Arrivare alla soglia dei 60 anni e venire buttato nella bolgia dei ‘disoccupati’, con un bagaglio di esperienza e professionalità che non stimola un’assunzione, perché “troppo vecchio, tra qualche anno vai in pensione e preferisco prendere uno giovane”.

Troppo giovani per andare in pensione e troppo vecchi per riuscire a trovare un lavoro, sono migliaia gli uomini e le donne accompagnati all’uscio aziendale in nome del progresso, dopo venti o trentanni di onorato servizio perché “si meccanizza la produzione e fatturiamo di più”.

 

E’ la storia di Roberto Finozzi, 56 anni thienese che abita nel quartiere di Rozzampia. Diploma da ragioniere in tasca, un curriculum rimpolpato nel tempo da incarichi e responsabilità che lo hanno reso una figura decisiva e determinante per l’azienda con cui ha lavorato per 29 anni.
Fino a quando è stato scalzato da una ‘macchina’: “Ho perso il lavoro perché sono incappato nella tagliola del progresso: al posto mio, una macchina – ci spiega Roberto – Lavoravo all’ufficio acquisti e ricevimento merci della Telwin di Villaverla dal 1985, fino al 2014 quando per ‘riduzione del personale’ mi sono trovato a casa, senza più stipendio, ma soprattutto sentendomi ‘inutile’”.

‘Promosso’ a disoccupato
A distanza di tre anni Roberto non è ancora riuscito a trovare un impiego, che gli permetta di agguantare la pensione, sogno italiano che rischia di diventare un miraggio: “Mi mancano 6 anni, secondo gli attuali conteggi, sempre che per lo starnuto del ministro di turno, un domani, il Governo non decida di innalzare ancora di più l’età pensionabile – precisa Roberto – E dal 1° dicembre, dopo tre anni di mobilità, sono stato promosso ufficialmente a disoccupato”.
Ma dal 2014 non è rimasto con le mani in mano, dandosi da fare nell’inviare curriculum, bussando alle porte di molte aziende nell’alto vicentino, sostenendo colloqui di lavoro smorzati sempre da un: “Le faremo sapere”.
E’ finito anche nel grande bacino degli Lsu, lavoratori socialmente utili, che gli ha consentito di portare a casa un modesto stipendio: “Ho lavorato nove mesi al comando della polizia locale di Thiene, con mansione all’ufficio protocollo – racconta – E subito dopo in Comune, dall’aprile del 2016 fino a luglio di quest’anno, all’ufficio patrimonio, cultura, tributi e all’urp dove, e lo dico con immenso orgoglio, ho contribuito alla stesura del progetto digitale che poi è valso il premio Smau”.

roberto finozzi meridiana a catena

Mi vergognavo a dire “Ho perso il lavoro”
Come tanti mariti e padri di famiglia, banditi dal lavoro e con la vita risvoltata come un calzino dall’oggi al domani, anche Roberto ha sentito la terra tremare sotto ai suoi piedi, con certezze del giorno prima spazzate via dalla mano che firmava la lettera di licenziamento.
Una situazione percepita con sensi di colpa e vergogna da chi, come Roberto, è cresciuto in un territorio dove ci si ‘immola’ sull’altare del lavoro: “C’è poco da di dire, noi veneti ce l’abbiamo nel Dna la voglia di lavorare: farsi una famiglia e avere un lavoro, sono le colonne portanti che hanno reso il Veneto la locomotiva dell’economia nazionale – puntualizza – E vedermi mancare la certezza del lavoro mi ha trascinato in una grossa crisi personale: non dormivo di notte e l’unico pensiero che rimbombava in testa era ‘ho perso il lavoro’. Quando incontravo dei conoscenti non riuscivo a dire la verità, perché me ne vergognavo e mi sentivo ‘squalificato’ socialmente”.

Cinquantenni disoccupati, reietti della società
Regole di mercato, difficoltà economiche forzano la mano ad aziende che, per proprio tornaconto, falciano il patrimonio umano per diminuire la forbice tra costi e ricavi. Da splendido impiegato, Roberto si è trasformato in un numero di matricola cancellato: “Come un vasetto di yogurt, per il sistema, siamo a scadenza: dopo che per una vita hai dato tutto quello che ti è stato chiesto, ti voltano la faccia e ti ritrovi reietto – ricorda con amarezza – Mi sono sentito tradito, ma non ho voluto arrendermi, mi sono iscritto come fossi un studente fresco di diploma al centro per l’impiego, sono diventato un Lsu per il tempo che la normativa mi ha concesso, tornando ad apprezzare la qualità della vita”.
roberto finozzi orologio solare thiene
Nella stessa situazione di Roberto, migliaia di persone scivolate senza chiederlo nel dramma della ‘disoccupazione over 45’. Una situazione esacerbata dalle continue riforme pensionistiche, prese a mazzate dall’allora ministro Fornero, presentata sei anni fa mentre con una mano si asciugava la lacrima pubblica e con l’altra mano alzava il paletto sociale, spingendo sempre più in là la meta della pensione, generando un’onda che ha travolto migliaia di persone e che, a distanza di pochi anni, si sta trasformando in uno tsunami.

L’appello di Roberto: “Aiutatemi a trovare un lavoro”
Trovandosi forzatamente con del tempo a disposizione Roberto, ha trovato appiglio nella sua passione che lo vede dipingere e creare di orologi solari: “Mi sono avvicinato alla gnomonica nel ’97 e cinque delle mie meridiane sono classificate tra le più belle al mondo – racconta con orogoglio Roberto – Anche a Thiene: è sempre una mia creazione la meridiana sulla parete del liceo Corradini”.

Pennelli e calcoli di angolazioni dell’ombra del sole a parte, per Roberto Finozzi è fondamentale trovare un posto di lavoro, per completare i 6 anni che gli mancano per la pensione: “Ma anche per un mio personale senso di riscatto, nei confronti di una società latitante -conclude -Spero con tutto il cuore di trovare un’azienda che creda in me, investendo nelle mie capacità e professionalità maturate in trentanni di lavoro”.

Paola Viero

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