Ha voluto dare la sua  testimonianza a Schio e a Thiene  Joaquin José Martinez, in occasione della Giornata Mondiale delle Città per la vita-Città contro la pena di morte. La sua esperienza agghiacciante ha scosso gli animi ed ha colpito chi stava ad ascoltarlo. Nato in Ecuador ma cresciuto a New York, di formazione cattolica e di estrazione borghese, a 24 anni viene rinchiuso nel braccio della morte accusato di duplice omicidio in Florida, e poi, dopo tre anni, riconosciuto innocente.

 Dal 2002, la Comunità di Sant’Egidio, in sinergia con molte associazioni internazionali per i diritti umani, ha lanciato la prima campagna di sensibilizzazione e mobilitazione contro la pena capitale. La data scelta ricorda la prima abolizione della pena capitale stabilita dal Granducato di Toscana il 30 novembre 1786. Quest’anno sono state ben 1527 le città aderenti tra cui 69 capitali nei cinque continenti, ognuna con il suo contributo diverso in favore dell’abolizione o sospensione della pena capitale.

L’incontro di José Martinez, prima con gli studenti del Liceo Corradini di Thiene e poi in Palazzo Fogazzaro a Schio, è stato ricco di emozioni. “Non avrei mai pensato di trovarmi dentro una sconvolgente esperienza peggiore di qualunque incubo” – racconta  José Martinez. “Non c’è nulla che mi possa togliere il dolore procurato da questa inenarrabile esperienza: né una firma o una preghiera” – assicura Martinez. “L’unico modo per me è il mio impegno per un mondo senza violenza, l’aiuto e il sostegno a chi ancora è nel braccio della morte. La vera rivoluzione sta nel perseguire la giustizia e la vita – dice scopertamente commosso.

La pena di morte non coincide con la giustizia – ha ricordato l’assessore del Comune di Schio Gabriele Terragin. Una recente indagine statunitense ha infatti comprovato che solo 30 delle 15.978 sentenze eseguite nella storia degli USA hanno riguardato bianchi che avevano ucciso neri, mentre negli altri casi le esecuzioni riguardavano componenti di varie comunità etniche accusati di aver ucciso dei bianchi. Si possono fare tragici errori, e se l’errore riguarda un innocente l’errore è irrimediabile – commenta l’assessore.

“Anch’io ero favorevole all’esecuzione capitale” – riconosce José Martinez, ma la pena capitale è spesso una forma di discriminazione razziale e un modo di esorcizzare le paure. Il mio impegno è quello di ogni individuo giusto: farsi carico di chi fa paura, del diverso ovvero della salvaguardia del principio dell’inviolabilità della vita – dichiara Martinez. Non si tratta di negare il male che il genere umano e l’individuo può commettere, ma il crimine non si cura con il crimine e il potere di togliere la vita – aggiunge determinato.

Oggigiorno sono oltre 150 i paesi che hanno abolito o sospeso la pena capitale. Sono un buon segno l’annovero recente tra gli abolizionisti di paesi come Uzbekistan ed Argentina, Burundi, Togo e Connecticut e la risoluzione dell’Onu del 19 novembre scorso per una universale moratoria, votata da 119 Paesi, contrari 39, residuali gli astenuti e gli assenti. Positivo anche il calo delle vittime: nel 2011 le esecuzioni sono state all’incirca 5.000 contro le 5.946 dell’anno precedente. In netta controtendenza solo Giappone.

“Ero il numero 124596 nel braccio della morte ed ora sono un uomo libero” – termina Martinez, grazie all’impegno di molti come voi in ogni angolo di mondo a difesa del valore irrinunciabile della vita.

Adelina Tadiello

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