a cura di Fabrizio Carta,

dottore commercialista e revisore legale

Il più famoso e popolare è Alfred Pennyworth da Gotham City; poi c’è Lurch della famiglia Addams, Riff Raff di “The Rocky Horror”, ma anche il più rassicurante Ambrogio dei Ferrero Rocher. Il mio preferito rimane però Igor, o meglio, Aigor, di Frankenstein Junior.

Il maggiordomo, il colpevole. “È stato il maggiordomo!”, frase attribuita a Mary Roberts Rinehart nel suo “L’incubo”, rappresenta uno dei cliché più utilizzati dal giallo deduttivo, sfruttato più volte anche da Agata Christie nei suoi romanzi gialli. Maior domus, il servo principale della casa.

Ma adesso i tempi cambiano, e con i tempi cambiano pure i cliché.

Non arriva la CIG? Colpa dei commercialisti, afferma la giornalista Claudia Fusani in Tv, nonostante i dati Inps siano chiari nel dire che tutte le domande sono state accettate senza nessuno scarto e il ritardo nell’erogazione dipende da ben altre cause.

Le imprese vengono contattate dalla criminalità? Beh, per Roberto Saviano sono segnalate dai commercialisti, querela delle sigle sindacali permettendo.

Arrestano tre faccendieri vicini alla Lega coinvolti nell’inchiesta milanese Film commission? Sono tre commercialisti, non importa che due non siano iscritti a nessun albo ed il terzo sia sospeso. – “Perché, non posso dire che è stato il commercialista?”. – “ma Scillieri e Di Rubba non risultano iscritti né all’albo dei dottori commercialisti né in quello dei revisori legali”. – “Ah, no?”.

Pare che anche zio Michele da Avetrana abbia ritrattato la sua confessione ed abbia dichiarato: “Ha stato il mio commercialista!”.

I manuali di psicologia dicono che incolpare gli altri è una modalità pervasiva utilizzata per allontanare da sé le responsabilità ed ottenere in cambio attenzione e benefici, tipico dei narcisisti e dei manipolatori psicologici. Wayne Dyer scriveva: “Dare la colpa ad altri è un piccolo e pulito meccanismo che puoi usare ogni volta che non vuoi prenderti la responsabilità per qualcosa nella tua vita.”.

Ed oggi pare che sia diventato di moda incolpare il commercialista, che ha fatto un po’ la fine del maggiordomo, anche nelle mansioni purtroppo, visto che per svolgere la professione deve avere competenze di ogni tipo, da quelle economiche a quelle aziendalistiche, da quelle giuridiche a quelle tecnologiche, senza dimenticare quelle ragioneristiche, contabili e fiscali che da sempre caratterizzano la professione.

Solo per la fine di questo mese sono previste ben 270 scadenze (dati CGIA Mestre), ma tanto ci pensa il mio maggiord…ehm, il mio commercialista.

È evidente che il ruolo dei commercialisti è cruciale, sono parte integrante del tessuto economico del Sistema Paese e lo sostengono con la loro professionalità, forse è arrivato anche il momento di riconoscerne i meriti.

Anche il ministrello Gualtieri, dopo aver negato ogni tipo di supporto alla categoria (ricordiamo il suo “i professionisti sono persone”, con cui ha negato il contributo a fondo perduto a tutte le categorie professionali), solo di fronte alla minaccia di uno sciopero ha riconosciuto che i commercialisti italiani “hanno svolto un ruolo cruciale durante la pandemia, garantendo l’operatività degli strumenti di sostegno introdotti dal governo per l’emergenza Covid”, aprendo le porte a una concertazione su tutti i temi, dalla riforma fiscale alla semplificazione della normativa e degli adempimenti.

Lo sciopero, come da comunicato, era stato proposto all’unanimità da tutte le sigle sindacali di categoria (e poi revocato, a maggioranza) proprio a causa delle continue e persistenti lesioni alle prerogative professionali, che procurano grave danno all’attività svolta a favore dei contribuenti e del tessuto imprenditoriale del paese, oltre che dal clima di profonda frattura che si è instaurato tra il Governo ed i professionisti, che si è acuito nel periodo di forzata chiusura emergenziale, in cui tutti gli studi professionali hanno lavorato in silenzio fornendo ai propri clienti tutto il supporto necessario per districarsi “nella giungla normativa e burocratica, con regole che venivano preannunciate e subito modificate”.

La speranza è che con la disponibilità mostrata dal Mef possa aprirsi uno spiraglio per arrestare questa dissennata frenesia legislativa e snellire questa bulimica ipertrofia burocratica, miracolo che può avvenire solo con l’aiuto da parte di chi ogni giorno si scontra con le follie delle norme fiscali e tributarie e delle ancora più insensate interpretazioni da parte degli uffici, e finché le norme verranno scritte da chi non ha mai fatto un’ora di studio professionale, o peggio ancora, manco una fotocopia, questo non potrà avvenire.

La nave pare sia uscita dal porto, speriamo che arrivi a destinazione con il suo carico di semplificazione e riduzione degli adempimenti tributari, di rigida osservanza delle disposizioni dello Statuto del contribuente da parte degli uffici, di sistematica e formale consultazione della categoria negli iter di formazione delle norme.

 

Ad maiora!

Fabrizio Carta

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