C’è una sottile alchimia che scatta quando la passione diventa condivisione e il gusto si fa racconto. È successo lo scorso 10 luglio al Ristorante Sant’Eusebio di Bassano del Grappa, dove un evento riservato alla stampa e ad alcuni selezionati stakeholder del mondo enogastronomico ha trasformato una cena in un’esperienza, un’idea in un progetto duraturo. Il titolo, semplice ma denso di significato: Un connubio di eccellenze. Il risultato? Una serata che ha saputo unire eleganza, autenticità e visione, raccontando un nuovo modo di pensare alla ristorazione: come ponte tra territori, stagioni e persone. A firmare l’iniziativa due nomi noti a chi frequenta le tavole d’autore del Nordest: Roberto Astuni, patron del Sant’Eusebio, e Paolo Grando, fondatore dell’Enoteca Contemporanea di Feltre, meglio conosciuto come “l’Ostricaro di Montagna”. Un soprannome che già racchiude in sé il senso di questa serata: portare l’Atlantico nel cuore della pedemontana veneta, lasciando che siano i sapori – non i chilometri – a tracciare le distanze. L’atmosfera, fin dai primi calici, era quella delle grandi occasioni: musica dal vivo, luci soffuse, volti curiosi, e un percorso degustativo pensato per sorprendere anche i palati più esperti. Le ostriche Gold Beach e Speciale Geay – servite sia nature che in abbinamenti audaci con Asparago Bianco di Bassano DOP in agrodolce e Ciliegia di Marostica IGP infusa nell’aceto di mele – hanno dato il via a un viaggio sensoriale tanto inedito quanto centrato. A seguire, gli scampi della secca Porcupine, una selezione di caviale italiano firmato Calvisius e un risotto destinato a diventare cult: mantecato con granita di ostrica e fiori d’estate, creato dallo chef Alessandro Alessi. Un piatto che ha saputo unire mare e terra, raffinatezza e freschezza, in un equilibrio poetico. Il pairing enologico, come da copione, non è stato da meno. Il Prosecco “LuceB” Extra Brut dell’Osservatorio del Re ha sedotto con la sua finezza data dalla spremitura a freddo del solo mosto fiore e dalla presa di spuma lenta, seguendo i cicli lunari. Il “Collis Aureus”, rifermentato in bottiglia senza separazione dei lieviti, ha aggiunto struttura e verticalità, sposandosi perfettamente con l’idea di purezza delle ostriche. A chiudere il cerchio, l’Ezzelino il Balbo – un Piwi di carattere da uve Bronner e Johanniter – e uno Champagne Reserve Brut di Closquinet, azienda familiare attiva dal 1785. A fare da sigillo alla serata, l’antico sigaro Nostrano del Brenta: un simbolo di identità e memoria, nato dalle mani dei frati di Campese e reso celebre dai contrabbandieri che lo trasportavano lungo la Via del Tabacco. Un dettaglio? Forse. Ma anche un modo per ricordare che ogni territorio ha le sue storie, e ogni prodotto il suo racconto. Quella di Bassano e Feltre è però più di una serata. È l’inizio di un sodalizio: da ora, le ostriche selezionate da Grando saranno parte integrante della carta del Sant’Eusebio. Una sorta di “corner” permanente dell’Enoteca Contemporanea, con il personale del ristorante formato direttamente dall’Ostricaro, per garantire rispetto e competenza. Un gesto semplice, ma che dice molto. Perché oggi la ristorazione non è solo tecnica e bellezza: è relazione, consapevolezza, dialogo. E quando tutto questo si incontra in un piatto – o in un’ostrica – il risultato non può che essere memorabile.

Valentina Ruzza

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