Paradossale. Assolta solo nell’ultimo grado di Giudizio, la Suprema Corte, Amanda Knox, la statunitense accusata dell’omicidio di Meredith Kercher, avvenuto a Perugia il 1 novembre 2007, invece di baciare il suolo italiano per la grazia ricevuta, ha presentato ricorso alla Corte europea dei Diritti umani a Strasburgo, che lo ha accolto in via preliminare: sin qui l’italia avrebbe maltrattato Amanda durante l’interrogatorio. La giovane americana sostiene “che non e’ stata informata in tempi brevi in una lingua a lei comprensibile della natura e dei motivi dell’accusa formulata a suo carico”.
Ma come, viveva in Italia, stava con un italiano, e non capiva la lingua? E che ha capito di tutto il processo, solo la parola “ASSOLTA” ?
E dire che un esperto americano di giustizia, al tempo del processo aveva dichiarato che, con le prove acquisite, qualsiasi tribunale statunitense avrebbe emesso un verdetto di colpevolezza e quindi di condanna.
La ragazza di Seattle, dunque, dovrebbe riconoscere che le è andata di lusso, dopo due sentenze di condanna, l’essere tornata, scagionata dall’accusa di omicidio, a casa. E invece spunta la formula del ‘processo iniquo’ al quale sarebbe stata sottoposta, e Strasburgo gliel’ accoglie pure.
Vederla piangere in Tv, con quella faccia da “Bernadette”, onestamente fa rabbia. Fa rabbia a prescindere dal fatto che la si possa, eventualmente, considerare colpevole nonostante la decisione della Cassazione. No, fa rabbia perchè, lacrime a parte ( che fanno tanto telecamera), ha la supponenza, l’arroganza, americana: quella scorza di invincibilità, del sentirsi superiore al resto del mondo tipica dei cugini d’oltreaceano.
Non sappiamo se Amanda abbia ucciso Meredith, e non sapendolo dobbiamo prendere per buona la sua innocenza, ma avesse avuto la discrezione, il buon gusto,l’eleganza di lasciarsi l’Italia alle spalle, sarebbe stata cosa “very good” . Fosse stato al contrario, un italiano da processare in America, altro che portare la pelle a casa e poi fare causa agli immensi Stati Uniti. Per lui sarebbero stati ‘c…avoli amari’.
Patrizia Vita