Mille persone senza occupazione nel giro di un anno, 900 residenti tra Thiene e Schio nuovi iscritti alle liste di mobilità. Di questi, 600 sono stati licenziati da aziende dell’Alto Vicentino, che non ce la fanno più. E ancora, da gennaio 2012, sono state 12mila le ore di cassa integrazione richieste da ditte di ogni genere. Lo scenario descritto dai sindacalisti della Cgil non sembra quello del ricco Nord Est , modello di lavoro per Italia ed Europa.
Un’oasi felice fino a qualche anno fa, dove non si registrava alcun caso di disoccupazione e addirittura, arrivavano dal Sud e da fuori penisola per trovare lavoro nelle fiorenti fabbriche dell’Alto Vicentino. Di quegli ‘stranieri’, ora il 50 per cento è disoccupato e si tratta di padri di famiglia monoreddito che non sanno come sbarcare il lunario. Persone che si ritrovano lontane dalla terra natia e in un ambiente spesso ‘ostile’ in nome di un lavoro che non hanno più.
A soffrire e a non poter dare occupazione sono fabbriche di ogni genere. Ditte tessili, dove non si producono più tessuti, ma anche metalmeccaniche, edili, alimentari. La crisi non risparmia nemmeno chi produce sedie e articoli per la casa.
Secondo Luca Rossi, Michele Gregolin, Renato Omenetto e Massimiliano Bianco, battaglieri sindacalisti di Cgil, la situazione è grave, ma potrebbe migliorare se ci fosse più dialogo con la politica locale. ‘E’ vero che un sindaco non può fare molto per risollevare le sorti di un’azienda, ma si può fare portavoce con le istituzioni superiori, oltre a stare vicino ai suoi concittadini, prendendo coscienza del fatto che dietro dei posti di lavoro ci sono famiglie che soffrono, che vanno sostenute moralmente e con azioni volte a dare loro voce – hanno detto i rappresentanti sindacali ai giornalisti convocati nella sede di Thiene della Cgil e davanti alle Rsu, dallo sguardo martoriato dal dolore di chi non vede niente nel futuro – . Occorre mettersi davanti ad un tavolo e dialogare per studiare nuove strategie economiche’.
‘L’attuale politica industriale sta affossando la nostra economia – ha detto Luca Rossi – urge un nuovo piano, volto a studiare le esigenze del territorio, affinchè si creino opportunità di lavoro. Ma i sindaci devono fare la loro parte e gli operai che in questo momento stanno facendo cordata, dandosi solidarietà a vicenda, devono uscire dall’isolamento a cui sono stati relegati. Confindustria deve ascoltare. Le modalità per uscire dalla crisi ci sono con la riconversione dei prodotti. Le imprese inoltre, devono mettersi in rete’.
‘ Servono riforme – ha detto Michele Gregolin – i metalmeccanici soffrono come mai era accaduto. Chi perde il posto, difficilmente ne trova un altro. I contratti a tempo indeterminato non esistono più’.
‘Basta pensare alla Filivivi – ha concluso Renato Omenetto – un colosso come quello, ridotto allo stato attuale. Un pensiero va anche ai disabili senza lavoro – ha ricordato il sindacalista – loro sono anche più penalizzati perchè la loro condizione non consente di ricollocarli altrove. Abbiamo dei casi che ci preoccupano. Non vanno e non possono essere abbandonati’.
Natalia Bandiera