Tra la ricerca del benessere mentale, stress lavorativo, contrasti intergenerazionali e ricerca di ambienti più flessibili e inclusivi, cresce tra i lavoratori il desiderio di ascolto tramite servizi aziendali di counseling digitale: il 57,4% dei lavoratori mostra interesse verso l’adozione in azienda di servizi di ascolto a distanza per discutere difficoltà personali e professionali. Il bisogno di momenti di confronto tramite colloqui è particolarmente sentito tra i più giovani, dove la disparità generazionale pesa maggiormente: il 56,6% ritiene di ricevere un trattamento meno favorevole rispetto ai colleghi più anziani. È quanto emerge dalla ricerca ‘Scenari Welfare’ di Issim, associazione apolitica e senza fini di lucro che opera nel settore del Welfare aziendale, realizzata in collaborazione con AstraRicerche. L’indagine, effettuata su un campione di oltre 800 lavoratori di azienda di età compresa tra i 18 e i 65 anni, fotografa lo status attuale del welfare in Italia. “Issim è da sempre accanto alle aziende, offrendo un modello di benessere che risponda alle evoluzioni del welfare- commenta Laura Bruno, la presidente di Issim- Con ‘Scenari Welfare’ abbiamo voluto indagare in profondità i bisogni dei lavoratori, con particolare attenzione alle trasformazioni che stanno ridisegnando il rapporto tra persone e aziende”. “L’ascolto digitale- ha aggiunto Roberta Barge, la direttrice di Issim- emerge come uno strumento strategico per comprendere meglio le aspettative, promuovere il bilanciamento vita-lavoro e costruire risposte personalizzate e inclusive. Il nostro obiettivo è promuovere un modello di welfare aziendale sempre più vicino alle persone, capace di generare benessere diffuso e valore condiviso”. In un contesto lavorativo in rapido cambiamento, assume un ruolo sempre più centrale il welfare aziendale, con una crescente sensibilità da parte dei lavoratori su tematiche complesse e importanti quali ascolto digitale, work-life balance, empowerment femminile, giovani in azienda e programmi De&I.
ASCOLTO DIGITALE
L’ascolto digitale è un tema fortemente attuale, la cui necessità è esplosa durante la pandemia da Covid-19. Il servizio di ascolto, nato come risposta a un’emergenza, si è rivelato utile anche nel contesto post-pandemico, soprattutto in un mondo del lavoro sempre più orientato verso il ‘full remote’. Il benessere mentale è la priorità più sentita tra i lavoratori (32,1%), seguito dai temi organizzativi (22%) e familiari (18,5%). Un altro dato rilevante riguarda la volontà espressa dal 42,9% dei lavoratori di poter partecipare a incontri online periodici – ad esempio ogni tre mesi – per confrontarsi e fare il punto sul proprio stato emotivo e lavorativo. Questo bisogno diffuso conferma quanto il counseling digitale non sia più solo un’opzione emergenziale, ma una risorsa concreta da integrare stabilmente nelle politiche aziendali di benessere.
GIOVANI IN AZIENDA
La disparità generazionale è un tema fortemente avvertito nel mondo del lavoro, e i dati lo confermano: il 56,6% dei lavoratori ritiene che i giovani siano spesso trattati in modo meno favorevole rispetto ai colleghi più anziani, una percezione particolarmente diffusa nella fascia tra i 18 e i 34 anni. Nonostante questa criticità, la presenza dei giovani in azienda è generalmente vista come una risorsa preziosa. Il 47,6% dei lavoratori riconosce nei più giovani una maggiore confidenza con l’uso della tecnologia, mentre il 29,7% apprezza il contributo che portano in termini di energia e clima positivo all’interno dell’azienda. Per rafforzare il legame tra aziende e nuove generazioni, uno degli strumenti ritenuti più efficaci è rappresentato dai momenti di ascolto, come i colloqui individuali e il supporto digitale. Il 59,3% dei lavoratori, infatti, indica proprio queste attività come fondamentali per costruire un dialogo più costruttivo e migliorare il rapporto con i colleghi.
WORK-LIFE BALANCE E BENESSERE
La conciliazione tra lavoro e vita privata resta una sfida per molti lavoratori italiani: solo il 13,1% dichiara di riuscirci senza difficoltà, mentre oltre la metà (54,9%) afferma di cavarsela abbastanza bene. Tuttavia, il sostegno delle aziende su questo fronte è percepito come insufficiente: solo il 40,7% dei lavoratori ritiene che ci sia un reale ascolto da parte delle direzioni aziendali, e appena l’8,4% lo definisce “molto presente”. Le principali fonti di disagio sono lo stress e la pressione legata alla gestione del tempo, con il 51,3% che lamenta difficoltà nel bilanciare lavoro e vita personale, aggravate da timori economici e incertezze sul futuro lavorativo. Inoltre, il 43,8% segnala una forte mancanza di tempo per sé e per la gestione familiare, e oltre un quarto accusa rigidità aziendali, difficoltà logistiche e reperibilità costante.
EMPOWERMENT FEMMINILE
La cultura dell’empowerment femminile risulta particolarmente radicata all’interno delle aziende multinazionali (47,6%) e delle grandi imprese (45,2%), mentre tende a essere meno diffusa nelle realtà di piccole e medie dimensioni. Dall’indagine emerge tra le lavoratrici una chiara consapevolezza sull’importanza di affrontare le disuguaglianze di genere, un tema che molte organizzazioni riconoscono come prioritario. Contrastare queste disparità è possibile anche attraverso azioni quotidiane e concrete, come favorire la flessibilità per le donne con carichi familiari, offrire percorsi strutturati di crescita e sviluppo professionale, incentivare un dialogo aperto all’interno dei team e attivare strumenti di ascolto continuo all’interno dell’organizzazione. DE&I – DIVERSITÀ, EQUITÀ E INCLUSIONE
Negli ultimi tempi, i programmi di Diversità, Equità e Inclusione (DE&I) sembrano essere passati in secondo piano nelle aziende italiane, complice anche l’influenza di alcune realtà internazionali – in particolare negli Stati Uniti – che hanno annunciato l’intenzione di ridurre o addirittura eliminare queste iniziative. Tuttavia, la percezione dei lavoratori è in gran parte divisiva: il 36,2% considera un errore abbandonare completamente i programmi De&I, mentre un altro 36,1% auspica un approccio più bilanciato, che eviti eccessi ma non ne cancelli l’importanza. Sebbene una parte della popolazione lavorativa (27,7%) ritenga che queste iniziative possano andare contro il principio del merito o che non siano realmente essenziali, la maggioranza (72,3%) continua a riconoscerne il valore. Questo dato evidenzia come il tema della diversità e dell’inclusione resti centrale per molti, anche in un contesto di crescente dibattito sul loro ruolo nelle organizzazioni.
