Ci sono luoghi che non si dimenticano, e percorsi che sanno parlare. Il sentiero CAI 804, che parte da Treschè Conca e conduce al maestoso Forte Corbin, è uno di quei cammini che raccontano una storia, in ogni curva del bosco e in ogni panorama che si apre all’orizzonte. Siamo sull’Altopiano di Asiago, terra di pascoli, silenzi e memorie. Si parte dalla piccola ma curata chiesa di San Luigi Gonzaga, a Treschè Conca, dove il tempo sembra scorrere più lento. Bastano pochi passi per lasciarsi alle spalle le case del paese e immergersi in un’atmosfera sospesa tra natura e passato. Il percorso, lungo circa 10 chilometri, è alla portata di tutti: non serve essere escursionisti esperti, ma solo avere voglia di camminare con il cuore aperto. I primi tratti si snodano tra boschi di faggi e prati che profumano d’erba e resina. Il sentiero è ben segnalato, facile da seguire, e il dislivello – poco più di 250 metri – si affronta senza difficoltà. A metà strada, quando si arriva su un pianoro, lo sguardo inizia ad allungarsi sulla vallata sottostante. Ed è qui che si comincia a intravedere lui: il Forte di Punta Corbin. Una presenza imponente, silenziosa, che osserva da oltre un secolo la Val d’Astico. Costruito tra il 1906 e il 1914, il Forte Corbin è uno dei simboli della Prima Guerra Mondiale in Veneto. Camminarci dentro è come aprire una finestra sul passato: gallerie, cannoniere, dormitori e sale di comando raccontano la vita dei soldati, tra gelo, paura e speranza. Oggi il forte è visitabile, ben tenuto e valorizzato grazie alla passione della famiglia che lo gestisce. C’è anche un piccolo bar, perfetto per una sosta con vista mozzafiato. Chi vuole, può scaricare un’audioguida e lasciarsi accompagnare passo dopo passo da racconti e testimonianze. Vale la pena prendersi almeno un’ora per esplorarlo tutto, lasciandosi sorprendere dalla bellezza austera di un luogo che ha conosciuto il fragore della guerra e ora regala solo pace. Il ritorno, più tranquillo e in parte asfaltato, è l’occasione per rallentare ancora di più. Lungo la strada si incontrano opere d’arte, come la scultura “Il Saggio” intagliata nella roccia, ma anche piccole lapidi che commemorano giovani caduti. Ogni elemento è lì per ricordare quanto questo territorio sia stato teatro di sacrifici e quanto, oggi, sia importante camminarci con rispetto. Per chi ha ancora energie, è possibile allungare l’itinerario fino al Monte Cengio, un altro luogo simbolico del fronte italo-austriaco, con trincee a picco sulla valle e croci che sembrano abbracciare il cielo. Quello da Treschè Conca al Forte Corbin non è solo un sentiero. È un viaggio dentro la storia, dentro la natura, dentro di noi. Un cammino che invita a rallentare, ascoltare, osservare. Perché a volte basta una camminata ben fatta per sentirsi di nuovo in sintonia con il mondo.

V.R.

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