…E vi dichiaro marito e moglie. Accomodatevi alla cassa: 190 euro, grazie.
Lo strano connubio tra sacramento e acquisto, tra Chiesa e supermercato, non è follia della scrivente ma serio argomento di confronto tra il Papa e i Vescovi. La bacchettata a un sacerdozio “affaristico” è arrivata dal Santo Padre, Francesco Bergoglio, certamente scaturita dallo “scandalo” dello scorso giugno: quella lettera al Papa da parte dei fedeli di Villa di Baggio, un piccolo borgo sulle colline pistoiesi.

 

Lì – scrissero i fedeli -l’anziano parroco, don Valerio Mazzola, alla porta della Chiesa aveva esposto un “tariffario” dei sacramenti. “190 euro per il matrimonio, 90 per un battesimo o un funerale”. Si leggeva questo sul “tariffario”.
I fedeli erano insorti e avevano scritto al Papa. E lui ha risposto: ” Gesù usa la frusta contro i mercanti nel tempio – ha detto il Pontefice nell’omelia in Santa Marta – perché Gesù viene a portarci la gratuità dell’amore di Dio. E quando le chiese diventano affariste, si dice che non è tanto gratuita la salvezza”.

Ma ecco che, “s’ode a destra uno squillo di tromba, a sinistra risponde uno squillo”, pronta è arrivata la risposta del presidente Cei, Angelo Bagnasco: “I sacramenti non sono pagati in nessun modo. Le offerte che i fedeli intendono dare in forma libera sono un modo per contribuire alla necessità materiali della Chiesa”.
Ma la commistione tra Sacro e profano, così attenuata dalla difesa d’ufficio del cardinal Bagnasco, cade certamente di fronte alla ricchezza di arredi e all’opulenza delle vesti di un clero da “passerella”.

Cardinali, vescovi, grand commis di curia indossano modelli  “prete”  à porter come fossero al Pitti. Il costo? Vale quasi 20 matrimoni o 40 funerali officiati da don Valerio, una casula ( veste liturgica di chi celebra Messa) che è stata pagata ben 3172 euro ( ma, sia chiaro, ricamata a mano). E poi ancora pastorali, croci pettorali, e anelli e mitrie.
E di arredi ne vogliamo parlare? Quelli ornamentali come statue, calici, tabernacoli, o di “mobilio”, come confessionali, inginocchiatoi, rappresentano un vero business visto il giro di assegni che ruota attorno alla “chiesa fashion”.
Qualche tempo fa, un’inchiesta del Gazzettino svelò le cifre milionarie di un settore che non conosce crisi, quello dell’oggettistica religiosa. Ne venne fuori che il fatturato dell’arte sacra sfiora i 300 milioni di euro l’anno, di cui 8 sono dati dall’oggettistica religiosa.
Paramenti, arredi e accessori per la Messa, specie se quelle di Natale o Pasqua ( ma neanche quelle di Matrimoni e Battesimi scherzano), sono un “miracolo economico” dell’Italia che, tra una protesta in piazza o un rosario in mano, spera che qualcosa cambi.
Se poi, come dichiara il cardinal Bagnasco, il buon fedele vuol trovare anche il tempo di fare qualcosa per la “povera Chiesa”, benvenga un listino prezzi, meramente indicativo, che stabilisca il valore della generosa offerta.
Al cuor non si comanda. Si suggerisce.

Patrizia Vita

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