Si comincia con una sigaretta, solo per darsi un tono con gli amici, e poi una dopo il caffè, dopo un pranzo al volo o per sostenere i ritmi frenetici del lavoro: e` così che, senza saperlo, il 23% della popolazione dell’Alto vicentino e` arrivato ad una vera e propria dipendenza, tale da sentire l’esigenza di rivolgersi ad un intervento specifico per evitare che il fumo prenda il sopravvento.

Sono stati circa 150 i tabagisti che, anche quest’anno,  per smettere di fumare si sono rivolti al Ser.T., divisi fra due gruppi di circa 50 utenti ciascuno, iscritti ai due corsi base, ed una cinquantina di utenze complesse, seguite da un ambulatorio di secondo livello.

Questo significa che il 12% delle persone che cercano aiuto nel servizio per uscire da una dipendenza lo fanno per non essere più schiavi del fumo.
Il tabagismo appare come una piaga grave nel nostro territorio fin dai primissimi anni , se e` vero che il 5,8% dei ragazzi di 11 anni ha già provato a fumare, percentuale che sale pericolosamente oltre il 55% all’età di 15 anni, e addirittura il 14,4 dei quindicenni risulta fumatore abituale.
L’Ulss 4 detiene, insieme alle Ulss 6, 10 e 18, un triste primato con un 30,2 dei giovani di 13 anni che hanno già fumato.
Se i numeri delle ragazze sono più bassi di quelli dei maschi, il trend dal 2002 ad oggi va verso l’equiparazione dei due sessi, con un numero sempre più alto di fumatrici precoci.
Tra i 25 ed i 44 anni la percentuale dei fumatori raggiunge il suo picco , con il 29% della popolazione che fuma. 
’Solo oltre i 45 anni i dati indicano una prima consapevolezza dei rischi che un fumatore corre, con un tentativo serio di smettere – spiega Lorenzo Rossetto, responsabile  del Ser.t. dell’Ulss4 – anche se negli ultimissimi corsi abbiamo avuto anche ventenni, magari spinti, non solo dal desiderio di controllare la propria dipendenza, ma anche da quello di aiutare un genitore, la cui salute risulta già compromessa.’
Si smette di fumare nel 39,8 per cento dei casi per problemi di salute, anche gravi, già sopraggiunti, mentre il 37% si e` reso conto dei danni del fumo prima di esserne costretto da una patologia.
Solo il 3,5 % dichiara di aver seguito i consigli preventivi del proprio medico, ed un altro 3,5% ammette che la scelta e` stata imposta dalla preoccupazione dei familiari.
Ma pesa anche la politica dei prezzi e dei divieti: e` il 4,5% degli utenti del Ser.T. che dichiara di non potersi più permettere un vizio così costoso, mentre l’1,8% e` stato incoraggiato nella sua scelta di salute dal fastidio di doversi allontanare dai locali pubblici per soddisfare il proprio bisogno di nicotina.
’Per la buona riuscita della disintossicazione dal tabacco e` essenziale la motivazione – spiega Rossetto – senza la quale non giovano ne` aiuti psicologici, ne` farmacologici, come la sigaretta elettronica, piuttosto che la nicotina transdermica, la nicotina in gomme da masticare, piuttosto che l’uso di farmaci che agiscono sui recettori cerebrali’
Il Ser.T. interviene per sviluppare e sostenere la motivazione del paziente con un percorso individualizzato, che mira soprattutto all’induzione di strategie comportamentali. ’Il bisogno di fumare e` spesso appoggiato a determinati rituali quotidiani, pertanto chi vuole smettere, deve innanzitutto cambiare le proprie abitudini – consiglia il medico – e trovare un contesto di interesse che sia efficace nello sviare il pensiero dal fumo’.
In questo aiutano gli interventi proposti con l’aiuto dell’Efav, associazione di ex-fumatori, come la passeggiata proposta a metà percorso di disintossicazione per aiutare gli utenti del servizio ad assaporare il piacere di respirare liberamente, che essi possono già riscoprire dopo essersi sforzati di astenersi dalla sigaretta per qualche settimana.
’Tra i nostri pazienti un buon 50% getta la spugna dopo il primo mese – spiega Rossetto – ma chi supera i primi due mesi ha già buone prospettive di riuscita, e a distanza di un anno la percentuale di successo si assesta intorno al 45%.’
Il rischio di ricadute e` elevatissimo, visto che il fumo e` una pratica sociale che scarsamente rispetta i non fumatori, ed il ricordo del piacere associato alla sigaretta può assalire un ex-fumatore in qualsiasi momento. Ma il lavoro del Ser.T. per prevenire questo rischio e` anche di tipo informativo, in modo da costruire una coscienza autonoma che protegga il soggetto dalle ricadute.
’Sono fiero di lavorare in questo contesto – conclude il direttore del Sert.T.- e devo dire che sento molto forte l’appoggio dei colleghi in corsia. Fortunatamente la nostra opera di sensibilizzazione della popolazione sta cominciando a dare i suoi frutti e chi prende la decisione di disintossicarsi prima dei 40 anni ha già ottime possibilità di non compromettere la propria salute in modo serio’.

Umberto D’Anna (foto dott.Rossetto di Teresa Dalle Carbonare)

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