L’Italia ha rinunciato alla lotta all’evasione fiscale.Secondo i dati raccolti dalla Corte dei Conti all’interno della Relazione al Rendiconto dello Stato 2015, l’attività di controllo sui grandi evasori è ferma ai risultati di dieci anni fa.

Che lo Stato avrebbe gettato la spugna lo confermerebbero sia il numero di accertamenti eseguiti che i risultati finanziari ottenuti, davvero un magro bottino rispetto all’enormità delle cifre che si presumono vengano annualmente evase dai grandi contribuenti, imprese e professionisti.

Come riporta anche Fiscoequo.it nel 2015 le somme recuperate dai controlli fiscali sono stati circa 7,7 miliardi di euro, cifra che ha fatto registrare una flessione del 3,87% rispetto all’anno precedente.

Quasi del tutto ininfluente l’azione di recupero messa a punto dall’Agenzia delle Entrate. Un esiguo introito di 621 mila euro, facendo registrare una flessione del 4% sui risultati 2014 e ben del 16% rispetto al 2012, anno del terrore per gli evasori del Fisco, quando sotto la guida del Governo Monti, gli agenti aspettavano i dichiaranti reddito zero a Cortina d’Ampezzo, impegnati in lussuosissime vacanze.

Con un effetto domino il minor numero di accertamenti determina anche una riduzione della maggiore imposta accertata (- 17,7 per cento). In particolare come spiega il sito Fiscoequo.it, la distribuzione dei controlli fra le diverse tipologie di contribuenti mette in luce un’accentuata flessione, sia numerica che in termini di maggiore imposta accertata, degli accertamenti operati nei confronti dei grandi contribuenti, rispettivamente -12,2 per cento e -38,2 per cento.

L’elaborazione dei dati sull’ultimo quadriennio eseguito dalla Corte dei Conti mette in luce un quadro a tinte fosche. Ne emerge l’immagine di uno Stato che ha deciso di voltarsi dall’altra parte, rinunciando a recuperare le somme evase dai soliti ricchi furbetti, forse sapendo di poter reperire il necessario sfruttando altri canali come la tassazione sui cittadini onesti che le tasse le hanno sempre pagate, e sui quali la funzione deterrente degli enti di recupero crediti come Equitalia ha sempre funzionato. Eccezion fatta per il biennio del Governo di Mario Monti che come ricordavamo prima è stato caratterizzato da una rinvigorita lotta all’evasione, lo Stato non ha predisposto gli strumenti necessari per eseguire gli accertamenti in maniera sistematica.

Secondo la Corte dei Conti, a confermare questa inerzia delle istituzioni anche la riduzione delle risorse umane impegnate. Infatti, queste sono diminuite del 6,5% negli ultimi 5 anni, un dato che si è fatto critico lo scorso anno quando la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittime le norme che davano la possibilità di attribuire incarichi dirigenziali a funzionari della Terza area.

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