(Adnkronos) Già prima della pandemia i provvedimenti per contrastare il cambiamento climatico erano assolutamente in ritardo e lentissimi” ma adesso la situazione si è ulteriormente complicata. La transizione verde non si fa in una notte e abbiamo accumulato 15 anni di ritardi. La transizione verde non si fa in una notte. Abbiamo accumulato 15 anni di ritardi e adesso “con il terrore di rimanere a freddo vale di nuovo tutto. Questo mese (di guerra, ndr) ha distrutto 20 anni di politica e cultura ambientale perché si arriva sempre tardi e non si vuole mai fare la prevenzione”. Lo afferma Luca Mercalli, presidente della Società Meteorologica Italiana, meteorologo, climatologo e divulgatore scientifico che all’Adnkronos spiega quali sono gli impatti, che prima la pandemia e poi la guerra, stanno avendo sul già difficile percorso della transizione ecologica e sul clima.

Già prima della pandemia i provvedimenti per contrastare il cambiamento climatico erano assolutamente in ritardo e lentissimi”. La pandemia, però, paradossalmente, spiega Mercalli, non ha peggiorato il problema climatico: “Al di là dell’attenzione mediatica, il lockdown ha fatto consumare meno energia e nel 2020 le emissioni globali sono scese del 6%. Un vantaggio che però non abbiamo conservato e già nel 2021 tutto è tornato come prima”.

La guerra però sta ulteriormente peggiorando la situazione. Oltre alla perdita di vite umane, spiega Mercalli, “non dimentichiamo che quelle immagini di distruzione rappresentano anche un danno ambientale: abbiamo rifiuti, macerie, energia, metalli, tutto buttato via per uccidere persone. E in più cosa facciamo? Investiremo in spese militari togliendo risorse economiche a quello era il già difficile cammino della transizione ecologica. E’ una follia”.

Per Mercalli non si tratta di avere una scala delle priorità: “la guerra è un fatto tra uomini che se c’è la volontà si può interrompe. Con il clima è diverso, ed è molto peggio. Quando si gioca con le leggi fisiche dopo non si fermano più, con loro non c’è alcun negoziato. Il gioco è molto più pericoloso. E’ chiaro poi che se si decide di fare la guerra nucleare non abbiamo neanche più il problema del futuro del mondo, finisce tutto prima. Ma non dimentichiamo che anche la guerra nucleare è tutta nelle nostre mani”. Indipendenza energetica e riscaldamento globale, sottolinea Mercalli, “erano le due pressioni fondamentali per passare alle energie rinnovabili e lo stiamo dicendo dai primi anni 2000. Siamo in ritardo di almeno 15 anni. Purtroppo si inseguono sempre altri obiettivi e il primo è sempre quello di spendere poco”.

“Una volta si diceva che i pannelli solari costavano più del gas e per 15 anni abbiamo dormito. Adesso che con il gas ci siamo impiccati con le nostre mani si parla di pannelli solari e transizione energetica. Dovevamo iniziare 15 anni fa. L’Ue chiede la transizione energetica da 20 anni ma poi, alla fine, vincono sempre gli interessi del momento” spiega Mercalli che conclude: “E’ stata fatta un’azione di pesante ostruzionismo per mantenere rendite di posizione di chi aveva interesse a guadagnare mantenendo tutto inalterato”.

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