Fotografie di bambini seduti sul prato, di bambini che giocano sulla spiaggia felici e inconsapevoli, di neonati venuti al mondo due secondi prima. Bambini innocenti, che non hanno la benchè minima idea di quale rischio stiano correndo ad essere immortalati sui social network.
E poi ci sono i genitori, gli zii e le nonne, anche loro immortalati con i bimbi in braccio, come se fossero un trofeo, o mentre li incitano a mettersi in posa, quasi ad imitare le veline. E così, quando ti connetti ai social, iniziano a scorrere immagini di mocciosi con pannoloni e treccine, costumini e mini top, agghindati per festa, sorridenti, imbronciati e, ahimè, qualche volta imbrattati con rossetti e ombretti. Ma, al di là della sterile gratificazione dei genitori, che gioiscono ad ogni commento di quanto sia bella la propria creatura, dei “mi piace” che riempono di gratificazione, perdonatemi, inutile, perchè tanto è noto a tutti che “ogni scarrafone è bello a mamma sua”, a chi importa, se non alla sfera strettamente familiare? A nessuno, ad eccezione di una categoria malata: i pedofili.
State attenti e non pubblicate foto dei vostri bambini. Lo gridano le forze dell’ordine, lo ribadiscono i magistrati, gli avvocati e lo confermano le ricerche e gli studi delle associazioni che si occupano della tutela dei minori. L’allerta è ormai noto a tutti, le foto possono essere attenzionate dai “predatori”, modificate e usate per scopi pedopornografici, da smerciare e far circolare tra i malati appassionati del genere. Da una ricerca della Australia’s new Children’s eSafety, l’organismo australiano che ha il compito di monitorare la sicurezza dei minori online, il dato che emerge è raccapricciante: la metà del materiale rinvenuto nei siti pedopornografici, proviene dai social network di genitori che desideravano solo condividere il momento gioioso del proprio figlio. Nel 50% dei casi, si trattava, dunque, di milioni di immagini di minori fotografati, mentre svolgevano normali attività quotidiane, foto che agli occhi di chiunque appaiono innocue, ma che nei pedofili vengono sessualizzate. In Italia, Don Fortunato di Noto fondatore di Meter, associazione in lotta contro la pedofilia, da anni esorta a non pubblicare le immagini dei propri bambini, soprattutto quando gli scatti sono di nudità o di piccoli che assumono determinate posizioni, poichè, è stato confermato che, attraverso il touch-screen, le foto possono essere ingrandite su determinate zone intime scatenando l’ossessione del pedofilo. Tuteliamo i nostri figli, comodamente seduti sul divano, ritorniamo a sfogliare i vecchi album fotografici, memoria dei bei ricordi intimi e familiari.
Roberta Puglisi