Prendendo spunto da un post condiviso da una nostra lettrice, Anna Dolfini, che ci segue da anni, abbiamo voluto dedicare una puntata della nostra rubrica “Itinerari” al Sentiero Alto di Cogollo del Cengio. Una facile percorso ciclo pedonale che si svolge al confine tra l’abitato di Cogollo e il monte. Attraversa tutto  il territorio comunale sul versante rivolto a sud della valle dell’Astico.
Lungo il suo tracciato si incontrano vecchie masiere, resti di antichi terrazzamenti, vasche d’acqua che un tempo servivano per lavare i panni, oratori, la vecchia chiesa di Cogollo, boschi, prati, piccole contrade. Esposto al sole d’inverno, ombreggiato d’estate, facile da percorrere a bici o a piedi, ha un dislivello massimo di 115 m. Il percorso è lungo 6-7 km (a seconda delle alternative scelte) e può essere percorso a piedi in 1,5-2 ore.

 Come si legge nel sito del comune di Cogollo, si parte dalla piazza di Mosson, spalle all’oratorio di San Gaetano (costruito nel1676 al posto dell’antica chiesa di Santa Giustina), che fa angolo con la strada. Di fronte la chiesa parrocchiale che si affaccia sulla piazza.
Il percorso inizia dalla strada in fondo a destra, si percorre via San Gaetano, attraversata via Bramonte si prosegue in salita per via C. Colombo dopo la curva si prenda a sinistra sempre per via Colombo che sale dritta uscendo dall’abitato. Al termine della strada incrociamo una strada ripida in salita: è il tracciato dell’antica ferrovia Rocchette Asiago che qui saliva con una cremagliera.
Inaugurata nel 1910 la ferrovia a scartamento ridotto venne dismessa nel 1958, ma restano le memorie del vecchio trenino che ha collegato per primo Asiago con la rete ferroviaria nazionale.
Attraversiamo la ferrovia tenendoci a sinistra e proseguiamo in salita su strada sterrata ampia. Ancora qualche centinaio di metri e a sinistra troviamo la deviazione per la strada del Lamaretto detta anche “strada romana”. Il termine indica più una strada antica che una strada costruita 20 secoli fa, si notano tracce di pavimentazione a ciottolato che emergono qua e la. Si prosegue scendendo sempre, il paesaggio incassato nel bosco si apre verso valle mentre vecchie “masiere” (muri in pietra a secco) sostengono il terreno a monte.

Arriviamo alla pozza del Lamaretto. Abbiamo percorso circa 1500 metri dalla partenza.

La pozza del Lamaretto è una pozza di acqua naturale che raccoglie una sorgente naturale, l’acqua è continua, ma poca. Un tempo serviva per abbeverare il bestiame e anche per lavare, oggi è luogo di ristoro.
Ora siamo a Follon. Si prosegue in discesa per via Progresso, al primo bivio conviene prendere la sinistra per passare davanti a un colorato capitello del 1857, si giri a destra e si prosegua diritti per via Fonte in leggera salita fino ad arrivare al parco del Fosso. Si passi attorno alla lunga fontana in pietra che dà un’acqua perenne. Il sentiero costeggia la fonte da dietro e arriva in cima alla salita ora di fronte si vede la parrocchiale di San Cristoforo, si attraversa il corso d’acqua in secca e si prosegue sempre lasciando la chiesa a sinistra. Il sentiero attraversa una pineta e sbuca in fondo a via Fontana dove prendiamo a destra salendo. Sempre seguendo i cartelli passiamo davanti a vecchie corti e porticati ad archi, testimonianza dell’antica architettura di Cogollo.

Si arriva in via Roma e si prende ancora la strada in salita lasciandoci a sinistra una casa color lilla. Il bivio che troviamo ora ci permette di scegliere due tracciati diversi.
Prima di proseguire si noti che la strada in salita da cui siamo venuti ha come due spalle in calcestruzzo ai lati e queste spalle hanno una specie di binario verticale. Nel passato la strada che viene dal monte talvolta raccoglieva tanta acqua da diventare un torrente e per evitare che entrasse nelle case del centro, venivano inserite delle paratie che deviavano l’acqua a valle.
Siamo ad un bivio, la strada più facile è quella di scendere a sinistra lungo la strada asfaltata e poi prendere il facile sentiero segnalato sulla destra, è il sentiero dei Bissuj cui si ricongiunge l’altro tracciato.
Proseguendo dritto si giunge alla corte della chiesa vecchia, una lunga scalinata porta sul pianoro dove sta la chiesa dell’Olmo e il vecchio campanile. Conviene salire i gradini e dare un’occhiata dall’alto.

Il sentiero passa sotto la volta e prosegue a ovest, notare delle laste (lastre di calcare infisso a terra e poste in piedi a contorno del sentiero). Sulla destra numerosi passaggi portano l’accesso ai terrazzamenti ancora coltivati, uno dei primi è quello che porta al Prà della Warda, una spianata che ospitava un posto di guardia medievale.
Passato un tratto di parapetto in legno si prenda a sinistra lungo un sentiero che ha un tratto ripido, scorre in mezzo ai prati e scende fino a ricongiungersi al sentiero dei Bissuj.

In alternativa si poteva continuare lungo il sentiero e dopo circa 300 m prendere sulla sinistra per il Sentiero delle Fratte che si ricongiunge al tracciato principale con un suggestivo percorso nel bosco.

Si arriva al sentiero dei Bissuj una facile e larga strada ciclo pedonale che scorre ombrosa e incontra una serie di vasche d’acqua. Presso la più grande vi è un oratorio privato.

Vale la pena di fermarsi un attimo

La zona del capitello dei Bissui con l’adiacente canale fu utilizzato un tempo come lavatoio pubblico; caduto in disuso nel maggio 1990 è stato restaurato dal Gruppo Alpini di Cogollo del Cengio.Il piccolo oratorio porta la scritta”“FAMIGLIA CARLASSARE ORATE PRO EA AN 1850”. Il dipinto della Madonna col Bambino è opera di Pietro Zuccollo da Piangrande. Sotto la volta della nicchia appare un elemento ornamentale ancora visibile; si tratta di una stella a cinque punte scolpita in un blocco di marmo; all’interno della stella vi è inscritta una circonferenza che funge da alloggio della croce ivi scolpita.
Si prosegua fino a incontrare la strada asfaltata, siamo a altre 3500 metri dalla partenza.
Le scalette che scendono a destra sono quelle del Sentiero Fratte della Costa. Si prosegua diritto e poco oltre si prenda a destra. Il sentiero è piano con pochissimi tratti in salita e conduce dolcemente verso Casale, in alto a destra si vede il Monte Cengio.

Superato il tornello vi è un bivio: è possibile attraversare Casale con la variante bassa, che scende a sinistra: dopo la discesa diventa un tranquillo sentiero ombreggiato. Se si prosegue diritto si segue la variante alta che passa per il centro di Casale. Dove finisce il sentiero si vada a destra lungo l’asfalto e si segue la strada, dopo il capitello del 1855 vi è una piccola vasca che raccoglie l’acqua del monte.
Dove la strada asfaltata curva si prenda per la discesa, proseguendo dritti si incontrano sentieri che conducono a San Zeno e su al Monte Cengio.
In fondo alla discesa si prende il sentiero a destra degli alberi. La strada larga scende lungo i bordi dei giardini, ora il Cengio ci sovrasta. Si prende a destra seguendo i cartelli, la strada è pianeggiante e larga, costeggiata da masiere. In questo tratto vi sono dei punti panoramici dove sostare. Dall’altra parte della valle è possibile vedere la chiesetta di San Giorgio, forse di origine longobarda che contiene pregevoli affreschi. Purtroppo per riconoscerla l’occhio deve passare
sopra alla zona industriale di Seghe di Velo.

Più a destra, sempre sul versante opposto, vi è Velo d’Astico adagiata sotto il monte.
Il sentiero si fa stretto e una serie di parapetti in castagno guidano oltre alcuni punti ripidi. Siete ora arrivati a Piangrande a 5700 metri dalla partenza.

E’ una piccola contrada abitata da poche persone. Vecchi intonaci, viti arrampicate sulle facciate, silenzio. Un sentiero sale verso San Zeno.
L’antico  Oratorio di San Zeno (San Zenone), fu probabilmente edificato tra il 780 e l’800 dai monaci di S. Zeno di Verona; è  raggiungibile dalla contrada di Casale a piedi, per il sentiero che porta ai “Ronchi alti”.
Dall’Oratorio, arroccato sulle pendici del Monte Cengio, si può ammirare l’intera conca di Arsiero e Velo, dove confluiscono le valli del Posina e dell’Astico.
Lo storico prof. Giovanni  Mantese, commentando questo documento, conclude che l’origine di questo Oratorio, come altri nel vicentino va riferita ad antichi possedimenti del celebre monastero veronese di San Zeno e possono sicuramente risalire ad epoche anteriori all’anno 1000.
L’Oratorio fu custodito da eremiti fino al 1700 (Romitorio), poi durante la 1^ Guerra Mondiale 1915-1918 divenne rifugio dai soldati italiani; distrutto dai bombardamenti venne poi ricostruita nello stesso luogo.
Si attraversi l’abitato e dove finisce la strada inizia il sentiero in una strettoia tra le case, si prosegue seguendo le masiere, in fondo si vede il duomo di Arsiero emergere dalle curve della montagna, in alto a sinistra il profilo dei monti rivela un piccolo foro subito sotto la sommità, si tratta di Priaforà, se siete al tramonto potete vedere la luce che lo attraversa.
Gli ultimi 300 metri non sono ancora stati sistemati e mostrano il sentiero com’era prima dei recenti lavori. Il sentiero termina a Schiri. Il percorso totale è di circa 6,2 chilometri, percorribile a piedi in 1,5-2 ore

Fonte (Sito del Comune di Cogollo del Cengio)

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