Dallo spazio non si vedono le facce, ma l’angoscia sì, quella di avverte. Sabato scorso un satellite ha immortalato un nugolo di centinaia di persone ammassate attorno a un convoglio di aiuti nella parte sud di Gaza, tra macerie e polvere. Una macchia umana che racconta più di mille rapporti Onu, o delle parole che ormai perdono di senso nell’emergenza continua. E’ la foto della tragedia, della Striscia trasformata in un ventre vuoto.
La disperazione ha un prezzo altissimo. Palestinesi uccisi mentre cercavano un sacco di farina. Alcuni caduti sotto i colpi israeliani nei pochi centri di soccorso ancora attivi, altri colpiti mentre assaltavano i camion appena passati dal confine. Chi sopravvive spesso torna a mani vuote. Chi riesce a strappare un sacco o una scatola, a volte lo rivende al mercato: per alcuni è l’unica moneta di scambio rimasta. Lì, i prezzi sono fuori scala, ma per anziani e malati affrontare la mischia è impossibile.
L’immagine diffusa da Planet Labs mostra una dozzina di camion fagocitati dalla folla, a nord del Corridoio Morag, la striscia di terra che separa Khan Younis da Rafah e che l’esercito israeliano presidia. Nei video girati da terra, i mezzi sono irriconoscibili: solo tetti bianchi coperti da corpi che si arrampicano, mani che strappano scatole con la scritta “razioni alimentari”. Una fame così enorme che può essere vista anche dallo spazio.
