A due giorni dalla morte della lupa, recuperata pelle e ossa sul Grappa e giunta ormai allo stremo sul tavolo dell’ambulatorio del veterinario Massimo Nicolussi, è proprio il professionista, profondamente toccato dall’esperienza a dedicare all’animale selvaggio uno struggente messaggio d’addio.

Abituato ad animali di vario genere, prendere in braccio la lupa, leggera come una piuma perché impossibilitata ad alimentarsi da tempo, è stato per il veterinario un momento che sarà impossibile dimenticare. Con l’odore dell’animale selvaggio nelle narici, lo sguardo fiero in cerca di qualcosa di noto, il rantolo del respiro finale ancora nelle orecchie, Nicolussi ha voluto condividere l’emozione con chi, attraverso i social ed i media locali, aveva seguito il tentativo di salvataggio della cucciolona di lupo, di circa un anno di vita.

La lettera di Nicolussi alla lupa

Ciao lupetta. Con i tuoi 12 kg non sembravi più un lupo: i tuoi fratelli ormai grossi e robusti pesano quasi il triplo di te… La menomazione alla tua zampa in un inverno particolarmente rigido e nevoso è stata determinante: la natura, scrigno di perle di bellezza ed armonia, è stata avara e crudele con te. La forte e recente nevicata ha ulteriormente rallentato il tuo incedere, la debolezza fisica ti ha un po’ alla volta consumata. Spettacolari credo fossero le battute di caccia dei tuoi famigliari a cervi, caprioli e camosci, le cui spoglie l’intero branco faceva sicuramente sparire tra le fauci in un batter d’occhio. A te, che penso arrivassi ogni volta al banchetto con un certo ritardo, della ‘cacciagione’ non rimanevano che le ossa e qualche tendine. Ormai le carni saporite e succulente delle tue normali prede dovevano essere per te un lontano ricordo. Qualcuno da qualche settimana ti aveva notata e segnalata… Solo un cacciatore di passaggio però aveva visto il tuo nascondiglio, comunicando la cosa agli agenti. Non è stato difficile ma nemmeno così semplice recuperarti, con l’aiuto di una leggera narcosi. Dopo la terapia d’urgenza all’arrivo in Clinica, hai avuto un piccolo cenno di ripresa: i tuoi occhi, quasi più “umani” dei nostri, color nocciola, caldi, mi scrutavano, sembrava nascondessero un’anima, un’anima lupina. Ce lo aspettavamo che saresti potuta andartene da un momento all’altro, come poi è successo, anche se ognuno di noi nutriva dentro di sé una piccola speranza. Ringrazio tutta la squadra per il supporto, l’organizzazione e il grande entusiasmo profuso. Questa volta non ce l’abbiamo fatta a salvarla ma abbiamo fatto del nostro meglio”.

Morto il lupo ricoverato a Thiene: “Ferito, non cacciava da tempo”. Fotogallery

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