Da qualche giorno a questa parte a tutti coloro che usano WhatsApp come applicativo di messaggistica è comparso in ogni chat l’avviso che è stata introdotta la crittografia “end-to-end”. In sostanza da ora in avanti tutti i messaggi che due persone si inviano non saranno più accessibili a terzi come era prima, bensì potranno essere letti solo e soltanto da mittente e destinatario.
L’app fondata da Jan Koum e Brian Acton e acquistata da Mark Zuckerberg nel febbraio del 2014 ha quindi completato un progressivo processo di cifratura iniziato già due anni fa. “L’idea è semplice: quando mandi un messaggio, l’unica persona che può leggerlo è la persona o il gruppo cui è stato inviato. Nessun altro – dicono Koum e Acton – Non i criminali. Non gli hacker. Non i regimi oppressivi. Neanche noi. La crittografia end-to-end rende le comunicazioni su Whatsapp qualcosa di molto simile a un dialogo faccia a faccia”. In sostanza per il miliardo di utenti che usano WA non cambia nulla, dato che l’aggiornamento viene fatto in automatico dal sistema, ma c’è una privacy decisamente maggiore.
La decisione presa dal gruppo facente capo a Zuckerberg ha fatto molto rumore, dato il dibattito internazionale in corso sulla crittografia Apple, che nelle scorse settimane ha negato all’Fbi di decriptare l’Iphone appartenuto al killer della strage di San Bernardino negli States. Sia Koum che Zuckerberg si erano schierati con la casa di Cupertino, solidali con il collega Tim Cook e convinti della necessità di dover fornire ai propri utenti un alto grado di sicurezza e privacy. D’altro canto WhatsApp ha introdotto la cifratura “end-to-end” soprattutto per colmare il gap che la separava dalle app concorrenti come Telegram, già da anni provviste di questo sistema protettivo.
F.P.