Salendo le interminabili scale che conducono al loro punto di incontro, in un alloggio degli ex Comboniani dove si riuniscono ogni martedì e giovedì sera,  l’impressione e` quella di staccarsi da qualcosa. E infatti e` una dimensione a noi inconsueta quella in cui si entra, attraverso l’ingresso simbolico di un giuramento di reciproco rispetto: uno spazio di ascolto.

Se prima mi ero fatto grande del mio ruolo e piccolo di diffidenza, ora raggiungo la mia dimensione normale di uomo.
Cosa che tanto normale non e` in un mondo che distingue per cultura, posizione sociale o per qualunque cosa uno abbia commesso in passato. Qui invece, tutti hanno pari dignità e vengono accettati e considerati allo stesso modo. Nessuno può essere giudicato o escluso. L’anonimato serve per accostarsi, inizialmente magari anche in maniera inconsapevole, a quell’umiltà che è la vera chiave dell’intero programma.
Un cerchio di sedie, un inafferrabile cerchio di storie.
Mi aspettavo di vedere solo persone anziane, mi trovo in una galleria di eta`diverse, ma tutte accomunate da una debolezza di fondo che ha creduto di trovare nell’alcol una stampella per sorreggersi, fino a farne un padrone prepotentemente alienante. E tutte queste persone, uniche ed irripetibili nel loro segreto, proprio a me decidono di aprirsi perché sentono di poter, attraverso la stampa, raggiungere altri compagni che dalle loro esperienze di vita potrebbero essere salvati.

Le storie

’Fra gli amici ero quello che reggeva meglio il vino – ricorda A. 55 anni – ero io che accompagnavo tutti a casa. Mi sentivo il piu` forte, in realta` gia` allora ero destinato a diventare alcolizzato’. 
Era la sua apparente superiorita` all’alcol che ne avrebbe fatto il suo schiavo, per quell’eterna sfida che e` diventata un’ossessione. ’Se bevevo stavo bene, ero in grado di lavorare, all’altezza dei miei compiti, ma se provavo a far senza, ecco la nausea ed il mal di stomaco, intollerabili, inesorabili.’
Poi un giorno, A. si e` reso conto di essere ’fuori uso’. E’ stato quando si e` accorto che tenere in braccio il suo bambino di pochi mesi  per lui era solo un fastidio. Qui, finalmente, la rottura.
’Mi sono affidato ad Alcolisti Anonimi come ad un potere superiore, e questa fiducia ha cancellato tutti i sintomi che provavo di solito alla prima astinenza. Che orgoglio venire di volta in volta a riferire i miei successi! Sentivo di riaffiorare gradualmente, di diventare di nuovo padrone della mia vita’
A. frequenta A.A. da 28 anni, ma quando gli chiedo se ormai non si sente abbastanza forte per camminare con le sue gambe, mi risponde che riesce a stare lontano dal bicchiere solo perche` ogni martedì e giovedì viene qui.
Storie di vita che, se pur dolorose, sono come una preghiera, perche` sono l’inizio di una rinascita.
’Bevevo per timidezza – racconta B. 42 anni – quando intorno a te gli altri sono al terzo bicchiere di alcolici e tu al terzo di aranciata, sei gia` fuori dallo spirito e dalle emozioni del gruppo. L’alcol mi rendeva piu` spigliato per agganciare una ragazza’. ’Se finito il primo bicchiere se ne cerca subito un altro – spiega B.- vuol dire che l’alcol e` diventato il tuo problema, ma non te ne rendi conto subito.’
C. 28 anni invece lo ha capito subito che stava andando alla deriva, ma dice di aver bevuto proprio con lo scopo di rovinarsi, per rabbia contro una vita che non riusciva ad accettare, un’alternativa alla roulette russa dell’incrocio attraversato a caso, perche` aveva deciso che non voleva arrivare a 18 anni. La vita , che non gli aveva detto mai la verita`, non meritava di essere amata, ma solo sfidata e spinta via da se’, come quel genitore con problemi, conosciuto tardi e mai accettato. 
E l’alcol e` un modo dolce per staccarsi dalla realta`, se non fosse che poi ti accorgi di aver trascorso anni ’annebbiati’, dei quali non ti sono rimasti neanche i ricordi. Giri e rigiri e non fai niente, e` un suicidio senza morte.
Per C. la preghiera della serenita` non ha ancora significato, perche` per pensarsi sereno deve tornare indietro a quando aveva 5, forse 6 anni.
‘Ma adesso ha imparato a convivere con il tormento senza soffocarlo nell’oblio e nell’ottundimento e gia` questo e` il principio della riconquista della sua dignita`.
D. 38 anni si e` lasciata andare senza accorgersene, ’cercando lo sballo in se`, per andare sempre al massimo, con un’ansia incredibile dentro, che solo l’alcol poteva nascondere’. In un ambiente lavorativo in cui l’alcol girava, solo troppo tardi si e` accorta di essere caduta nella sua trappola. ’La mia piu` grande paura non era quella di smettere, ma quella di guardare in faccia me stessa, di scoprire chi ero diventata’.
Gli effetti, devastanti e disumanizzanti: ’Quando penso alla sofferenza immensa che l’alcol provoca, mi sembra che non ricomincerei a bere, pero` questo lo dico oggi, di domani non mi sento di parlare’.
’Pensavo proprio che sarei morto bevendo, perche` non riuscivo piu`a liberarmi  – commenta E. 47 anni – Lavoravo per pagarmi da bere, vivevo pensando al prossimo bicchiere di liquore. La testa svuotata, incapace di reggere qualsiasi relazione. Ero sempre al bar in mezzo alla gente e sempre da solo.’
’Se si vuole riuscire a smettere – dice G. con convinzione – bisogna volerlo per se`, non per gli altri’, anche se, come aggiungono H. ed F., la presenza dei familiari che soffrono vicino a se`, soprattutto la vergogna che si legge negli occhi dei figli, puo` spingere a cominciare un percorso di disintossicazione.
Ma l’alcol e` un padrone duro.

 

Si entra per gioco, ma non è un gioco uscirne. I numeri
E` una trappola particolarmente pericolosa in Veneto. Secondo uno studio condotto dall’Osservatorio per il Nordest nel 2012, coloro che bevono alcolici settimanalmente – i bevitori frequenti – sono il 28% degli abitanti . Quelli occasionali , cioe` quanti consumano alcolici meno di una volta alla settimana, sono circa il 22%. Si beve vino, innanzitutto, preferito dal 64% del campione esaminato, seguito dalla birra, scelta da una persona su quattro, e dai superalcolici (4%). 
Allarme alcol , quindi, nel Veneto, dove si constata un aumento del numero dei consumatori di bevande alcoliche con tassi di prevalenza superiori a quelli nazionali, dei consumatori adolescenti e giovani di entrambi i sessi e con un forte aumento  dei comportamenti a rischio, come consumare alcol fuori dei pasti e delle ubriacature. Specialmente tra i giovani, cresce la pratica del “binge drinking”, ovvero l’assunzione cioè di 5 o più bevande alcoliche in un intervallo di tempo più o meno breve. In parole povere: sballarsi.
Diventa sempre più precoce inoltre l’età in cui si inizia a bere ed aumenta il numero di persone in carico ai servizi di alcologia delle strutture pubbliche del Veneto.
Uno spaccato di vita particolarmente doloroso, che i membri di Alcolisti anonimi cercano di affrontare  associandosi, con lo stesso spirito con cui nel 1935, Bill W., un agente di Borsa di Wall Street, alcolizzato, avvicino` un altro alcolista come lui, medico chirurgo, non per bere con lui, ma per restare sobri insieme.
Questa forse e` la grande intuizione della proposta di A.A.: far leva sulla gregarietà` dell’alcolista che anche nel vizio cerca sostegno e condivisione con l’altro, per innescare il circolo virtuoso della disintossicazione invece che quello vizioso della dipendenza.
Oggi Alcolisti Anonimi e` presente in oltre 160 paesi di tutti i continenti con piu` di 100000 gruppi di autoaiuto e milioni di alcolisti recuperati.

Gli Alcolisti Anonimi di Thiene

Nella sede di Thiene, aperta dal 31 marzo 1991 agli Ex , una media di 20 membri si incontrano ogni martedì` e giovedi` sera per sostenersi nel processo di disassuefazione dall’alcol.
Il primo passo e` avere l’umilta` di riconoscere di essere malati: capire che quello che si considerava un vizio, di cui vergognarsi, ma anche da negare perfino a se stessi, pensando di poter smettere una volta per tutte, e` in realta` una dipendenza vera e propria. Questo attenua i sensi di colpa dell’alcolista e lo dispone a rompere l’isolamento per condividere con altri le proprie esperienze. Si intraprende così quello che lo psicologo William James definisce un’esperienza ’progressivamente educativa’, cioè una graduale crescita nella conoscenza di se`, nell’eliminazione degli aspetti piu` conflittuali della propria personalità  e nel recupero delle relazioni.
Fino ad arrivare ad una graduale responsabilizzazione di ogni membro: ’Sento di dover portare una testimonianza, per aiutare tutti gli altri – spiega G. – e questo mi aiuta a non ricominciare a bere’. Il tutto nello spirito della preghiera per la serenità` e la pace interiore, che riconcilia ogni membro con la vita e con ’la sola autorita` ultima, un Dio di amore’, secondo le parole dello stesso fondatore.
L’anonimato e l’autonomia sono probabilmente le particolarità che hanno portato l’associazione a raggiungere così tante persone in tutto il mondo. 
’Qui mi sento veramente accolta – dichiara H.- Mi da` grande sollievo sapere che posso parlare liberamente senza venire mai interrotta – e` una delle regole del gruppo- e questo mi aiuta molto a farmi coraggio per tirare fuori dei ’rospi’ che altrimenti non riuscirei ad esternare con nessuno’.
I fallimenti ci sono, ma ognuno sa che puo` sempre tornare e trovera` la stessa comprensione per un nuovo tentativo; a chi ce l’ha fatta invece la soddisfazione di annunciare i traguardi raggiunti agli amici, che condivideranno la gioia con un applauso.

UmbertoD’Anna

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