Su 1.800 studenti di terza media, a meno di un mese dall’avvio delle iscrizioni solamente 1 su 2 aveva ben chiaro sia l’indirizzo sia l’istituto che avrebbe voluto frequentare. Per 1 adolescente su 5, le attività di orientamento organizzate dal proprio istituto sono state pressoché inesistenti. E per un altro 50% sono iniziate solo in quest’anno scolastico. È quanto emerge dai risultati di un sondaggio realizzato da Skuola.net, che ha intervistato 1.800 alunni di terza media, a tre settimane dal via della procedura di iscrizione. L’orientamento scolastico, quindi, sembra essere un punto di debolezza dell’intero sistema: solamente 3 studenti su 10 hanno affrontato la questione per tempo, già dalla seconda media, e solo il 40% ha trovato l’orientamento propostogli veramente utile a chiarirsi le idee. Mentre la restante parte lo ha bocciato parzialmente (44%) o totalmente (16%). Qualcosa di simile è avvenuto con il cosiddetto ‘consiglio orientativo’, che tutte le scuole sono tenute a fornire agli alunni: solo 1 su 3 dice di averlo preso come punto di partenza per capire dove iscriversi, mentre meno della metà (43%) lo ha giudicato inutilizzabile. Sempre meglio di quel 22% che non lo ha proprio ricevuto. Eppure oltre 3 intervistati su 4, infatti, sanno che il tipo di diploma superiore che andranno a ottenere condizionerà parecchio i propri sbocchi professionali. Per questo, circa un quarto (24%), nello scegliere l’indirizzo ha guardato soprattutto alla quantità di opportunità occupazionali o formative che potrebbe aprire dopo la maturità. Anche se la priorità rimane quella di far ‘incontrare’ studi e inclinazioni personali: per 1 su 3 sarà questo l’aspetto fondamentale nel condurre verso un determinato percorso scolastico.

Ma è corposa anche la rappresentanza di quanti chiedono alla scuola superiore di preparare al meglio all’università o di spianare la strada verso quanti più corsi di laurea differenti: la pensano così quasi 3 su 10. Appena 1 su 10, invece, immagina di rivolgersi verso il mondo del lavoro con il solo diploma in tasca. Al contrario, sempre restando su questo tema, oltre 8 su 10 continuano a ritenere che l’università sia quasi un passaggio obbligato per avere un futuro di successo. Ciò non vuol dire che si sottovaluti l’importanza che negli ultimi tempi stanno assumendo gli istituti tecnici e professionali, specie in ottica lavorativa. Infatti, gli studenti che al momento dell’indagine risultavano orientati verso un percorso liceale erano il 14% in meno rispetto a quanto si rilevava esattamente dodici mesi fa. Segno che, anche quest’anno, i licei potrebbero perdere qualche punto percentuale di gradimento? Presto per dirlo, ma gli indizi ci sono tutti. Un approccio che, guarda caso, sembra essere stato sostenuto più dalle convinzioni dei genitori che dei figli: solo il 28% di questi ultimi, infatti, considera l’istruzione liceale come la migliore in assoluto, laddove tra i grandi il dato schizza fino al 53%. Per fortuna, però, oggi solamente per 1 su 7 il parere di mamma e papà sarà inevitabile ai fini dell’iscrizione. Almeno sulla carta. Infatti è impossibile non notare una correlazione fortissima tra i titoli di studio presenti in famiglia e l’orientamento. Tra coloro che hanno almeno un genitore laureato, solo il 15% al momento valuta una scelta diversa dal liceo. All’estremo opposto, se in casa il titolo di studio più elevato non supera la terza media, sempre il 15% valuta la possibilità di una carriera liceale. Inutile dire quanto questo possa condizionare la mobilità sociale. La cosa che, invece, accomuna la maggior parte dei quasi 600.000 studenti chiamati a superare questo snodo fondamentale è la paura di non riuscire a trovare lavoro in futuro: già oggi è così per quasi 1 su 2. E oltre il 70% già mette in preventivo che la propria vita adulta potrebbe svilupparsi all’estero.

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