“Cervi, caprioli, cinghiali, cormorani, volpi, lepri, storni stanno proliferando anche in Veneto in modo incontrollato e causano gravi danni all’agricoltura e all’ambiente: dobbiamo cambiare approccio e passare da un regime di protezione assoluta ad uno di gestione controllata mirata”. E’ quanto ha ribadito l’assessore all’agricoltura e alla caccia della Regione Veneto accogliendo i rappresentanti regionali della Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) che hanno illustrato a palazzo Balbi i contenuti della loro richiesta di riforma della legge nazionale 157/1992 “per una corretta gestione della fauna selvatica”.
L’organizzazione di imprenditori agricoli chiede una inversione di rotta nella legislazione nazionale, per cambiare il regime di protezione di cui gode la fauna selvatica e introdurre una gestione regolata per tutte le specie che causano danni all’ambiente e alle attività dell’uomo. Si prevede, inoltre, il risarcimento totale dei danni diretti e indiretti subiti da agricoltori e allevatori.
“Una proposta condivisibile e realistica”, l’ha definita il titolare delle politiche agricole e venatorie del Veneto, che si è dichiarato pronto a condividerla con gli assessori all’agricoltura e all’ambiente delle altre Regioni e a presentarla ai due ministeri interessati, Agricoltura e Ambiente.
“Solo lo scorso anno la Regione Veneto– ha reso noto l’assessore – ha ricevuto richieste di risarcimento per i danni causati dalla fauna selvatica per oltre un milione e 200 mila euro e ne ha liquidato 814 mila euro. “Sono risorse pubbliche, peraltro insufficienti a garantire a tutti un risarcimento integrale dei danni – ha sottolineato – che potrebbero essere spese per scopi più utili, se si adottassero politiche mirate di controllo delle specie più nocive”.
“Le Regioni – ha avvertito – hanno poteri limitati, perché la fauna selvatica è patrimonio statale protetto. Tuttavia, al momento, è possibile agire con lo strumento delle deroghe alla legge 157 e dei piani di selezione mirati, purchè approvati dell’Ispra e del ministero per l’Ambiente. Il Veneto è riuscito ad ottenere il via libera al piano regionale di eradicazione della nutria nel 2016 e, l’anno successivo, al piano di contenimento dei cinghiali, perché ha fatto perno sulla figura degli operatori volontari selezionati e formati che operano sotto le direttive della vigilanza provinciale e regionale. Solo nel 2018 sono circa 5500 i cinghiali abbattuti, grazie agli operatori abilitati e agli agenti provinciali. Quest’anno sperimenteremo anche la collaborazione diretta con il mondo venatorio per contenere la popolazione dei cinghiali nell’area naturalistica del Baldo e del Veronese”.
“Il Veneto – ha aggiunto l’assessore – sta chiedendo l’autorizzazione ministeriale e dell’Ispra anche per un piano di controllo dei cormorani, che hanno messo in ginocchio le valli da pesca in laguna e nel delta del Po. Servirebbe, inoltre, potenziare i piani di selezione per cervi, camosci e caprioli, che si spingono ormai fino al litorale causando gravi danni a colture e vegetazione di macchia, nonché per storni, gabbiani e volpi. Quanto al lupo, specie protetta a livello europeo – ha ripetuto l’assessore – stiamo chiedendo da mesi, senza esito alcuno, un incontro con il ministro dell’ambiente per discutere la possibilità di deroghe mirate al piano di protezione”.
“Ma la vera urgenza – ha dichiarato l’assessore – è quella di una svolta culturale, a livello legislativo, amministrativo e di opinione pubblica per superare il rigido concetto di protezione e adottare quello di gestione dinamica, consapevole e ben gestita della fauna selvatica, sotto il controllo e in stretta alleanza con il corpo forestale dello Stato e nella prospettiva di un coordinamento regionale di polizia faunistico-venatoria”.
a cura ufficio stampa Regione Veneto