“Mi hanno chiesto perché sono italiana“. Scoppia alla fine del Mondiale di pallavolo femminile, finito per le azzurre con una storica medaglia di bronzo, il caso Paola Egonu. Fresca vincitrice della classifica marcatrici del torneo iridato, l’azzurra è scoppiata in lacrime al termine della finalina per il bronzo, vinto ai danni degli Stati Uniti. L’Italia ha, infatti, chiuso il suo torneo iridato con un terzo posto comunque soddisfacente, grazie alla vittoria nella ‘finalina’ con gli Stati Uniti, un 3-0 (25-20, 25-15 27-25) che non ammette repliche.
In un video di un tifoso, diventato virale sui social, si vede l’azzurra sfogarsi, a bordo campo, al suo procuratore Marco Raguzzoni: “Non puoi capire, non puoi capire”, ha ripetuto prima di aggiungere che quella con gli Usa è stata “la mia ultima in Nazionale. Mi hanno chiesto perché fossi italiana. Sono stanca”.
Intervistata poi dalla Rai, la fuoriclasse azzurra ha parzialmente rettificato il concetto: “Adesso sono stanca, potrei prendermi una pausa dalla Nazionale. Ma non dico però di lasciarla”.
Il procuratore della campionessa, a cui si rivolge Egonu nel video che ha fatto il giro della rete, ha poi spiegato il senso delle parole dell’azzurra. “Si tratta di uno sfogo a fine partita – ha detto Reguzzoni – dopo una delusione. Paola non ha espresso un buon gioco ed è stata attaccata duramente per non aver raggiunto l’obiettivo della finale. Mi ha detto che era in difficoltà, che non sta bene”. Quanto alla frase in in cui l’azzurra si lascia scappare “è l’ultima partita con la nazionale”, il procuratore sottolinea che “è una cosa che fa parte dello sfogo e ha già ridimensionato nelle interviste. Ha ribadito che per lei è un onore vestire questa maglia e che non ce l’aveva con nessuno, è solo molto dispiaciuta perché quando non gioca bene viene sempre messa sotto accusa. E questo la ferisce. E’ un essere umano, e il suo è stato solo uno sfogo che finisce lì”. Sul fatto che si è sentita dire ‘perché fosse italiana’, il procuratore ha detto che non sapeva chi glielo avesse detto”.