Un nuovo, inaccettabile capitolo si aggiunge alla lunga vicenda di Chiara Poggi, vittima di un brutale femminicidio nel 2007. A quasi vent’anni dalla sua morte, la sua memoria e la dignità della sua famiglia vengono ancora una volta violentate: un soggetto ha messo in vendita online un video contenente le immagini dell’autopsia della giovane. Un gesto che il Garante per la Protezione dei Dati Personali ha definito una “lesione gravissima della dignità della vittima e dei suoi familiari”.

Con un provvedimento d’urgenza e adottato d’ufficio, l’Autorità ha disposto il blocco immediato del video, ribadendo il divieto assoluto alla diffusione di tale materiale, che non solo viola il rispetto dovuto a Chiara e ai suoi cari, ma contrasta apertamente con le norme sulla privacy e con le Regole deontologiche dei giornalisti. “Chiunque entri in possesso di tali immagini – si legge nella nota del Garante – è invitato ad astenersi dalla loro diffusione. La pubblicazione, anche parziale, rappresenterebbe un oltraggio gravissimo, considerando la violenza subita dalla vittima e le conseguenze umane per la sua famiglia.”

L’Autorità ha anche messo in guardia i media e i gestori di siti web: la divulgazione del video o di sue parti è illecita e comporterà sanzioni. “Ci riserviamo l’adozione di ulteriori provvedimenti, anche di carattere sanzionatorio”, ha precisato il Garante, segnalando la volontà di agire con determinazione contro qualsiasi tentativo di spettacolarizzazione morbosa della morte.

Questo ultimo episodio riapre ferite mai rimarginate. Il volto di Chiara Poggi è divenuto, negli anni, simbolo di una giustizia a tratti incerta, di una tragedia domestica senza senso, di una giovane vita spezzata nel cuore dell’estate italiana. Oggi, la sua immagine viene ancora una volta usata senza pietà, in nome di un profitto abietto e senza scrupoli.

In un’epoca in cui la tutela della dignità delle vittime dovrebbe essere una priorità condivisa da istituzioni, stampa e opinione pubblica, fatti del genere riportano l’attenzione su quanto sia ancora vulnerabile la memoria dei morti, specie se donne, specie se uccise con ferocia.

Non si tratta solo di un atto illecito. Si tratta di un insulto alla memoria, di una profanazione morale. È tempo che si tracci un limite chiaro tra il diritto all’informazione e il rispetto per le persone, vive o morte che siano. Chiara Poggi non può più difendersi. Tocca a noi farlo, collettivamente, ogni volta che la sua dignità viene calpestata.

L’auspicio è che questo vergognoso episodio serva almeno da monito: che la cronaca nera non diventi mai merce di consumo, e che la giustizia sappia intervenire con fermezza, anche in nome del rispetto umano.

N.B.

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