Dal 1° gennaio 2022 cambia tutto. Non solo non sarà più possibile pagare più di mille euro in contanti per qualsiasi tipo di acquisto, ma il negoziante che non accetterà un pagamento anche di un solo euro tramite POS, potrà essere sanzionato con 30 euro di multa più il 4% della transazione rifiutata.

Sono queste le novità che ci porta l’anno nuovo.

La stretta sul contante, introdotta dal vecchio governo Conte con il decreto fiscale legato alla legge di bilancio 2020, era stata pensata per dare un ulteriore sprone all’utilizzo delle modalità elettroniche di pagamento, in combinato con l’altra alzata d’ingegno del cashback e della lotteria degli scontrini, subito bocciati dal nuovo governo Draghi.

Ma la vera novità sarà proprio l’applicazione delle nuove sanzioni per la mancata accettazione di pagamenti effettuati con carte di debito e credito, che è stata introdotta con un emendamento alla legge di conversione del DL 152/2021, che contiene le disposizioni per l’attuazione dell’ormai famoso PNRR, Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Fino ad oggi la norma prevedeva sì l’obbligo per professionisti e negozianti di accettare pagamenti elettronici, ma tuttavia senza disporre alcuna sanzione amministrativa in caso d’inosservanza di tale obbligo.

In particolare, la nuova legge prevede che a partire dal 01/01/2022 la “mancata accettazione di pagamenti, di qualsiasi importo, tramite carte di pagamento, anche da parte dei liberi professionisti, sarà punita con la sanzione amministrativa di €. 30, aumentati del 4% del valore della transazione per la quale sia stata rifiutata l’accettazione del pagamento”.

Potranno rilevare le violazioni gli ufficiali e gli agenti di Polizia Giudiziaria, mentre l’Autorità competente a ricevere il rapporto relativo alle violazioni constatate sarà il Prefetto del luogo ove avviene la violazione; non è prevista l’applicazione di sanzioni in misura ridotta.

Come detto, inoltre, dal 1° gennaio anche la soglia per l’utilizzo del contante per tutte le operazioni effettuate tra soggetti diversi da banche, Poste o altri istituti di pagamento, passerà dall’attuale limite di euro 1.999,99 alla nuova soglia di euro 999,99.

Pertanto, tutti gli assegni bancari e postali emessi per importi pari o superiori a 1.000 euro dovranno recare l’indicazione del nome o della ragione sociale del beneficiario e la clausola di non trasferibilità, e saranno vietate l’apertura in qualunque forma di conti o libretti di risparmio in forma anonima o con intestazione fittizia e l’emissione di prodotti di moneta elettronica anonimi.

Sarà inoltre vietato utilizzare pagamenti artificiosamente frazionati, di valore unitario inferiore alla soglia, per trasferire importi superiori al predetto limite.

Non si può non osservare come le limitazioni all’utilizzo del contante, già in precedenza ridotte a 1.000 euro, non abbiano mai raggiunto i risultati sperati. Non per niente l’Italia continua a rimanere in Europa al venticinquesimo posto su ventisette per numero di transazioni pro capite con carte.

Ora, l’aggiunta dell’obbligo di accettare transazioni elettroniche senza alcun limite minimo non pare di certo essere una soluzione per la ripresa, visto che penalizzerà ancora una volta negozianti, professionisti e gestori, già provati dalla lunga crisi pandemica.

Forse bisogna iniziare a cercare la soluzione altrove e incominciare ad aiutare gli operatori economici sul serio, invece di provare le solite alchimie, che si rivelano sempre essere inutili palliativi.

Fabrizio Carta

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