Papa Bergoglio, forse in tempi lontani, deve essere stato morso da un cane o graffiato da un gatto. La chiave psicologica, infatti, spiegherebbe perchè, spesso, torni a disquisire sul rapporto uomo-animali domestici, dando ad esso un’accezione anomala e fuorviante da altri rapporti affettivi.
Lo ha fatto nella udienza giubilare in piazza San Pietro, dove ha detto: “La pietà non va confusa con la compassione che proviamo per gli animali che vivono con noi. Quante volte vediamo gente tanto attaccata ai gatti, ai cani, e poi lasciano senza aiuto il vicino, la vicina che ha bisogno. Così non va”.
Lo aveva già fatto due anni fa, quando, a proposito di coppie che scelgono di non avere figli e, invece, tengono cani e gatti in casa, Bergoglio, a sostegno di un amore fedele, perseverante e fecondo, così si espresse: “E’ meglio forse avere un cagnolino, due gatti, e l’amore va ai due gatti e al cagnolino?”
A rieccoci, Papa Francesco crea due fazioni opposte e inavvicinabili: o l’amore per gli animali o quello per gli umani. Non considera, il Santo Padre, che l’uno e l’altro non sono inscindibili tra loro, e che spesso, chi ama il quattrozampe di casa al tempo stesso aiuta l’anziano della porta accanto a portare la spesa o porta il brodino caldo alla vicina malata.
Sulla scelta, poi, di una coppia di non procedere alla procreazione, Bergoglio lasci che ciascuna decida in piena autonomia se dedicare un’ora al giorno del proprio tempo libero per 10-12 anni a un cane o un gatto, o tutta la vita a un figlio. O ancora che ciascuna valuti se questo mondo sia ormai migliore da vivere più per gli animali che per gli esseri umani.
Egoismo o pessimismo? L’uno o l’altro che prevalga, il bello della vita consiste anche, forse soprattutto, nella libertà di scegliere chi merita il nostro amore. Pur consapevoli che il vicino di casa va avvertito in caso di incendio.
Patrizia Vita