come un nemico acerrimo e rifiuta il cibo – ha continuato Nicolussi – E’ fondamentale fargli recuperare il peso che ha perso. Per questo lo avvolgo in un asciugamano, bloccandoli gli artigli e lo imbocco forzatamente. Bisogna costringerli a mangiare, altrimenti muoiono”.

Dopo il rifocillamento iniziale, che dura qualche giorno, l’animale verrà sistemato in un ricovero con acqua e cibo, che all’inizio rifiuterà, ma poi piano piano comincerà a mangiare autonomamente. Lì inizia il piano per la liberazione.

Dottor Nicolussi, come si maneggia un rapace?

Non è semplice, ci vuole un po’ di esperienza. Il pericolo maggiore è negli artigli: le dita del piede hanno tendini flessori a cremagliera per cui gli artigli restano infissi, per cui se vengono piantati non sono facili da estrarre. Il becco viene al secondo posto per la pericolosità. Se si trovasse un rapace ferito, è importante coprirlo con un telo, poi prenderlo assicurandosi di bloccare gli artigli.

Com’è nata la sua passione per la fauna selvatica?

E’ davvero una passione, nata per caso e un po’ anche per esigenze locali. Se al posto della poiana avessi avuto un falco, ad esempio, avrei dovuto dargli carne con anche pelo, piumini e piccole penne. Il rapace diurno digerisce anche le ossa, il notturno le emette con la borra assieme a pelo e piume.

Curare i rapaci dà soddisfazione?

A me sì, molta. Significa anche imparare ad interagire con animali con mi temono in quanto nemico, hanno una paura atavica per l’essere umano. E’ una grande responsabilità maneggiarli nel modo giusto, perché devo farlo per il loro bene e con rispetto per la loro indole.

A 2 mesi dal recupero, dopo l’alimentazione forzata, l’intervento e la fase di recupero, l’animale è stato rilasciato in natura. “Io trovo queste soddisfazioni uniche – ha commentato emozionato il veterinario – E non lo dico per tirare l’acqua al mio mulino. Ma dopo una frattura al femore operata 2 mesi fa, ridare la libertà a questa poiana non ha prezzo. Tutto a spese nostre, con il mio collega Antonio Fazio che non finirò mai di ringraziare. Non voglio passare da eroe, semplicemente è stata una grandissima esperienza coronata da un grande successo e una grande soddisfazione nostra che ci riempie d’orgoglio”.

A.B.

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