Ieri sulla nostra testata giornalistica abbiamo parlato dei nuovi obblighi per le imprese di comunicare i loro titolari effettivi al nuovo registro istituito presso le camere di commercio.

In relazione al nostro articolo, la Camera di Commercio di Vicenza ha voluto fare delle precisazioni, che di seguito riportiamo, pubblichiamo, e replichiamo.

In relazione all’articolo “Titolare effettivo: quanto ci costa la burofollia” pubblicato sulla vostra testata, si precisa quanto segue.

Innanzitutto l’obbligo di comunicazione del titolare effettivo risponde ad una normativa europea.

Inoltre l’importo dei 30 euro non è dovuto ogni anno: una volta fatta la comunicazione iniziale, salvo cambi nella proprietà essa può essere annualmente confermata con una semplice comunicazione gratuita allegata al bilancio depositato in Camera di Commercio.

Infine, per quanto riguarda il tema della privacy il registro non sarà di pubblico dominio, ma a disposizione esclusiva delle Forze dell’Ordine e di quei professionisti che, in base alle normative, hanno la necessità o facoltà di verificare la titolarità delle società per la tutela dei cittadini.

Siamo oramai avvezzi al trito e ritrito “ce lo chiede l’Europa”, e la Camera di Commercio ce lo ricorda.

Quello su cui non siamo per niente d’accordo è il fatto che possa esistere “una semplice comunicazione gratuita”.

Il focus dell’articolo era proprio sul fatto che, se le aziende meglio strutturate per adempiere possono contare su un proprio ufficio amministrativo, le piccole realtà dovranno incaricare un professionista che predisponga la comunicazione e la invii alla camera di commercio per conto loro, con ulteriore aggravio di spese.

La camera di commercio, sui costi, ci rassicura dicendo che si risparmieranno le 30 euro all’anno. Per il resto, non penso che troverete un professionista che lo faccia gratuitamente per voi.

È proprio la frase “una semplice comunicazione gratuita” che conferma il concetto assurdo contro cui lottiamo ogni giorno.

Non esistono “semplici comunicazioni”, ma esistono decine e decine di comunicazioni, che tra di esse si sommano, si accavallano, si sovrappongono, complicando in modo insopportabile la vita alle imprese e ai professionisti.

Poi, si aggiunge il fatto che, qualsiasi “semplice comunicazione”, ha bisogno di sufficienti conoscenze e supporti tecnici e tecnologici.

Bisogna saper usare il pc, installare un software e imparare ad usarlo. Non tutti sono capaci di farlo, e non tutti, inoltre, sono disposti a farlo, o hanno un impiegato amministrativo che lo faccia per loro.

Il ciabattino, il serramentista, i piccoli imprenditori artigiani, al termine della propria pesante giornata lavorativa, il più delle volte non hanno nessuna voglia di fare adempimenti, né semplici né difficili, per cui dovranno affidare l’incarico a un professionista che lo faccia per loro, e pagarlo, perché nessuno lo farà “gratuitamente” per loro.

Per cui, una semplice comunicazione gratuita” è una chimera.

È soprattutto – un particolare che viene omesso nella replica dell’ufficio -, è che le comunicazioni, semplici o complesse che siano, hanno bisogno di un software che funzioni.

DIRE, il software delle Camere di Commercio messo a disposizione per la predisposizione e l’invio di queste comunicazioni, in questi giorni funziona a singhiozzo, e va in down per quasi l’intera giornata lavorativa, facendo diventare la “semplice comunicazione gratuita” un inferno burocratico.

Il tutto per un adempimento, che, anche se “ce lo chiede l’Europa”, a nostro parere, continua ad essere particolarmente inutile e ridondante, visto che la stragrande maggioranza delle aziende sta comunicando dati e informazioni di cui le camere di commercio e tutti gli altri enti citati dal comunicato stampa, sono già in possesso o hanno già nella loro disponibilità.

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